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Z come Zelda

Non è certo se sia stata Virginia Woolf ad affermare che dietro ad ogni uomo ci sia sempre una grande donna, quel che è certo è che questa idea ben si adatta alla figura di Zelda Sayre, moglie del grande Francis Scott Fitzgerald.


Ma fare riferimento a Zelda semplicemente come la moglie di colui che senza dubbio seppe meglio dipingere l’America dei ruggenti anni Venti, sarebbe certamente riduttivo.



Zelda fu una delle più note flapper girl cioè una giovane donna (da qui il termine flapper per indicare lo spostamento d’aria causato dagli uccelli che lasciano il nido) che osò assumere comportamenti tipicamente maschili, cosa abbastanza audace e inconsueta per l’epoca.


Per di più Zelda era una ragazza del sud – era nata infatti a Montgomery, in Alabama – e non ci si aspettava di certo che una ragazza del Sud fosse presente a tutti i balli che si tenevano in città, che amasse bere o fumare in pubblico, che i suoi baci fossero i più famosi della città.


Intervistata dal Metropolitan Magazine dichiarò:


«La Flapper iniziò a tenere i capelli a caschetto e a indossare i gioielli più ricercati e, armata di grandi quantità di coraggio e rossetto, entrò nel campo di battaglia. Flirtava per il puro piacere di farlo e indossava il costume intero per esaltare le proprie forme. Era consapevole che le cose che faceva erano le cose che aveva sempre desiderato di fare. Le madri biasimavano i figli, che portavano le Flapper a ballare, a bere il tè, a nuotare, ma soprattutto, vicino al cuore.»


Zelda fu per tutte queste ragioni spesso in conflitto con il padre, un noto e severo giudice di Montgomery, che non approvava il suo stile di vita, troppo sregolato per essere quello di una giovane donna.


Fu proprio ad un ballo del Country Club di Montgomery che conobbe Scott, luogotenente di istanza nelle vicinanze. Quel giovane, diversamente da tutti gli altri con cui aveva ballato quella sera, aveva catturato la sua attenzione. Era rimasta molto colpita dalla sua ambizione, dal suo desiderio di diventare famoso un giorno grazie alla sua scrittura. Scott, invece, aveva apprezzato la sua bellezza, la sua sfrontatezza, ma non sapeva ancora che Zelda sarebbe diventata la sua Musa.



In un’epistola Scott scrisse: “La amo e questo è l’inizio e la fine di ogni cosa”. Ma forse quello fu l’inizio e la fine di ogni cosa per Zelda. Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, “Di qua dal Paradiso” di cui Scott la rende protagonista, arriva il matrimonio, poi il trasferimento a New York. Sembra proprio che la fortuna sia dalla loro parte: i romanzi di Fitzgerald sono tra i più venduti e la nostra flapper girl continua ad esserne la protagonista. Nella Rosalind di “Di qua dal Paradiso”, nella Daisy del “Grande Gatsby”, nella Gloria di “Belli e Dannati” c’è qualche riflesso della bella Zelda.


Tuttavia Zelda non rappresenta solo la Musa di Scott, ma partecipa attivamente alla genesi delle sue opere che spesso riprendono direttamente o si ispirano ad alcuni pensieri da lei affidati ad un diario scomparso poco dopo il matrimonio.


Zelda, grande scrittrice, ma anche ballerina, rinuncia a tutto pur di inseguire il sogno newyorkese e l’amore. Ben presto però quello che sembrava destinato ad essere un sogno si tramuta in un incubo. Lo stile di vita sregolato conduce Scott all’alcolismo e il suo matrimonio sull’orlo del baratro. Dopo una diagnosi di schizofrenia, il marito la farà internare in una clinica psichiatrica in North Carolina dove morirà nel 1948 a causa di un incendio ivi scoppiato.


“Io non voglio vivere, io voglio prima amare, e incidentalmente vivere” aveva detto Zelda e infatti così era stato. La Musa aveva preso troppo spazio all’interno del suo matrimonio, il desiderio di raggiungere successi sempre maggiori aveva consumato Scott che era sempre più diverso dall’uomo che le aveva chiesto di ballare quella sera al Country Club di Montgomery.


Zelda, nota flapper girl, è stata una donna che ha amato ardentemente e ciecamente e questo suo amore l’ha divorata.


Articolo a cura di: Mariapia Crupi



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