Superlega, la svolta epocale del calcio moderno
Nell’ultimo mese l’assetto del calcio europeo ha rischiato di essere completamente rivoluzionato per via di un’idea apparentemente nata dall’ombra, ma destinata a rimanere sotto i riflettori ancora per molto.
Ma in cosa consiste questa creazione ex nihilo? La Superlega avrebbe dovuto essere una nuova competizione formata inizialmente da 12 club, i cosiddetti “fondatori”, a cui sarebbe garantito l’accesso a prescindere dal merito sportivo. Le dodici squadre in questione sono Liverpool, Manchester United, Arsenal, Tottenham, Manchester City, Chelsea, Barcellona, Real Madrid, Atletico Madrid, Inter, Milan e Juventus. Il format prevedeva che a questi si aggiungessero altri 3 club “fondatori”, per un totale di 15, e altre 5 squadre a rotazione, invitate o ammesse alla competizione. A questo punto le squadre sarebbero state divise in due gironi da 10 squadre in una sorta di minicampionato, con partite nel bel mezzo della settimana (proprio come l’attuale Champions League).

L’ammontare delle partite ha fatto certamente discutere, perché per poter competere in un torneo dove a partecipare sono i top club c’è bisogno di un massiccio turnover nei campionati nazionali.
Coloro che appoggiano il progetto Superlega sostengono che lo spettacolo crescerebbe in maniera esponenziale. Quasi ogni settimana si fronteggerebbero le più forti squadre europee e poco interessa non vedere giocare i top player contro delle squadre neopromosse. La Superlega ha creato per qualche giorno un profondo spartiacque tra tifosi di squadre provinciali e tifosi di club storici.
Uno dei motivi per cui l’idea è stata aspramente criticata è la totale devozione all’introito. Difatti la Superlega nasce principalmente per questo, figlia della crisi economica che ha investito il calcio durante questa pandemia. Secondo le stime, il progetto avrebbe raggiunto un tesoretto di 3 miliardi e mezzo di euro solo grazie all’appoggio di una famosa banca statunitense, la JP Morgan. A questi si aggiungerebbero gli incassi derivati dai diritti tv…Molti se consideriamo che le dodici squadre sono fra le più tifate al mondo. È necessario anche considerare, per comprendere realmente la convenienza, che la Superlega nasce come progetto totalmente distaccato dalla supervisione della Fifa e della Uefa e ciò avrebbe potuto garantire maggiore autonomia e flessibilità alle società. Si andava così delineando un paradiso dei grandi interessi, in cui non più le federazioni, ma le società sarebbero state uniche protagoniste.
La crisi economica ha messo, però, in ginocchio anche le piccole squadre, che da un momento all’altro si sono ritrovate escluse, confinate e con la possibilità che il divario con le grandi squadre potesse crescere a dismisura. L’unione dei top club in questa competizione è stata descritta da molti come un circolo finanziario che si autoalimenta, mettendo di fatto da parte ogni realtà più piccola. Ed ecco perché dure sono state le prese di posizione da parte di Uefa e Fifa, che hanno considerato inammissibile un progetto del genere. E molteplici, per quanto è trapelato dalla stampa, le minacce di esclusione dai principali campionati europei. La Uefa, dopo giorni di duro lavoro, è riuscita a scendere a compromessi con nove dei dodici club fondatori, decretando così la prematura fine della Superlega.
I team saranno soggetti ad un’ammenda e ad una trattenuta del 5% sui ricavi che avrebbero ricevuto dalle competizioni europee. Nel patto stipulato è inoltre prevista un’ulteriore sanzione nel caso in cui i club decidessero di partecipare ad un’altra competizione “non autorizzata”. Dagli accordi rimangono esclusi Real Madrid, Juventus e Barcellona. Negli ultimi giorni il presidente della Fifa Gianni Infantino, pur ribadendo il totale appoggio alla Uefa, ha comunicato quella che sembra una maggiore apertura al dialogo.
Le critiche sono arrivate non solo dagli addetti ai lavori, ma più in generale dal mondo del calcio e addirittura dalla politica. La Commissione Europea si è espressa a sfavore, così come il Presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha sottolineato l’importanza di preservare le competizioni nazionali. L’amministratore delegato del Sassuolo, Giovanni Carnevali, ha dichiarato che se il progetto fosse proseguito, le piccole squadre avrebbero potuto chiedere prezzi più alti per i propri calciatori come naturale contromisura.
E ancora, il calciatore Ander Herrera ha twittato: “Mi sono innamorato del calcio popolare, del calcio dei tifosi, con il sogno di vedere la squadra del mio cuore sfidare i più grandi. Se questo progetto della Superlega proseguirà, questo sogno è destinato a finire. Il desiderio dei tifosi delle squadre che non sono ai vertici di vedere i loro team battere sul campo i più grandi, è spento”. Un giornalista non avrebbe potuto trovare parole migliori per sintetizzare.
Articolo a cura di: Mattia Vitale