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Pulp Fiction, il film che allude ai pulp magazines e che incarna le caratteristiche postmoderne

Pulp Fiction è un film cult per grandi e piccoli, una pellicola dall’intramontabile successo per la regia di Quentin Tarantino e la grande presenza scenica di John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Bruce Willis.



Il titolo del film allude ai pulp magazines, ossia le pubblicazioni dozzinali, di largo consumo e diffusione durante gli anni trenta e quaranta del novecento negli Stati Uniti. Questi divulgarono una narrativa popolare di evasione, costellata da vicende sensazionali e grossolane, i cui protagonisti erano degli spietati criminali e gangster. Il termine “pulp” indica proprio la tipologia di carta ruvida e di scadente qualità su cui venivano stampati i pulp magazines. Mettendo in evidenzia a partire dal titolo la declinazione del film alla narrativa pulp, Tarantino rese evidente il suo desiderio di realizzare una parodia delle gangster stories. Le quattro vicende narrate nel film riproducono le trame stereotipate che si trovavano all’interno dei magazines: il malvivente che deve far divertire la moglie del boss con la clausola di corteggiarla, il pugile che cambia le sorti di un incontro truccato e poi fugge via con i soldi. La comicità di Pulp Fiction risiede proprio nel suo essere ridondante: il pubblico ride perché vede ripetersi in loop gli stessi identici scenari. Quando fece il suo esordio nelle sale cinematografiche, la pellicola riscosse apprezzamenti da parte del pubblico e della critica.


Il film incarna perfettamente le caratteristiche, l’ideologia e l’immaginario postmoderno. La realtà perde consistenza, in quanto il regista fa un uso di un realismo talmente caricato da diventare inverosimile. I dettagli inquietanti e il sangue invadono così frequentemente lo schermo che diventano insignificanti e la violenza viene esercitata con ironia. La vita dei personaggi è guidata esclusivamente dal caso, di fatto, la narrazione cambia significato a seconda del punto di vista di chi l’osserva. Nel film compare una nuova percezione dello spazio e del tempo, in quanto l’ambientazione è in una metropoli, Los Angeles, descritta come un “non-luogo”, dove ogni rapporto interpersonale avviene senza premeditazione in modo totalmente fortuito. Il tempo viene manipolato, in quanto le quattro storie si intrecciano e s’interrompono continuamente e l’ordine del film, di conseguenza, non è in linea con quello delle trame. Basti pensare che i protagonisti di una vicenda diventano marginali in quella successiva. Questo meccanismo è uno dei marchi di fabbrica della virtuosa regia e personalissima regia del maestro Tarantino.



La sceneggiatura, inoltre, s’impernia sul citazionismo e sul sistema parodistico. Si tratta di un altro tratto distintivo di Quentin, in quanto anche il film “C’era una volta Hollywood” è stato costruito sulle citazioni e gli esempi parodici del mondo cinematografico western. In “Pulp Fiction” è presente un repertorio di stereotipi grotteschi, cinematografici, letterari e fumettistici. La colonna sonora alterna una serie di vecchi brani musicali di scarso successo o dimenticati dalla massa. Pulp Fiction è un grande pastiche di generi e stili diversi dove i miti delle masse si uniscono ai culti delle classi sociali privilegiate. Un prodotto cinematografico che segna il trionfo del relativismo e che riesce a rendere situazioni apparentemente seriose, ludiche ed esilaranti scene di disimpegnato divertimento per gli spettatori.


Articolo a cura di: Emanuela Francini



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