Polvorones o bouche de Noël?
Interviste mini size sul Natale in Occitania, Baviera e Asturie.

Voglio aprire questo articolo natalizio parlando di ciò che accomuna un po’ tutti: gli amici. Quando non potevamo uscire di casa, abbiamo brindato in feste di compleanno virtuali, abbracciando il computer, riconoscendo di non poter stare da soli e quanto sia difficile (ma necessario) intrattenere rapporti “a distanza”.
È ciò che quotidianamente accade a molti: ci sono i viaggiatori, fuorisede della vita, quelli che non prendono mai la bici poiché sempre in aereo. Zaino in spalla, camminare, arrivare e ripartire, come in un bellissimo ciclo. Ogni persona che si muove così “lascia” in giro per il mondo tutti i volti che ha incontrato e sconosciuti che sono diventati grandi amici. Come sconfiggere la distanza e la malinconia? Se c’è un dono che ho ricevuto dall’aver imparato qualche lingua, è proprio questo: gli amici, sparsi in tutto il mondo. Non sono penpal, li ho abbracciati quasi tutti.
Discostandoci dalla nostra personale idea del Natale, siamo tutti d’accordo sul fatto che sia una bella occasione per stare con le persone che amiamo? Ecco, l’ho fatto anche io. Ho videochiamato alcuni amici all’estero, abbiamo parlato a lungo e ho chiesto loro come avrebbero trascorso il Natale.
P.S. Come da prassi nello stereotipo della ragazza italiana, ho chiesto il menù tipico di ciascun Paese, ma ho bruciato troppi Pan di Spagna per dare suggerimenti culinari.
SJ e Mili, le due sorelline francesi. Ci conosciamo da un periodo pericolosamente vicino ai sette anni, ormai. Vivono in una graziosa cittadina della Francia meridionale e, pochi giorni fa, ho scoperto che il loro modo di celebrare il Natale non è poi tanto diverso dal nostro. “La tipica famiglia francese” allestisce il presepe, adorna l’abete e crede in Babbo Natale. Il 24 dicembre è la serata della cena insieme, dei regali, dei giochi di società e della messa di mezzanotte. Come noi ci “schieriamo” in “Pandoro” e “Panettone”, loro si dividono in “team pesce” e “team carne” per il cenone della vigilia, la festa in famiglia per eccellenza, visto che il 25 dicembre è riservato anche a gite fuori porta e visite agli amici. Chi mangia pesce, generalmente sceglie toast con caviale o salmone affumicato, seguito da un piatto unico a base di frutti di mare oppure ostriche, accompagnato da “pommes duchesse”, c’est-à-dire ciuffetti di crema di patate cotti al forno. Chi predilige la carne, inizia la cena con toast e foie gras (fegato d’anatra), seguito da tacchino con castagne. Qualunque sia il menù, non mancherà il tronchetto di Natale (la bouche) né i “tredici desserts”: frutta secca, formaggi, mandarini e dolcetti. Durante le feste, è cosa comune passeggiare per il centro della città sorseggiando vin brûlé: Mili e SJ hanno promesso che andremo insieme a vedere le luci…incrocio le dita per l’anno prossimo!
Adrian, orgogliosamente bavarese. L’ho conosciuto in quel felice periodo della mia vita in cui credevo che avrei imparato il tedesco: so dire “Hallo!” e “Ich bin Benedetta”, infatti abbiamo sempre parlato in inglese. Ha specificato che si parla di “Natale in Baviera”, perché nel resto della Germania ci sono altre tradizioni. Ho sofferto nel sentire che gli studenti tedeschi passino buona parte delle vacanze a studiare…siamo davvero i figli della sessione. Il 24 dicembre è fatto per stare in famiglia: i festeggiamenti iniziano nel pomeriggio, quando ci si ritrova in specifiche zone della città per ascoltare i concerti di Natale. La sera si mangia tutti insieme: insalata di patate, salsicce bavaresi o austriache, altri diversi tipi di carne, crauti, pane e birra. Dopo cena, i bambini salgono al piano di sopra per giocare, mentre gli adulti preparano la “stanza dell’albero” che accoglierà i loro visini felici quando, a mezzanotte, scenderanno al piano di sotto e la porta si aprirà svelando un albero luminoso e i regali che aspettano di essere spacchettati. Il 25 dicembre si festeggia in due modi: andando a messa e poi a pranzo tutti insieme, per dedicare il pomeriggio agli amici, o trascorrendo la giornata fuori per ritrovarsi tutti insieme la sera.
María, che ormai sa l’italiano meglio di quanto io sappia lo spagnolo. Ci siamo cercate e trovate, letteralmente: lei, studentessa di lingue, cercava una persona con cui praticare l’italiano, e io qualcuno con cui parlare in spagnolo…spero di raggiungerla presto nelle Asturie, per il momento familiarizzo con la sua cultura. La cena del 24 dicembre e il pranzo del 25 si trascorrono con i parenti: i piatti tradizionali sono il tacchino e “el embutido de Navidad”, porzione di insaccati e formaggi. Fra i dolci, troviamo i polvorones, torroni, biscotti di marzapane e frutta candita. Anche gli spagnoli credono in Babbo Natale, ma al posto della Befana ricevono la visita dei Re Magi, da cui discende il dessert del 6 gennaio, “el roscón de Reyes” in cui sono stati precedentemente inseriti una fava e un regalo. Si gioca tutti insieme: chi trova il regalo vince; chi la fava, perde. È stato divertente scoprire che anche le coppie innamorate spagnole si scambiano un bacio sotto il vischio a Capodanno, ma lo è stato ancor di più ascoltare la tradizione delle “uve” del 31 dicembre. Infatti, durante il conto alla rovescia, le campane suonano dodici rintocchi, per ciascuno dei quali si dovrà mangiare un chicco d’uva molto piccolo.
Voci dicono che chi mangerà tutti i chicchi in tempo, avrà fortuna durante l’anno.
Buena suerte...e buon Natale!
Articolo a cura di: Benedetta Pitocco