Peter Singer e la liberazione animale
Quello dei diritti degli animali è un tema fortemente scottante, in grado di estendersi al di là della filosofia e di farsi strada all’interno della nostra quotidianità.

“Trentino, sarà abbattuto l'orso che ha aggredito padre e figlio: firmata l'ordinanza”, “Cinghiali uccisi in un parco a Roma, rabbia animalisti”, “Covid in Danimarca, l’incubo sono i visoni: ne abbatteranno 17 milioni – trasmettono un ceppo mutato del virus - ” sono solo alcuni dei titoli comparsi negli ultimi mesi sulle maggiori testate giornalistiche, le quali danno ragione di una certa importanza e di una certa sensibilità al tema trattato. Muoversi in questo loco significa però addentarsi in un terreno controverso, non privo di aspre discussioni e notevoli interessi.
Il mio intento non è qui quindi quello di affrontare immediatamente la discussione di singoli eventi, come il recente abbattimento dei visoni affetti dal virus in Danimarca (per quanto questo potrebbe presentare dei risvolti interessanti), ma altresì affondare le radici della discussione su una argomentazione più prettamente filosofica, in grado di fornirci una buona chiave di lettura dei casi precedentemente esposti.
Il docente della Malbourne University Peter Singer scrisse nel 1975 “Liberazione animale – Il manifesto di un movimento diffuso in tutto il mondo” il quale ebbe un’eco tale da permettere all’autore di ripubblicare il testo più volte (l’ultima edizione risale infatti al 2009).
Sofferenza: questa la condizione fondamentale da cui prende adito la riflessione di Singer. E’ già nella prefazione all’edizione del 1975 che l’autore segnala l’interesse a prevenire la sofferenza e l’infelicità provocata da discriminazioni arbitrarie di animali umani su animali non umani. Non si tratta per l’autore di amare gli animali (che è del tutto superfluo alla nostra riflessione) ma di comprendere come il loro trattamento debba essere equo agli esseri che sono. Lo stesso testo infatti rivendica dei principi morali che sono richiesti dalla ragione e non dal sentimento.
Singer delinea il movimento di liberazione animale sulla scia della fine di altri pregiudizi e discriminazioni arbitrarie quali la razza o il sesso (che malgrado tutto constatiamo amaramente non si sono ancora dissolte). La liberazione dalla sofferenza e dall’oppressione degli animali non umani rappresenta, su questo fronte, l’ultima grande liberazione per la quale combattere, e invero anche forse la più difficile. I più grandi ostacoli sono rappresentanti dagli interessi (soprattutto economici) e dalle abitudini alimentari, mentali e linguistiche.
Come già precedentemente annunciato, per Singer, la capacità di soffrire rappresenta il marcante fondamentale per attribuire ad un essere una eguale considerazione. La sofferenza rappresenta l’unica linea di confine entro la quale è possibile parlare della considerazione degli interessi altrui, e in senso lato di interessi in assoluto. Come è sbagliato schiaffeggiare un bambino così è sbagliato arrecare la stessa quantità di dolore ad un cavallo (che per un cavallo sarà causata da un mezzo più pesante come un bastone) senza ragione. “Il dolore e la sofferenza devono essere prevenuti e minimizzati, indipendentemente dalla razza, dal sesso, o dalla specie dell’essere che soffre”.
Formulato e argomentato il principio di minimalizzazione della sofferenza più controversa e complessa è la questione dell’uccidere. La filosofia di Singer in tale frangente orienta il lettore verso il vegetarianesimo, unico strumento di boicottaggio tra gli altri degli allevamenti intensivi (di cui descrive con dovizia di particolari le atrocità). Sarebbero presenti però due uniche eccezioni: “si deve evitare di uccidere gli animali per cibo, a eccezione di quando sia necessario per la sopravvivenza” o laddove esista “un autentico conflitto di interessi” (come nel recente caso dei visoni soppressi per la contrazione del virus COVID-19) nel rispetto del principio fondamentale di minimizzazione della sofferenza e della ricerca, il più rapida possibile, di soluzioni alternative.
La filosofia dovrebbe in tale circostanza, secondo Singer, essere all’altezza della propria epoca e rivendicare il movimento di liberazione animale, che così inscalfibile sul piano teorico, si trova innanzi ad un valico insormontabile sul piano pratico. La liberazione animale richiederà un altruismo, che nessun altro movimento di liberazione ha mai richiesto. Saranno i singoli passi che facciamo a permetterci di superare, come direbbe Conrad, quella linea d’ombra che ci separa dall’avvento di una epoca priva di discriminazioni di specie.
Articolo a cura di: Paolo Fisichella
*“Trentino, sarà abbattuto l'orso che ha aggredito padre e figlio: firmata l'ordinanza” Corriere della Sera, 24 Giugno 2020, Web
*“Cinghiali uccisi in un parco a Roma, rabbia animalisti” Ansa, 17 Ottobre 2020, Web
*Ivi, p.45
*“Covid in Danimarca, l’incubo sono i visoni: ne abbatteranno 17 milioni, trasmettono un ceppo mutato del virus” La Stampa, 5 Novembre 2020, Web
*Peter Singer, Liberazione animale, trad.it. Enza Ferreri, ilSaggiatore, Milano, 2015, p.39
*Ivi, p.260
*Ivi, p.264