Tutto il mio folle amore: anche l’amore paterno conta
Tutto il mio folle amore è un film italiano del 2019 diretto da Gabriele Salvatores, liberamente ispirato al romanzo “Se ti abbraccio non avere paura” di Fulvio Ervas, che racconta la storia vera di un padre e un figlio legati da un rapporto molto profondo.

Andrea Antonello nasce nel 1993 a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, e vive una vita pressoché normale in un’ordinaria famiglia italiana, se non fosse che all’età di due anni gli viene diagnosticato l’autismo, che arriva come un fulmine a ciel sereno nelle vite dei familiari.
Il padre, intervistato da Il Giornale, ha confessato: “abbiamo pianto molto. In famiglia ci siamo disperati tanto, forse troppo. A un certo punto è scattata una molla. Ci siamo detti: o continuiamo a piangere o ci diamo da fare. E abbiamo scelto di darci da fare”.
E proprio questo spirito di iniziativa e il grande coraggio che contraddistingue questo padre, lo spinge a fare una scelta d’amore: Franco Antonello era un imprenditore nel settore della comunicazione, ma presto abbandona tutto per dedicarsi a suo figlio e a tutti i bambini e le bambine colpiti dalla stessa patologia, dando vita alla fondazione “I bambini delle fate”.
Ma Franco raggiunge davvero l’attenzione mediatica solo quando intraprende nel 2010 un viaggio di tre mesi in sella ad una moto lungo tutto il Sud America, con suo figlio Andrea sempre abbracciato a lui sulla moto.
Non si tratta di un semplice viaggio di piacere o una trovata mediatica, ma di una dimostrazione a tutta l’Italia e al mondo che si può fare: che la disabilità non è solo un ostacolo, e che al di là di tutto, Franco e Andrea rimangono semplicemente un padre e un figlio che si amano tanto.
La trasposizione cinematografica stravolge le dinamiche familiari, cambia i nomi, parte da premesse forse ancora più complicate - in cui il padre è stato a lungo assente nella vita del figlio -. Ma il cuore del film è sempre lo stesso: il viaggio alla scoperta di un rapporto padre-figlio che troppo spesso e troppo a lungo è stato ignorato e messo da parte nella cultura machista italiana.
Insomma le premesse sono sicuramente affascinanti e piuttosto inesplorate, se ci aggiungiamo una performance toccante dei due attori protagonisti Giulio Pranno e Claudio Santamaria e una fotografia che aggiunge un'atmosfera quasi sognante alla pellicola, vi consiglio sicuramente di dare un’occhiata a questo film.
Descrivendo il figlio in una sua raccolta di scritti Franco afferma “Andrea sconvolge piani e aiuta a guarire da egoismo".
Articolo a cura di: Arianna Roetta