“Shining” il film. Perché Stephen King ha criticato il film
“Ma il libro è diverso”.
Chiunque sia appassionato di cinema e di letteratura avrà pronunciato almeno una volta nella sua vita questa frase, perché effettivamente, per svariate ragioni, non è quasi mai possibile trasporre fedelmente un romanzo in una pellicola cinematografica.
Molti autori hanno nel corso del tempo mosso feroci critiche nei confronti dei film basati su proprie opere, uno dei più famosi è sicuramente Stephen King, nonostante alcuni film che ha aspramente criticato siano dei veri e propri cult.

“Shining” è uno dei romanzi di punta del prolifico autore americano che è diventato un bestseller con milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Il romanzo narra la storia di uno scrittore fallito, dipendente dall’alcol, che ha perso il lavoro dopo aver picchiato uno studente nella scuola in cui insegnava e che accetta il lavoro di custode dell’Overlook Hotel che in inverno rimane chiuso, convinto che sia una buona occasione per “rimettersi in carreggiata” e ritrovare l’ispirazione per concludere la commedia che aveva iniziato.
L’hotel in realtà è un posto infernale, pieno di fantasmi di gente morta nell’Overlook che non ha mai abbandonato quel posto e che piano piano corromperà la mente di Jack fino alla follia. Basandosi sul romanzo Stanley Kubrik ha girato uno dei film che lo hanno consacrato come uno dei migliori registi di sempre, con Jack Nicholson nei panni di Jack Torrance che è diventato un’icona del cinema.
Nonostante il film sia diventato un vero e proprio cult, le differenze con il libro sono molte e se alcune sono giustificate dalle esigenze di tempo, come per esempio il taglio della storia e dell’analisi psicologica dei personaggi, altre sono poco comprensibili ed alcune aggiunte risultano piuttosto fantasiose.
Mentre nel libro Stephen King molte volte si sofferma sulle siepi a forma di animali, che avranno un ruolo fondamentale nel corso della storia perché una delle prime manifestazioni della malvagità dell’hotel, nel film le siepi sono interamente sostituite dal labirinto di siepi.
Il numero della stanza maledetta presso la quale soggiorna la signora Massey, spirito malvagio che tormenterà di nuovo Danny, il figlio di Jack e co-protagonista dell’opera, in “Doctor sleep”, nel film è la 237, mentre nel libro è la 217. Nel film Jack tenta di colpire Wendy con una mazza da baseball e poi di uccidere la famiglia con un’ascia, mentre nel libro brandisce una mazza da roque. Nel film Dick Halloran viene ucciso da Jack, mentre nel libro viene ferito a morte ma non ucciso, anche perché sarà presente dopo la morte di Jack ed anche nel sequel di “Shining”. Le gemelle che tormentano Danny nel romanzo non sono presenti, ma sono un’aggiunta propria del film. Forse la differenza più importante è proprio il finale, nel film, infatti, la scena di Jack morto congelato nel labirinto è famosissima, ma nel romanzo muore nell’esplosione dell’hotel a seguito dello scoppio della caldaia. Lo stesso King, per evidenziare il proprio disappunto, dirà “Il film finisce nel ghiaccio, mentre il mio libro finisce nel fuoco”.
King non ha apprezzato nemmeno il racconto dei personaggi principali infatti ha fatto notare, giustamente a mio avviso, che nel film Jack è pazzo fin dall’inizio e non racconta il complesso “percorso” psicologico che ha portato Jack alla follia, infatti in una intervista disse «Nel film, Jack Torrance sembra pazzo fin da subito. Jack Nicholson non fa altro che riprendere i suoi personaggi da biker anni Sessanta, come in Hells Angels on Wheels». Nemmeno la figura di Wendy è ben vista da King, in effetti della donna forte e intelligente raccontata nel libro, nel film c’è veramente poco.
“È un film freddo, e io non sono una persona fredda. La gente ama i miei libri perché sono caldi, accoglienti…” questa frase racchiude il pensiero del re dell’horror riguardo al film che nonostante tutto è sempre stato apprezzato dal grande pubblico e dalla critica, anche se inizialmente ha ottenuto diverse recensioni negative.
In effetti, da questa analisi risultano due opere diverse sotto diversi aspetti, ma ciò che non deve essere messo in discussione è la grandezza di entrambe, l’uno considerato uno dei migliori romanzi horror della storia, l’altro uno dei migliori film horror della storia e su questo credo ci siano pochi dubbi.
Il disprezzo di King è comprensibile perché potrebbe aver visto nelle modifiche del film un deturpamento del proprio romanzo, ma il film è la piena prova del talento di Kubrik, si condividano o meno le modifiche, il film regala una costante sensazione di suspense e disagio, crea un’atmosfera di terrore e di follia che coinvolge lo spettatore dall’inizio alla fine e lo mette in una condizione di “premonizione” ambigua, come se sapesse ciò che sta per accadere ma allo stesso tempo vorrebbe che non accadesse. Forse il modo migliore per godere pienamente di questi due capolavori dell’ingegno è proprio quello di considerarle come due opere autonome.
Articolo a cura di: Antonino Cuppari