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Un referendum contraddittorio

Aggiornamento: 27 ott 2020

Tra taglio dei parlamentari e spaccatura sociale.


Un referendum contraddittorio - Il confronto quotidiano

Il recente referendum che ha interessato il nostro Paese, in merito alla riduzione del numero dei Parlamentari, ha visto la paradossale scissione della nostra società in due blocchi distinti: da un lato, i sostenitori di un SI, proveniente per lo più dalla classe over 50; dall’altro lato i sostenitori di un NO che, inaspettatamente, rappresenta la porzione più giovane della popolazione italiana.


Tra i numerosi aspetti che sono stati ripetutamente e analiticamente trattati nel corso di questi mesi è sicuramente sfuggito, agli occhi della critica, questo particolare tema che, se preso in considerazione, costituisce un importante oggetto di analisi. Ciò posto, sembrerebbe opportuno procedere ad un esame critico di questo punto fondamentale e capire quali siano state le ragioni che hanno portato ambedue i blocchi ad approcciarsi diversamente al suddetto referendum.


A primo impatto, la propensione verso un voto sfavorevole, non propenso alla riduzione del numero dei parlamentari, risulterebbe come un atteggiamento meramente conservatore, tipico di chi ha una certa esperienza e dunque facilmente attribuibile a una categoria adulta di persone. Il voto favorevole, invece, costituisce elemento di innovazione e quindi, in virtù dello spirito rivoluzionario, facilmente riconducibile alla classe a cui appartengono i più giovani della società.


Ciò che è avvenuto nel nostro caso, è, paradossalmente, l’esatto opposto. Dai numerosi sondaggi, infatti, è emerso come la maggior parte dei giovani sia stata frenata dalla paura di cambiare e abbia optato per il NO convinto, mentre gli over 50, probabilmente stanchi di un sistema politico ormai allo sbaraglio, abbiano cercato instancabilmente un rimedio propendendo verso il SI alla riforma.


Ma perché questo atteggiamento conservatore a favore della “casta”, ha riguardato, in questa occasione, proprio i più giovani?


Molte le motivazioni da questi addotte: anzitutto, la necessità di opporsi ad una legge, oggetto del referendum, che rispecchia a loro parere il movimento populista. Infatti, questa riforma, che dovrebbe esprimere il volere del popolo, semplicemente lo danneggia. Questo perché la stessa riforma tenta di risolvere due problemi che affliggono il nostro sistema, ma provando ad ovviare a questi in maniera alquanto spropositata: da un lato ritroviamo l’apparente elevato numero dei parlamentari che determina a sua volta l’inefficienza del loro operato, dall’altro lato, l’incompetenza di alcuni di essi.


Secondo i giovani non viene focalizzato il nucleo dei due problemi e pertanto si agisce drasticamente senza risolvere nulla, anzi, alimentando le incertezze. Infatti, l’inefficienza delle camere non è dovuta al numero dei parlamentari, bensì al fatto che esse detengano gli stessi poteri, pertanto bisognerebbe agire direttamente sul sistema bicamerale perfetto e non sui suoi membri. Riducendo il numero dei parlamentari, infatti, l’Italia risulterebbe il penultimo paese d’Europa ( dopo la Germania) per numero di rappresentanti proporzionati alla popolazione, facendo venir meno quella rappresentatività su cui si fonda l’intero sistema democratico.


Da qui si evince l’esigenza dei giovani di difendere la democrazia, mantenendo il sistema attuale che probabilmente garantisce maggiori sicurezze in una società che sotto tanti aspetti presenta diverse lacune. Inoltre, l’inefficienza dei parlamentari non sarebbe risolvibile attraverso una riforma, in quanto gli stessi sono espressione della volontà popolare, dunque è il popolo che incide sulla loro elezione ed è su di esso che si dovrebbe lavorare.


D’altro canto, una riforma del genere determinerebbe una riduzione dei costi della politica e quindi un certo risparmio che, in una situazione precaria come quella in cui si trova l’Italia, non potrebbe che portare agevolazioni. Inoltre, essa permetterebbe una maggiore partecipazione dei cittadini alla politica stessa, ottenendo la possibilità di proporre iniziative di legge che potrebbero essere deliberate direttamente dal parlamento.


Questo è ciò che smuove gli animi dei più grandi, dettati probabilmente dallo sconforto e dall’intolleranza verso la politica odierna. Gli adulti ritengono necessaria ed essenziale una riforma che possa in qualche modo risolvere questioni rimaste per troppo tempo nel dimenticatoio. Una riforma di questo genere ha origine negli anni novanta, di fatto però non è mai stata attuata, nonostante gli innumerevoli tentativi. Pertanto, chi conosce da tempo il nostro sistema, ritiene che una possibile vittoria del NO e una persistente passività di fronte a questa critica situazione non porterebbe alcun tipo di cambiamento e finirebbe nella totale degenerazione.


Questa è meramente un’analisi critica. Difatti, in seguito alla vittoria del SI, bisognerà attendere e valutare se effettivamente una tale riforma sia convenuta al nostro sistema, oppure se, di contro, i giovani ci avessero visto lontano.


Marica Cuppari




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