Sleep to forget, sleep to remember: come il sonno regola le emozioni?
Dopo una lunga giornata di lavoro o di studio, non esiste momento più gratificante di mettersi sotto le coperte e sprofondare in un sonno profondo. Ad alcuni basteranno poche ore di sonno per recuperare le energie, mentre altri potrebbero essere in grado di dormire anche per 8 - 10 ore filate. Indipendentemente da quante ore siamo soliti dormire, il sonno è un’esperienza costituita da cicli della durata di circa 90 minuti, che si ripetono più volte durante la notte. Ciascun ciclo si suddivide in diverse fasi: fase REM, fase 1, fase 2 e fase 3. Tali stadi si ripetono a ritroso prima dell’inizio del ciclo successivo.

L’utilizzo di appositi strumenti di registrazione ha rivelato che ciascuno dei quattro stadi del sonno è caratterizzato da modifiche fisiologiche e funzioni particolari. La fase di sonno REM è sicuramente la più conosciuta. Il nome deriva dai movimenti oculari rapidi (Rapid Eye Movement) tipici di questo stadio. L’attività cerebrale della fase REM è molto simile a quella della veglia, ma non è presente la stessa capacità di controllare la contrazione dei muscoli. Proseguendo con le fasi NREM (non - REM), ovvero gli stadi 1, 2 e 3, il sonno diventa sempre più profondo. Durante questo periodo, avviene il consolidamento e la riorganizzazione delle informazioni apprese durante il giorno. Inoltre, l’organismo raggiunge il consumo minimo di energia e rallenta gran parte dei propri processi interni, in modo tale da recuperare le energie spese durante la veglia.
Ma che tipo di informazioni vengono rielaborate quando dormiamo? Anche le emozioni vissute durante il giorno prendono parte a questo processo? La risposta è sì ed esiste un modello che spiega la relazione tra sonno ed emozioni: il modello Sleep to forget, sleep to remember.
Nel corso della giornata, le nostre esperienze e le informazioni che apprendiamo vengono codificate nel cervello attraverso l’interazione tra alcune aree: l’amigdala, l’ippocampo e la corteccia cerebrale. Come già anticipato, durante il sonno avviene la riorganizzazione delle informazioni della giornata appena trascorsa. Il cervello è in grado di “riattivare” le informazioni apprese, separando il ricordo dalla relativa emozione provata. Nello specifico, durante il sonno non - REM la riattivazione dei ricordi fa sì che essi vengano consolidati, mentre nel sonno REM si verifica il depotenziamento dell’emozione legata a tali ricordi. Ora si spiega lo strano nome del modello: il sonno contribuisce all’oblio dell’emozione (sleep to forget) e al consolidamento dei ricordi (sleep to remember).
Il sonno, in particolare la fase REM, può essere dunque inteso come una sorta di terapia affettiva. Permette infatti di consolidare i ricordi, diminuendone il carico emotivo e integrandoli con esperienze pregresse. In aggiunta, comporta una riduzione fisiologica di stress e ansia. Il modello Sleep to forget, sleep to remember mette in luce un aspetto importante del sonno. Oltre a permettere all’organismo di recuperare le energie, il sonno può essere inteso come un meccanismo di regolazione delle emozioni. Attraverso la capacità di depotenziare il carico emotivo, aiuta a rielaborare le emozioni più intense e migliora in generale l’umore.
Isabella Rancan