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Test antidroga ai parlamentari

Nei giorni scorsi, la ministra delle Politiche giovanili con delega alla lotta agli stupefacenti, Fabiana Dadone, ha avanzato la proposta di un test antidroga a cui tutti i parlamentari dovrebbero sottoporsi per dare un “segnale di coerenza ai giovani” contro le droghe.



Polemiche già erano nate dopo che il Presidente del Consiglio Draghi aveva scelto la ministra Dadone per lottare contro gli stupefacenti, dato che la suddetta è fortemente nota per le sue posizioni antiproibizioniste. In particolare, dalla destra è stata osteggiata questa delega proprio perché la Dadone ha da sempre espresso il suo favore alla legalizzazione della cannabis – in linea con il M5S di cui la stessa è membro.


La Dadone rispondeva alle polemiche affermando la sua totale estraneità all’uso di droghe e lanciando la provocazione alla destra di sottoporre i loro parlamentari al test antidroga, per dimostrare anche la loro estraneità al mondo delle droghe. La domanda da porci è: sarebbe mai possibile legalmente imporre un test antidroga ai parlamentari?


Per provare a dare una risposta, sembra utile provare a fare riferimento alle normative attuali sui test antidroga effettuati nei posti di lavoro.


La norma generale di riferimento il cd. Statuto deli Lavoratori approvato con la legge 20 maggio 1970, n.300. Lo statuto vieta ogni attività di controllo effettuato dal datore di lavoro nei confronti dei lavoratori che abbia ad oggetto la loro salute. L’unico caso in cui il datore di lavoro può richiedere un controllo medico si verifica in caso di assenza per malattia del lavoratore: in tale caso, il datore di lavoro può invitare l’Inps ad effettuare una visita fiscale allo scopo di verificare la permanenza in casa durante le ore in cui il dipendente dovrebbe essere sul posto di lavoro.


Inoltre, dato che il datore di lavoro nel nostro ordinamento è responsabile della salute nonché della sicurezza dei dipendenti, allora vi è l’obbligo di nominare il c.d. medico aziendale. Il medico aziendale può effettuare visite di controllo sulla salute dei dipendenti e sulla loro idoneità psico-fisica ad eventuali mansioni particolari. Di conseguenza i lavoratori hanno l’obbligo di sottoporsi a tali controlli per tutela di sé stessi, ma soprattutto dei colleghi.


Ma, veniamo a noi: il medico aziendale può ritenere opportuno effettuare dei test antidroga. Di solito tali test antidroga vengono effettuati nei casi in cui il rischio di infortuni sul lavoro o pericolo per terzi soggetti è molto alto, ad es. gli autisti di veicoli per trasporto di persone, macchinista ferroviario, pilota di aereo ecc.


Addirittura, in questi tipi di lavoro, il test antidroga potrà essere effettuato anche a sorpresa sul posto di lavoro, durante il turno, per verificare se i lavoratori assumono sostanze stupefacenti, così da mettere potenzialmente in pericolo sé stessi e terzi.


Appare molto chiara la ratio della norma: solo in ipotesi di lavoro altamente rischioso o dove si ha contatto con la sicurezza di terzi utenti, il dipendente potrà essere obbligato a sottoporsi a test antidroga. Di conseguenza, ove non ricorrano tali presupposti, non si può essere obbligati a sottoporsi al test antidroga. Inoltre, i parlamentari non sono lavoratori dipendenti, in quanto non sono sottoposti ad un datore di lavoro, né tantomeno esiste in Parlamento la figura del medico aziendale. Infine, non sembra che per gli elettori sia una priorità rendere obbligatorio il test antidroga per i Parlamentari.


In conclusione, si potrebbe dire che forse sarebbe meglio evitare di lanciare nel dibattito mediatico armi di distrAzione di massa per confondere il popolo sulle priorità necessarie, affinché si verifichi la nostra completa civilizzazione.


Articolo a cura di: Andrea Battaglia



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