Quanto tempo in tre minuti?
Ammazzare il tempo, tempi morti, il tempo è denaro, prendere tempo, dare tempo al tempo…
Dai tempi dei tempi il concetto di tempo affascina e tormenta l’umanità. Che cosa sia il tempo e come possa essere misurabile, sono questioni tanto note quanto inconcluse.

“I giorni sono forse uguali per un orologio, ma non per un uomo.”
(Chroniques, su le Figaro, 1913)
Banalmente, ma senza dubbio alcuno, il tempo è un dato oggettivo per antonomasia, è la misurazione sincronizzata degli eventi, è l’evidenza che una lancetta avanza e che dopo un rintocco ne susseguono altri. Per i più pragmatici è la modalità secondo la quale i singoli eventi succedono creando la linea del prima, dell’ora e del poi; una curiosità più astratta vedrebbe il tempo come la scansione ciclica e periodica di un infinito temporale ove si collocano quei concetti abissali di caducità ed eternità.
“Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno mi interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi mi interroga, non lo so” (Agostino libro XI delle Confessioni).
Quando si misura il tempo ciò che viene quantificato è, in realtà, lo scorrere dei fenomeni: il numero di volte che la terra compie un’orbita intorno al sole; il mutare delle stagioni; il susseguirsi di notte e giorno.
Tra i primi grandi pensatori, i filosofi pitagorici e stoici concepiscono il tempo quale ordine e ritmo del movimento cosmico. Platone e i metafisici lo definiscono come l’immagine mobile dell’eternità: tutto ciò che muta nella totalità eterna del mondo delle idee segna il fluire del tempo. Esso non è che il risultato del continuo scorrere delle immagini mobili: un bambino che giorno per giorno cresce e diventa ragazzo, un bocciolo che fiorisce, il divenire plenilunio.
Agostino cambia prospettiva: il tempo è il mutamento dell’anima la quale percepisce il movimento delle cose e ad esso si associa. L’uomo non misura il tempo che verrà perché ancora non è, non misura il presente perché non ha estensione, non misura il passato perché ormai più non c’è. Che cosa dunque misuro? In te anima mia misuro il tempo (…). In te, dico, io misuro il tempo. Sì, l’impressione che le cose passando producono in te rimane quando le cose son passate (…). È questo che misuro, quando misuro il tempo. (Confessioni Libro XI Il tempo e l’anima – 36).
Tempo e spazio sono al centro poi della querelle tra Newton e Leibniz. Più motivato da un interesse scientifico il primo, più metafisico il secondo, entrambi sostengono la teoria secondo cui tempo e spazio sono apparenze di una realtà che si manifesta in modo diverso rispetto a come veramente sono. Lo spazio potrebbe non essere tridimensionale e il tempo non necessariamente continuo e uniforme: sono –diranno- una costruzione mentale che porta a percepire una continuità laddove non c’è.
Con Nietzsche il tempo torna ad essere, come pensato alle origini del mondo greco, un eterno ritorno. Di fronte ad un mondo privo di certezze, senza le illusorie e menzognere favole del cristianesimo, dopo che Dio è morto, l’uomo si trova a fare i conti con quel baratro dal quale prenderà senso l’oltreuomo, colui che con potenza e volontà riuscirà a non abbandonarsi al nichilismo e dare un senso all’esistenza. Una vita che tornerà sempre uguale, un vortice immutabile che, non lasciando spazio a cambiamento alcuno, prospetta nella sua perenne circolarità la più abissale delle logiche.
Bergson sostiene che vi è un tempo che ha a che fare con la scienza e uno che riguarda l’aspetto psichico dell’uomo. Un minuto o un’ora possono essere vissuti nella loro identità in modo emotivamente differente procurando un personale sentire temporale che ha caratteristiche qualitative più che quantitative. Il tempo della vita è stratificazione, memoria, ricordo: è infanzia che ritorna, influenza il presente e progetta il futuro.
E sul concetto di memoria riflette Proust nella sua “À la recherche du temps perdu”: il tempo riesce a mutare ogni cosa, allontana ciò che siamo stati al punto da non riconoscerci più. L’unico antidoto contro la disgregazione dello scorrere della vita è la memoria involontaria, quel tassello che congiunge in modo improvviso un vissuto sepolto nei meandri della coscienza a una nuova vitalità. Basta una madeleine immersa in una tazza di tè di tiglio: una sensazione arriva quando meno la si aspetta e un misterioso sistema di analogie muove un ricordo cristallizzato chissà dove, emoziona la coscienza e permette di rivivere quell’attimo. Solo poi – dopo quella sensazione- l’intelletto se ne darà una spiegazione.
E mentre parlare del tempo porta con sé un intreccio di ovvietà e mistero, la scienza -chiamando in campo il numero di frequenze di un atomo di celsio e l’energia che lo attornia- si prodiga a creare orologi di altissima precisione che arrivano a prendere o perdere solo un secondo ogni duecento anni.
Eppure che cosa sia e di che cosa sia costituito quel secondo rimane dato tuttora discutibile.
Articolo a cura di: Lisa Bevilacqua