SpaceX sulla Luna: ci interessa che sia una donna?
Il 25 maggio si celebrano i 60 anni dalla dichiarazione da parte di John Kennedy dell’obiettivo nazionale di fare atterrare un uomo sulla Luna entro la fine del decennio. E sappiamo tutti com’è andata. Il 16 luglio 1969, Neil Armstrong e Buzz Aldrin furono lanciati nello spazio e qualche ora più tardi Armstrong si aggiudicò il titolo di primo uomo a mettere piede sulla Luna.
Ci è sembrato, e ci sembra tutt’ora, tutto molto affascinante: un essere umano che riesce ad esplorare un satellite che non ha le caratteristiche per ospitare la vita umana. E’ un progresso ineguagliabile per la nostra specie. Ciò che non sapevamo è che, qualche generazione più tardi, quello che avrebbe suscitato più interesse ancora sarebbe stato: adesso non sarebbe figo se mandassimo la prima donna sulla Luna? E poi, perché non il primo uomo “di colore”?

Infatti, la Nasa ha scelto l’azienda di Elon Musk, SpaceX, per far atterrare la prima donna sulla Luna, missione prevista per il 2024. E insomma, se Elon Musk fa qualsiasi cosa, è interessante informarvisi, quindi ho deciso di cercare qualche informazione sul web, più precisamente in un portale online dedicato allo Spazio. Da questa frase, il mio shock: “L’arrivo della prima donna, osserva la Nasa, sarà solo il primo passo verso un cambiamento che prevede di portare presto sulla superficie del nostro satellite anche la prima persona di colore.”
Lo ammetto, da voler approfondire questo nuovo traguardo raggiunto dal genere femminile, perché è un traguardo e non v’è dubbio, sono passata a riflettere sul perché dovrebbe essere tanto importante, nel veicolare un’informazione, sottolineare il genere di chi affronterà questa nuova missione sulla Luna. Quando, ormai è anche scontato: se un’informazione riguarda un uomo, l’accento non è mai sul suo genere. Perché, insomma, il punto principale dell’informazione a riguardo è che a farlo sarà una donna.
“Sembra incredibile!” Mi sembra quasi che il messaggio che vi si cela sia: è incredibile che queste caratteristiche, di genere ed etnia, in un essere umano rendano possibile un tale interesse professionale, sforzo fisico, raggiungimento sociale. E, inutile dirlo ma forse non troppo, non è incredibile per niente. Non è incredibile che una donna faccia l’astronauta e non c’è un limite di melanina per l’ingresso nello Spazio.
Attenzione, il punto non è che le intenzioni di chi trasmette questa notizia in questo modo siano malevole. Il problema sta nel modo in cui la nostra società ci fa fare informazione. Questo fatto è, ahimè, davvero rivoluzionario, ed è giusto parlarne perché anni fa queste cose non potevano succedere, è un dato di fatto. Ma ciò non toglie che frasi di questo tipo siano molto tristi. Ci stiamo evolvendo, certe distinzioni non sono più necessarie se vogliamo continuare a crescere, ed è altamente retrogrado determinare che, magari chissà, un giorno anche una persona “di colore” (come se il bianco fosse la base e il resto fosse diverso, ma questo è un altro discorso) compirà un viaggio tanto sbalorditivo, come a voler essere un regalo che le facciamo noi, razza bianca sovrana.
Articolo a cura di: Bianca Petrucci