Prosperità e gloria: il corpo come arte e culto nella tribù dei Bodi
In una società come la nostra accettare il proprio corpo e prendere atto della propria bellezza sta diventando una vera e propria lotta con sé stessi e con le convenzioni ormai troppo strette. Ecco perché attraverso forme d’arte e sfaccettature diverse diventa altresì evidente e urgente mostrarlo, saperlo amare. Abbiamo visto come sin dall’antichità esso, a suo agio nella propria nudità ed il proprio essere, altro non era che natura; ed il bello non scherniva il diverso, bensì lo avvalorava. Diversi sono gli artisti che fino ai giorni nostri si fanno portavoce dei simboli e i significati che un semplice e nudo corpo è in grado di esprimere, esistono inoltre tante tribù che li adornano (come il popolo dei Nuba). In particolare in Etiopia, nella valle dell’Omo, vive una vivace etnia chiamata Me’en o Bodi, il cui nome ricorda un gioco di parole, che non solo impreziosisce il corpo, bensì lo plasma. Difatti, a giugno di ogni anno, la tribù celebra un rituale speciale, il Ka’el, ovvero un concorso di bellezza a tutti gli effetti che si tiene dopo una preparazione della durata di sei mesi in cui i partecipanti sono tenuti ad una cruda preparazione. È il fotografo francese Éric Lafforgue a testimoniare il tutto attraverso le sue foto, dopo aver incontrato il popolo durante un viaggio nell’Etiopia sud-occidentale.

Innanzitutto l’uomo che si offre, oppure il prescelto dalla famiglia deve essere celibe, ritirarsi nella sua capanna ed evitare sia di muoversi che di conseguenza avere rapporti sessuali. È fondamentale seguire una dieta a base di sangue di vacca e latte vaccino con lo scopo di far gonfiare il ventre il più possibile. La vacca scelta però non viene sacrificata, al contrario viene invece dissanguata il giusto incidendo una vena con l’aiuto di un’ascia o una lancia, per poi chiudere la ferita con impacchi di argilla. La tradizione vuole che la prima coppa la si beva all’alba, l’importante è farlo velocemente, in modo da ingerire aria e favorire il rigonfiamento, evitando così che il sangue si coaguli e attiri insetti. Proprio a causa di questa drastica dieta spesso accade che i partecipanti fatichino a presentarsi alla gara, con dolori e forti crampi dovuti inoltre al mancato movimento, dai loro volti è ben visibile il dolore a cui porta il peso della sfida, ma altrettanto grande sarà l’onore e la gloria in caso di vincita. “Uno di loro mi ha chiesto se poteva usare la mia auto per andare alla zona di cerimonia. Una volta in macchina, ha iniziato a bere il latte e il sangue di nuovo perché ha detto che voleva continuare a cercare di essere il più grasso fino all'ultimo momento” racconta Lafforgue. Il vincitore sarà appunto colui che sfoggerà la pancia più grande ed il premio altro non è che una sorta di divinizzazione che durerà tutta la vita, anche in caso di perdita di peso e massa. Solo a questo punto verrà macellata una mucca in onore dell’eroe, in più, secondo l’usanza antica egli potrà prendere in sposa la donna che desidera.
Storie come questa fanno pensare, suscitano curiosità, d’altra parte perplessità. Ma questa è la tradizione di popoli che vivono tutto ciò come un importante e sacro rituale; dunque né l’etica né la nostra esperienza può sindacare, sicché questa realtà non ci appartiene e non spetta a noi giudicarla. Possiamo solo interrogarci e meravigliarci di quanto poco conosciamo e del tanto che esiste in questo preciso istante; solo dall’altra parte del mondo.
Articolo a cura di: Matilda Balboni