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Perché per la politica sì e per la musica no? L'appello degli artisti

Sono passati quasi due anni dall'inizio della pandemia che ha messo in ginocchio un gran numero di lavoratori, eppure per molti di loro non è ancora chiaro come e quando gli sarà possibile ricominciare con le proprie attività. Tra le categorie sicuramente più colpite troviamo quella degli addetti ai lavori all'interno del mondo della musica e dello spettacolo, i quali sono stati tra i primi settori a venire "sacrificati" per poter garantire una ripresa dal virus.



È proprio questo che sempre più artisti hanno tenuto a mettere in luce negli ultimi mesi. Fino a poche giornate fa quando - dopo la pubblicazione di video registrati durante i comizi di alcuni politici - i primi hanno definitivamente esaurito la pazienza, scagliandosi sui social contro i secondi. Ciò che legittimamente si chiedono, coloro che grazie a un pubblico si guadagnano da vivere, è come sia possibile che in Italia ci sia ancora l'obbligo di distanziamento ai concerti, mentre durante la propaganda politica in piazza è possibile vedere riunite centinaia di persone accalcate e senza mascherina. Sono stati diversi gli artisti che hanno mosso questa protesta, e ad uno di loro in particolare, Fedez, ha risposto persino l'ex Premier Giuseppe Conte, rassicurando il rapper sul fatto che la ricerca di una soluzione è già in atto.


Questa potrebbe essere una storia a lieto fine, purtroppo però questa presumibilmente non è ancora la fine di nulla - né della pandemia, né dei problemi nel mondo del lavoro in questi settori, né del lavoro che serve attuare per sostenere questi ultimi – perché, come hanno fatto notare molti, sembra un copione già visto. La paura è, infatti, che nonostante la visibilità che tutti gli artisti hanno dato alla causa, comunque da parte di chi è al Governo non ci sarà una vera e propria intenzione nel risolvere questa situazione come una delle priorità quale essa è.



In effetti, è avvilente vedere quanto il nostro Paese sia indietro rispetto ad altri Stati che, nell'ultimo periodo, hanno fatto fronte al problema in fretta, riuscendo ad assicurare una capienza del 100% agli eventi, senza le distanze, ma con l'obbligo di mascherina.


A questo punto tutto è incerto, che poi è come dire che tutto è rimasto esattamente come prima, e forse l'unica cosa ad essere cambiata è la rabbia e la frustrazione dei lavoratori e degli artisti che, si spera, possa sfociare in qualcosa di utile e positivo, invece che distruttivo e dannoso.


Articolo a cura di: Letizia Malison



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