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“Sembrava bellezza”, la storia di una caduta

È la storia di una scrittrice di successo, alle prese con un’intervista a Cagliari. La sua carriera è la rivincita di una vita dimenticabile. O forse non del tutto.

È separata, ha una figlia di vent’anni, all’incirca, con cui il rapporto vacilla un po’. Quando, dopo trent’anni, una persona del suo passato torna a farsi sentire. È Federica, la sua migliore amica in adolescenza.

Bastano poche parole per tornare indietro nel passato: uno zainetto a forma di koala, disagi esistenziali, prime insicurezze legate al proprio fisico e la vergogna verso una madre trasandata.

Dai ricordi, ritorna anche Livia, la sorella della sua migliore amica. Una bionda perfetta, una bellissima ragazza degli anni Ottanta, o almeno fino al giorno dell’incidente che tutto ha cambiato.

Ha tutta l’aria di essere un suicidio, ma potrebbe essere successo per sbaglio, nessuno arriva a scoprire la verità, è inevitabile che da quel giorno, Livia riporti danni gravi al cervello tali da provocarle un ritardo mentale. Livia avrà mentalmente diciott’anni per sempre.

La storia ripercorre queste strade, la femminilità imperfetta e la ricomposizione di pezzi imperfetti, errori emotivi alla ricerca di ciò che… sembrava bellezza. Sembrava?



“Torna indietro, scrittrice, torna alla notte di tenebre della tua giovinezza, è forse racchiuso il segreto di tutto? Chi sei, ciò che ti terrorizza. Conta le volte in cui nei tuoi libri compare una bambola bionda. Figura evanescente, te stessa, riemersa per dire: è colpa mia.”




La storia di una caduta, anzi di mille cadute, di salti verso l’ignoto difficile da raggiungere. Teresa Ciabatti scrive Sembrava bellezza (Mondadori) mettendo in luce la realtà e rivalutandola sempre. Riavvolge il nastro e torna indietro, ripercorre le strade dei ricordi, scene che trasudano consapevolezza, la stessa che nella vita cerchiamo di nascondere agli altri.

Un romanzo dedicato a chi fa fatica ad apprezzarsi, da leggere consapevoli del fatto che ci si trova di fronte a uno stile disarmante, un’arma a doppio taglio. L’autrice non ha paura di risultare meschina o antipatica, è una donna che prova ad accettarsi fino in fondo con la stessa ostinazione con cui prova a perdonarsi.


Articolo a cura di: Serena Votano



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