Ripopoliamo i piccoli centri abbandonati!
I piccoli Comuni, luoghi spesso immersi nella tranquillità e meno caotici delle grandi città, si stanno lentamente spopolando.
Come fare per arrestare questa emorragia? Un’idea innovativa, che a primo acchito sembrerebbe bizzarra, è la realizzazione di progetti di vendita di abitazioni ad un euro.
Avete capito bene, un euro!

Una proposta studiata sia per il ripopolamento di piccoli centri, che per il rilancio delle economie locali.
Ma…andiamo con ordine.
Dov’è possibile acquistare le case ad un euro? I piccoli centri urbani che rientrano in questa lista sono sparsi su tutto lo stivale: dal Piemonte alla Sicilia, dalla Calabria alla Sardegna. Per comprare una casa vi sono diversi meccanismi già attuati, quali non soltanto la vendita ad un euro, ma anche a partire da una base d’asta di un euro.
Inoltre, esistono dei requisiti alla base dell’acquisto, come l’obbligo di ripristinare le abitazioni – quindi, ristrutturarle – affidandosi alla manodopera locale. Ad ogni modo, per ogni requisito, imposto dai Comuni, e rispettato dagli acquirenti, è prevista una graduatoria e gli immobili vengono consegnati ai richiedenti che conseguono il punteggio più elevato.
Per comprendere appieno il fenomeno è necessario analizzare tre casi diversi. Il primo riguarda il comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, che conta circa duemila anime. Da tempo è già avvenuta la prima cessione volontaria di un immobile al comune: un primo passo in questo lungo, ma stimolante, percorso. Il progetto, illustrato in passato dalle autorità, prevede, oltre all’acquisto della casa – con il pagamento di una cifra simbolica – l’obbligo di ristrutturarla entro tre anni.

Attraversando lo Stretto e viaggiando un po’, giungiamo a Mussomeli, centro di dodicimila abitanti in provincia di Caltanissetta. Qui, le autorità locali son riuscite a far partire questo progetto nel 2017, dopo aver tentato già due anni prima. Negli anni le richieste sono state almeno sessantamila e sono stati venduti più di cento immobili con atto notarile. La richiesta è giunta in misura maggiore dall’estero, considerando che pochi immobili sono stati acquistati da italiani; l’unico requisito? L’obbligo di terminare i lavori di ristrutturazione entro tre anni.
Restando sempre in Sicilia, ma camminando verso ovest, giungiamo a Gangi, centro di poco più di seimila abitanti, in provincia di Palermo. In questo caso, sono stati interessati immobili fatiscenti o pericolanti del centro storico e, come già visto altrove, l’acquirente ha dovuto sostenere le spese di ristrutturazione.
Quali ricadute positive? Mettere in vendita questi edifici trascurati, ad un prezzo irrisorio, con il solo obbligo di ristrutturarli entro un limite di tempo più o meno breve, può dar luogo alla riqualificazione di aree ormai abbandonate, riconsegnando vivacità e allegria a questi piccoli centri cittadini. Inoltre, l’interesse – manifestato frequentemente – da acquirenti stranieri, può dare un impulso turistico maggiore ai nostri borghi.
Ritengo che questa iniziativa, già sperimentata e rodata in diverse città della Penisola, possa davvero cambiare le sorti di quei comuni che, a causa di numerose partenze, rischiano di scomparire: infatti, potrebbe essere un antidoto efficace contro lo spopolamento dei piccoli centri, spesso ricchi di storia e cultura, ma penalizzati dalla carenza di servizi.
Articolo a cura di: Elenio Bolognese