Social World Film Festival, intervista esclusiva a Luka Peroš
"Marsiglia de La casa di carta mi somiglia molto"

Luka Peroš è stato ospite alla X edizione del Social World Film Festival, svolta presso il Castello Giusso di Vico Equense dal 6 all'11 ottobre 2020. Lui è noto al grande pubblico per aver interpretato Marsiglia nella fortunata serie originale Netflix "La casa di carta" e per le sue abili doti da doppiatore.
Conosciamolo meglio tramite l'intervista esclusiva che ha rilasciato ai nostri microfoni.
Quali sono le difficoltà, in generale, che affronta un attore sul set e quali sono state le tue? Racconti una delle scene più difficili da girare nei vari set, tra cui quello della Casa di Carta.
"È sempre difficile quando si prende un nuovo ruolo, adattarsi alla scena, al personaggio, ad entrarci dentro. Ho riscontrato delle difficoltà nel girare delle scene della quarta stagione, in quanto Madrid era molto fredda. Mi svegliavo alle 5 del mattino e dovevamo girare a lungo, entrare e uscire dalle zone di riprese, quindi è stato molto difficile per una questione personale".
Cosa apprezzi di Marsiglia, ruolo che hai interpretato ne "La casa di carta?"
"L’ho apprezzato molto per l’umanità, ovviamente mi avvicina molto anche l’amore per gli animali e per il personaggio complesso e nelle battaglie varie il personaggio mi somiglia molto".
Sei anche un doppiatore. Hai doppiato Marsiglia in varie lingue, ne parli 6 fluentemente. È un’arma in più nel cinema e nel doppiaggio? Permette di avere più opportunità?
"Ha funzionato bene per il personaggio di Marsiglia perché lui era uno straniero che si trovava in Spagna, quindi con le lingue con la quale sono meno fluente, meno vicino, ha funzionato bene. Con l'inglese e con il tedesco che parlo bene, ho dovuto regredire per rendere il tutto credibile. Credo che sì, mi dia delle opportunità in più rispetto ad altri".
Hai lavorato ad un film molto importante come "Il fotografo di Mauthausen". Com’è stato lavorare in un set con un’atmosfera così atroce come quella dell’olocausto e calarsi nei panni di un nazista?
"Quando riceviamo dei lavori ci aspettiamo di interpretare degli episodi della vita che possono essere più o meno crudeli. In questo caso rappresentava un periodo molto importante tra le due guerre e la nascita del razzismo. Pensavo fosse un ruolo come un altro ma in realtà mi ha preso molto. Ho provato questa crudeltà e odio che per un mese e mezzo mi ha fatto sentire sporco. Questo odio dentro mi ha fatto soffrire molto, mi ha coinvolto molto come personaggio".
Che consiglio dai a tutti i giovani emergenti che intendono arrivare ad un alto livello di serialità e cinematografia?
"Studiare molto e lavorare duro, fare molta esperienza che con il passare del tempo si rivela un punto forte. Più esperienza si compie e più si apprende. È uno dei lavori più difficili. Quindi bisogna lavorare duro e imparare sempre".
Articolo a cura di: Emanuela Francini