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Perché il finale di Walter Mitty rovina un capolavoro

Pochi giorni fa, attratta specialmente dalla fotografia di “I sogni segreti di Walter Mitty” ho deciso di recuperare questa gemma del 2013 e ho tante cose positive da dire riguardo la pellicola… tutte eccetto una.



Cominciamo dall’inizio: Walter Mitty è un impiegato per Life, non ha esattamente la vita dei suoi sogni, ma ci sta bene, ci sta comodo, e ama davvero il suo lavoro. Walter si occupa di sviluppare i negativi del famosissimo e misterioso fotografo di Life, responsabile delle principali copertine della rivista: Sean O’Connell. Sean è tutto ciò che è Tyler per il protagonista di Fight Club: un vincente, un avventuriero, un uomo realizzato in tutto e per tutto.


Quando non lavora, Walter spende il suo tempo a cercare la sua anima gemella su un sito d’incontri - trovando però poche parole per descrivere le assenti esperienze di vita e di viaggio - e a sognare ad occhi aperti. La realtà nel film si mescola splendidamente con i sogni di Walter, e così nel bel mezzo della camminata verso il posto di lavoro Walter affronta un pericoloso incendio, e con un triplo salto mortale, riesce a salvare un gattino in pericolo, che restituisce alla sua amata, e fra una pausa caffè e l’altra scala l’Himalaya.


Ho amato di questo film gli effetti speciali, l’atmosfera sognante, e la capacità di ritrarre una relazione genuina e quotidiana fra Walter e la sua famiglia.


Ma andiamo avanti: per recuperare la foto scattata da Sean per l’ultima copertina di Life, Walter si vede tirato dentro - suo malgrado - in una delle avventure del fotografo. Dall’ufficio alla Groenlandia e poi alla Nuova Zelanda è un attimo. E così vediamo un uomo che lentamente impara ad abbandonare la sua zona di comfort per vivere ciò che ha sempre sognato, e soprattutto essere ciò che ha sempre sognato di essere.


Walter si butta da un aereo in volo, scala montagne, corre per la sua vita e scende una montagna sopra un longboard. Di sicuro la mia parte preferita del film: una serie di scene spettacolari che sprigionano bellezza, vita e libertà da tutti i pori, accompagnati da una colonna sonora che sembra cucita sopra quelle montagne. In particolare consiglio di ascoltare Step Out di José Gonzàlez – io l’ho salvata nella mia playlist dopo il primo ascolto.



Finora tutto bene, ma per arrivare a capire il finale dobbiamo ricordare che vi è un intreccio secondario che tratta della relazione fra Walter e una collega, la quale sarà una preziosa alleata nella ricerca di Sean. Ecco il mio problema: non vedo proprio dove sia il motivo di riservare il finale del film a questa coppia… come se il coronamento del viaggio stesse nel bacio tra Walter e Cheryl.


E non sto dicendo che l’amore non giochi un ruolo importante nella vita delle persone, solo che non penso fosse il punto di questo film in particolare. O meglio lo era – l’amore c’entra sempre – ma non per una donna, semplicemente per la vita. Il viaggio di Walter Mitty è un viaggio alla ricerca di sé stesso, non alla ricerca di qualcuno che lo completi. Per questo, secondo me, gli scrittori hanno fatto in un punto così importante come l’epilogo un grave errore, per questo Walter Mitty va visto, ma il finale è da dimenticare: non tutti i film devono essere su un lui che trova una lei e viceversa, molto più spesso, nella vita, si tratta di trovare - o inventare - sé stessi.


Articolo a cura di: Arianna Roetta



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