“Un amore”, nelle sue svariate forme
“Un amore”, il romanzo di Dino Buzzati pubblicato nel 1963, indaga sulla verità dell’amore, quello più carnale e travolgente.

Quello tra Antonio e Laide non è proprio un comune amore, di quelli preconfezionati che puntato al lieto fine. Lui è un uomo di mezza età e lei è una prostituta d’alto borgo. Milano, un po’ fredda e un po’ rumorosa, è il palcoscenico in cui si svolge questo dramma. Il denaro è il mezzo di comunicazione, lo strumento per comprare l’amore di Laide, banconota dopo banconota. Laide diventa la sua mantenuta perché Antonio non vuole che lei vada con altri uomini. Lui è innamorato come non lo è mai stato, è la sua Lolita, e pretende da lei affetto e sentimenti.
«Io le ho voluto bene sul serio».
«Bene sul serio? Semplicemente te ne eri ammalato, ne avevi bisogno, hai fatto di tutto per averla, in modo bestiale ma l’hai fatto. Ma la consideravi una disgrazia, è vero o no che la consideravi una disgrazia?»
«Era una disgrazia».
Laide, però, porta avanti le sue menzogne, le sue bugie dall’aspetto veritiero, è chiaro che Antonio dipende da lei e dai suoi capricci, nonostante sia lui a dominare attraverso, appunto, il denaro.
Una narrazione lineare, che scorre e avanza nella lenta attrazione e distruzione dei due personaggi, tra passione, tormenti, gelosia e scoraggiamento. Eppure, Antonio continua a rincorrere Laide, un ideale che ha accecato tanti personaggi, vedi Jay Gatsby, una proiezione inafferrabile da inseguire e fare propria.
Ma è, forse per questo, un amore minore? È una delle tante forme che può rivestire e, solo perché passionale o unilaterale, non vuol dire che sia meno importante.
“Un amore” è un romanzo, a volte crudo e tagliente, dedicato a chi è alla ricerca di un antidoto contro la morte, un amore ossessionato che toglie tutte le energie.
Articolo a cura di: Serena Votano