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Vaccino anti-covid19: una scommessa politica?

La diffusione della pandemia da coronavirus ha reso necessario l’intervento degli Stati, affinché trovassero un espediente efficace per contrastarla: inizia così la corsa al vaccino, un intervento preventivo unico nel suo genere, volto ad assicurare l’immunità di fronte a malattie particolarmente diffuse e potenzialmente pericolose.


Se, in primo luogo, si tratta di vaccino come “espediente medico”, d’altro canto, però, è inevitabile rilevare l’incidenza politico-economica derivante nei vari Stati. Data l’esigenza di annientare rapidamente il virus, ciascuna azienda, a livello mondiale, si è adoperata per trovare la soluzione prima di tutte le altre.


Si è avviata così una vera e propria competizione, che ha visto protagoniste le grandi potenze mondiali – Usa, Russia, Cina – desiderose di assicurarsi il dominio incondizionato. Pechino vanta già cinque vaccini nazionali, tra questi quello di Sinopharm, efficace all’86% e già supporto per Paesi. Quanto alla Russia: possiede un prodotto già dallo scorso agosto, lo Sputnik – dal nome del primo satellite artificiale con il quale i Russi riuscirono a battere gli Usa nella corsa allo spazio nel 1957. Il governo degli Usa, invece, ha iniziato ad investire sul vaccino dall’inverno 2020. Il primo finanziamento, di circa 456 milioni di dollari, risale all’ormai lontano febbraio, quando l’epidemia stava serpeggiando silenziosamente. Sono stati conclusi diversi contratti con varie aziende, prima tra queste la Pfizer che, dopo aver prodotto e commercializzato ovunque il suo vaccino, in tempi brevi ha avuto evidenti ed immediati effetti sui mercati determinando un rialzo delle principali borse. Si attende anche l’arrivo di un altro farmaco proveniente dall’azienda Moderna, una vera e propria scommessa, garantita dai soldi pubblici, che hanno consentito di ridurre i tempi di sperimentazione.


Ciò che muove questo interesse è la fame di potere, che spinge a realizzare un’opera di propaganda per riuscire a lucrare quanto più possibile il consenso. Il rischio è uno: più veloce è la corsa, più elevata è la probabilità che, riducendo i tempi di sperimentazione, il risultato possa essere disastroso e controproducente. Difatti, è necessario un vaccino, ma non a qualsiasi costo. Dunque, per risolvere il problema, anzitutto è importante ridurre le pretese dei politici e allo stesso tempo instaurare un rapporto tra fondamento scientifico e trasparenza politica.


Nessuna decisione pubblica può giustificarsi unicamente sul piano tecnico-scientifico, senza trovare la base in un esplicito ragionamento normativo. La decisione politica deve essere efficace e, affinché questo avvenga, è necessario che si crei un rapporto di fiducia tra stato e cittadini. In che modo? Attraverso una comunicazione chiara e puntuale e un’organizzazione di campagne informative sui risultati delle sperimentazioni. La politica non deve essere un semplice braccio decisionale di dati scientifici, ma un mezzo per stabilire i beni comuni e le loro priorità nel rispetto della trasparenza.


L’obiettivo delle aziende che si stanno impegnando in questa campagna è realizzare una produzione che generi un’economia di scala. Il mercato dei vaccini, nelle società occidentali, secondo alcune stime riguarderà circa 1,9 miliardi di persone per un valore compreso tra 11-30 miliardi di dollari nella fase pandemica, ossia di vaccinazione di massa, e di 2-35 milioni nella fase endemica, cioè durante le vaccinazioni di routine che generalmente avvengono su non vaccinati e neonati. Tra fine 2020 e inizio 2021 hanno avuto inizio le prime produzioni di massa e si attende il miliardo di dosi entro il primo trimestre di questo anno. Il fine ultimo è passare, dunque, da semplici test clinici a una produzione di larga scala.


Quali sono i possibili ostacoli? Anzitutto, la capacità di equipaggiamento e stoccaggio, con rifornimento di freezer per la conservazione dei prodotti sia per gli ospedali che per i camion per il trasporto. In secondo luogo, decidere a chi devono essere somministrate le prime dosi e considerare che, per ogni persona, è prevista una seconda dose a distanza di due settimane. Perciò, è indispensabile una comunicazione agile e un coordinamento efficiente.


Quale sarà l’impatto economico? Se il valore del mercato, nei Paesi riforniti da produttori occidentali, dovesse arrivare a 30 miliardi in fase pandemica e fino a 25 miliardi annui in fase endemica, si raggiungeranno (per ogni singolo vaccino) i $10/20 negli Usa e i €5/15 in Europa e negli altri Paesi. Per quanto riguarda l’impatto dei vaccini a livello dei mercati, attualmente, le notizie sono positive ma, per il settore sanitario, è stato minimo, perché gli investitori non puntano sull’Healthcare in previsione della ripresa economica, ma scommettono su tech e titoli ciclici. Si dovrebbe pensare, forse, ad un altro tipo di strategia?


Articolo a cura di: Marica Cuppari



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