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Skifezzestories ed il circo Animalia

Aggiornamento: 23 feb 2021

«Il mondo va male perché ci sono troppi Circhi, e troppe famigliole felici che vanno al Circo!”

Il direttore del giornale SKIFEZZESTORIES sputò un pezzetto del sigaro che biascicava e come sempre centrò il bersaglio del cestino.

Il praticante Ubaldo s’accomodò gli occhiali; voleva replicare che il motivo del bizzarro malumore di quel giorno era dovuto alla moglie del direttore e ai suoi tre figli, perché avevano acquistato costosissimi biglietti per spettacoli circensi…

«No, non interrompere. Vuoi la notizia BOOM? Segui una famigliola felice che va al Circo, ti darà sorprese e potrai scrivere davvero lo scoop. È il massimo - per un giornale come SKIFEZZESTORIES - una famigliola presunta felice» e ridacchiò.

«Lo sai vero che la Proprietà ci sta col fiato sul collo perché vuole centomila abbonamenti entro l’anno. Ebbene segui il ragionamento che è più matematico di un teorema di Tolomeo: la gente vuole schifezze, e noi gliele diamo sul giornale. Poi: gli ignoranti leggono moltissimo. E noi non riusciamo ad ottenere centomila abbonati?!»


COLLABORAZIONE - Articolo a cura di: Alice Bunner

Ubaldo voleva dire qualcosa a proposito di Tolomeo, ma il direttore gli aprì la porta come congedo:

«Segui una famiglia al Circo! Centomila abbonati!» e gli richiuse l’anta in faccia.

Il povero Ubaldo si trovò per strada; col proprio scooter di seconda mano raggiunse la vecchia periferia.

Sullo spiazzo di fronte al Palasport della metropoli spesso compagnie di saltimbanchi, girovaghi, giostrai ed artisti di strada si davano appuntamento per performances molto apprezzate dai passanti.

E là da qualche settimana s‘era impiantato il tendone del Circo ANIMALIA. Ubaldo non lo conosceva, ma vista l’urgenza di scrivere una notizia BOOM, attese che si avvicinassero dei curiosi e clienti.


Infatti da lì a poco iniziò ad arrivare gente. Dai cartelloni vide che uno spettacolo era imminente. All’ingresso si presentarono quattro persone: un uomo una donna e due maschietti sui dieci anni. Ubaldo doveva seguire una famigliola felice per avere sorprese, queste erano le direttive. I due adulti e i due bambini camminavano dritti davanti a sé, non si guardavano e non parlavano tra loro. Allora Ubaldo pensò che questo silenzio fosse un indizio di felicità (perlomeno non litigavano come facevano i suoi quando era piccolo) e li seguì nel tendone.

Erano già entrate una ventina di persone, molti giovani e bambini, qualche anziano. Il fatto che meravigliò il praticante era che gli avventori non si trovassero sulle poltroncine, bensì in mezzo al palco.

Le poltroncine erano occupate da animali.

«Che cavolo…» fece in tempo a dire.

Spalancò gli occhi incredulo. Sulle sedie comodamente sdraiati, o sopra svolazzanti, scorse un numero impressionante di bestie: da scimmie di ogni taglia ad aquilotti appollaiati, e quindi pappagalli multicolori e cani accovacciati.

Sul palcoscenico fece l’entrée solenne un’imponente giraffa.

Alcuni oranghi avevano sbarrato le uscite e le persone venivano tenute accalcate da cani pastori.

La giraffa sorrise, Ubaldo cercò di scendere dal palco ma un gorilla ce lo ributtò con gran foga.

«Compagni, amici, fratelli – iniziò la giraffa – oggi è un bel giorno. Il primo giorno in cui noi animali del Circo, da operatori schiavi diventiamo spettatori. E quelli che sono stati i nostri persecutori, gli uomini, diventeranno l’oggetto del nostro divertimento. Perché con un po’ di addestramento, e con molta pazienza, gli uomini possono fare le stesse cose degli animali. Ci vorrà molto lavoro da parte degli uomini per sentire la terra, l’aria, e l’acqua come le sentiamo noi».

Ad un segnale della gigantesca presentatrice, gli oranghi che fungevano da inservienti cominciarono a spronare i malcapitati visitatori verso altri animali: gli istruttori.

Un bambino sui quattro anni fu spinto verso le pulci salterine perché le imitasse.

«Ma io sono troppo piccolo, non so saltare!» disse frignando il bimbo.

«Anche noi siamo molto piccole, eppure abbiamo imparato a saltare» risposero le pulci.

Alcuni pony costrinsero un ciccione di mezz'età a fare cavalluccio e correre in tondo con in groppa una vecchietta; altri giovani furono ingaggiati per lanciare a ripetizione le palline in

aria e riprenderle in bocca; un piccolo di giraffa istruì le donne a lanciarsi un palloncino sul collo e riprenderlo sulla schiena, e così via. Sugli spalti gli animali spettatori gioivano e si divertivano dello spettacolo.

A Ubaldo capitò peggio.

Stava per telefonare al direttore per rivelare la scena assurda alla quale stava assistendo, quando una leonessa s’avvicinò furtiva e con una zampata gli fece volare il telefono.

«Buongiorno allievo, io sono la tua istruttrice. Fa’ quello che io sono stata costretta a fare fin dall’ età di sei mesi: salta nel cerchio».

In fondo al tendone s’ ergeva su un grazioso piedistallo un cerchio di circa un metro di diametro.

«Facile» rassicurò Ubaldo, e saltò dall’altra parte.

«Ma con questo, allievo decerebrato!» e col muso la leonessa premè una leva vicina.

Il cerchio s’incendiò all’istante, le fiamme erano alte mezzo metro.

«No sei pazza, mi uccidi!»

«Preferisci un morso? Vedi, i miei amici si vogliono divertire e non pensano al rischio che tu correrai, non pensano ai dolori e sacrifici che hai fatto per correre questo rischio!»

Ubaldo maledisse il giorno che dette retta allo sciagurato direttore, e saltò tra le fiamme.

A parte il giubbotto bruciacchiato e gli occhiali completamente fusi, se la cavo’ alla grande.

Dopo due ore lo spettacolo prese quota: il piccolino saltava allegramente con le pulci, le donne ridevano nel raccogliere la palla dal collo, il ciccione non si fermava e la vecchietta lo incitava nella corsa, i giovani non sbagliarono un’acrobazia.

Gli istruttori e tutti gli altri animali riservarono a quella gente complimenti, ovazioni e persino un accenno di Ola.

Al termine delle esibizioni, i bambini ragazzi ed adulti si congedarono con allegria promettendo addirittura di tornare.

Tutti si erano divertiti.



Il piccolino di quattro anni riabbracciò i genitori:

«Mamma papà ho imparato a saltare con le pulci!» gridò con gli occhi brillanti.

«Anche noi tesoro!» risposero, e s'allontanarono correndo felici.

Anche Ubaldo ebbe il permesso di allontanarsi ma era ancora sotto shock. Che notizia BOOM sarebbe stata quella? Camminò verso casa disfatto. Non aveva più il telefono; decise di andare in redazione il giorno seguente.

Intanto il direttore di SKIFEZZESTORIES era al limite della sopportazione. Il praticante non rispondeva al telefono, non era rientrato quella sera, non aveva inviato il pezzo.

Allora si rassegnò a prendere la macchina per cercare il disperso Ubaldo al Circo della città. Dopo mezz’ora arrivò allo spiazzo del Circo ANIMALIA. Trovò l’ingresso ostruito da un voluminoso pappagallo verde, che lo guardò inclinando in modo buffo la testa.

«Levati di mezzo brutto pennuto!» sbraitò il direttore.

Poi, vedendo che non si muoveva, l’uomo gli rifilò un calcio sulle zampe. «Cretino io a parlargli. Come se mi potesse capire, un animale» ed entrò con foga nel tendone.

«Con un po’ di addestramento, e con molta pazienza, imparerai le nostre stesse cose» mormorò il pappagallo.


COLLABORAZIONE

Articolo a cura di: Alice Bunner



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