Suicidi da coronavirus. Isolamento, crisi economica e violenze: ondata mondiale di suicidi
La situazione che il mondo sta affrontando è senza precedenti e sono sconosciuti gli effetti a lungo termine di questa pandemia, ma, dopo un anno di crisi sanitaria, possiamo già stabilire alcune conseguenze che vanno oltre le perdite registrate.

Da tutte le parti, abbiamo sentito parlare del carattere democratico del virus – che colpisce tutti indiscriminatamente: purtroppo, o per fortuna, non è esattamente così. Ditelo ai ceti più svantaggiati, alle minoranze, alle donne vittime di femminicidio, agli immunodepressi, a coloro che si vedono costretti a scegliere se lavorare o accudire i propri figli – specialmente donne per la cronaca – o ancora a coloro che, semplicemente, non hanno scelta e il lavoro lo perdono; ditelo a queste persone che la pandemia è democratica, che non fa differenze di genere, razza o classe.
Qui non si tratta solo di chi muore di covid-19 (stime comunque più alte per le fasce più povere della popolazione) ma, anche, di chi muore di fame, di isolamento, di frustrazione.
In Italia, in genere, dieci persone al giorno si tolgono la vita: nel 2020 l’Istituto Superiore di Sanità italiano registra un impennata dei suicidi, in Italia e globalmente, ed elenca le seguenti fra le principali cause di questo improvviso aumento:
Distanziamento sociale = L’idea che l’uomo sia un animale sociale è alla base della riflessione sociologica. Privato della relazione con l’altro, l’uomo si annichilisce.
Consumo di alcol = È documentato che aumenti nei periodi di crisi, specialmente nei consumatori a rischio.
Violenza domestica = Aumenta con il confinamento a casa ed eventuali problemi economici.
Restrizione delle libertà personali = Molti partiti hanno giocato su questo fattore, al grido di “dittatura sanitaria”, alimentando così la frustrazione e la rabbia della popolazione.
Paura del contagio, cioè di essere positivi al COVID-19, ma anche di infettare i propri cari.
Stress e burnout per medici e operatori sanitari.
Riduzione dei servizi dedicati alla prevenzione e cura del disagio mentale e del suicidio.
Crisi economica = La crisi sanitaria ha ampliato il divario tra ricchi e poveri, con il conseguente aumento di disoccupazione e precarietà e riduzione del reddito pro capite.
Ma torniamo al primo punto: Isolamento sociale.
Che l’isolamento provochi depressione negli esseri umani non è una novità. Il sociologo Émile Durkheim ne Il suicidio: studio di sociologia, del 1897 parla proprio di come alcuni eventi, che consideriamo profondamente individuali, abbiano forti componenti sociali. Piuttosto che il risultato di malattie individuali, Durkheim ipotizza che il suicidio abbia cause sociali.
Analizzando le statistiche dei tassi di suicidio in diversi gruppi sociali, in diversi paesi e durante un ampio lasso di tempo, il sociologo nota che le differenze non si registrano tanto da una nazione all’altra, quanto fra diversi gruppi interni ad una stessa nazione. Inoltre, dai dati emerge che vi è una prevalenza di suicidi tra le comunità protestanti, piuttosto che tra quelle cattoliche: secondo Durkheim sarebbe semplicistico tracciare una linea di causalità diretta tra religione e tendenza al suicidio, ma la causa è da ricercare nella quantità e qualità di legami stabiliti all’interno delle due comunità religiose. Infatti, a fine ‘800, nei gruppi cattolici vi era un forte senso di appartenenza, grazie alla presenza di comunità fortemente integrate che fornivano supporto; al contrario, la cultura protestante si muoveva più sull’importanza del singolo.
A queste osservazioni, il sociologo aggiunge altri fattori sociali che ha osservato essere determinanti per i tassi di suicidio: questi si innalzano, ad esempio, in presenza di improvvisi cambiamenti economici, mentre diminuiscono nei periodi di guerra.
Quindi, le ricerche di Durkheim furono le prime a dimostrare che gli individui, che si sentono isolati dalla comunità sociale, sono più vulnerabili al suicidio e la solidarietà sociale è l’elemento fondamentale per determinare la qualità di vita di ciascuno di noi.
Date queste premesse, possiamo perfettamente comprendere perché il covid-19 stia rovinando molte più vite di quelle dichiarate ogni giorno nei telegiornali del mondo. E allora smettiamola di dire che il virus è democratico: perché non si tratta di democrazia, ma di una dittatura sanguinaria e, come in tutti gli autoritarismi, l’unico modo per il popolo di sopravvivere, è restare uniti. La solidarietà non può salvare tutti, ma di certo può togliere qualche nome dall'invisibile statistica dei suicidi da coronavirus.
Articolo a cura di: Arianna Roetta
Fonti
https://www.epicentro.iss.it/mentale/giornata-suicidi-2020-fenomeno-suicidario-italia