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They don't care about us: dal 1996 a oggi

Da definizione, la brutalità della polizia è l'uso della forza eccessivo o non necessario da parte del personale affiliato alle funzioni di polizia quando si tratta di sospetti e civili. Negli ultimi tre anni, e ancor di più dall'omicidio di George Floyd del 25 maggio 2020, soprattutto in America, questo tema è diventato fuoco ardente nel cuore di sempre più persone. Accompagnata dal ritorno in scena del movimento Black Lives Matter, la rabbia nei confronti dell'ingiustizia della polizia e la sensazione di impotenza che ne deriva si sono diffuse a macchia d'olio, di fronte a episodi di razzismo e violenza che non cessano di presentarsi.



Venticinque anni fa, Michael Jackson pubblicava “They don't care about us", canzone che raggiunse le Top Ten di moltissimi Paesi e che scatenò polemiche per la sua natura violenta e per i suoi presunti messaggi nascosti. Ad accompagnarla, ben due videoclip: quello ufficiale fu girato all'interno di un carcere, il che agitò non poche critiche. Nel secondo, Jackson cammina per le strade di San Salvador de Bahia, in Brasile, tra abusi dei diritti umani e folle in musica.



In questa canzone, l'artista non si trattiene ed esprime tutto il suo disgusto e la sua rabbia nei confronti di un tema che anche nel 1996 era ben presente, evocando le figure di Roosevelt e Martin Luther King come simboli degli ideali di libertà e grandezza sui quali la società Americana si fonda. Il suo è un grido di rivolta ad una società intera, che si fonda su principi di potere e denaro e che ha perso di vista il significato di umanità. Inoltre, si scaglia contro un sistema corrotto la cui diffusione continua di falsa informazione lo ha portato alla repressione, nonché alla depressione, e si fa portatore di un messaggio di profonda paura da parte delle minoranze e dei più deboli, pur non facendone totalmente parte lui stesso.


Michael Jackson è così: si immedesima nelle voci dei più piccoli, dei disadattati ed emarginati con una sensibilità incommensurabile, cercando di diffondere un messaggio di amore e tolleranza opposto all'astio e alla frustrazione. Durante la sua vita, la lotta contro l'ingiustizia fa da protagonista in tutta la sua arte. Lo vediamo in testi come “The Earth Song", in cui esorta tutti a trattare con benevolenza la nostra madre Terra che sta piano piano cedendo al peso dell'uomo; o “Leave Me Alone", nella quale prega i tabloids e i media di smetterla di farsi gli affari suoi; o ancora, in “Heal the World”, esprime nuovamente l'urgenza di rendere questo mondo un posto migliore.



Sono passati venticinque anni da queste canzoni e una riflessione sorge spontanea: cambieremo mai?


Articolo a cura di: Bianca Petrucci



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