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Orrore di me

La casa degli specchi dentro la nostra testa.


“Non puoi amare gli altri, se prima non ami te stessa” disse qualcuno una volta. Molti l’hanno definita come un’ovvietà, come se amarsi fosse intrinseco nella natura dell’essere umano. Volendo guardarsi attorno però, quello che la realtà ci presenta è ben lontano dal concetto di amare sé stessi, di volersi bene.


Molti di noi si detestano per come sono: eternamente insoddisfatti del proprio stile e del gusto personale, della propria media universitaria, del proprio hobby e del proprio lavoro. Ma c’è qualcosa che più di tutto ci frustra, perché cambia sempre ma mai come vorremmo noi: il nostro corpo. L’avvento di Instagram ha portato con sé un’onda di “perfezione”, che ha fatto sistematicamente aumentare la percentuale di giovanissime affette da disturbi alimentari come anoressia e bulimia, nonché gli zeri dei conti in banca dei chirurghi estetici di tutto il mondo.


Noi crediamo di farci del bene, ma la verità è che Instagram è il filtro dell’odio per eccellenza, celato dietro il viso di Bella Hadid: sia chiaro, io non sono arrabbiata con le modelle di Victoria Secret – ci mancherebbe – ma non mi piace che passi l’idea che l’unico corpo degno sia quello. Bombardate di modelle in pose perfette, con costumi perfetti, con fidanzati perfetti in ville perfette. E noi abbiamo orrore di noi, perché siamo imperfette. E più Instagram reinventa l’ideale di bellezza, più il nostro corpo sembra distaccarsene.


Cosa c’è dopo?


Le conseguenze negative di questo fenomeno non sono nemmeno quantificabili. Ho già citato i disordini alimentari: si stima che ogni giovane donna, in un’età compresa tra i 14 ed i 25 anni, abbia pensato almeno una volta di non mangiare o di vomitare quello che ha mangiato per non avere lo stomaco gonfio; di queste, una percentuale incorrerà in un disturbo alimentare nervoso che nei peggiori casi può portare alla morte. Molte giovani donne sviluppano un disordine mentale chiamato “disordine dismorfofobico del corpo”, che consiste nell’ossessivo tentativo di eliminare i difetti del proprio corpo o di ricercare continuamente difetti di esso, anche quando non sono presenti. Menzione d’onore devono avere anche le diete improvvisate, promosse dall’influencer di turno che aveva gli addominali ben prima di bere queste miracolose bevande.


Siamo sempre sotto attacco, come se la nostra intera vita dipendesse da quel jeans taglia 36 e anche se ci costa ammetterlo – ed io mi inserisco in questo gruppo per prima – anche se cerchiamo di non farci influenzare da tutte queste foto, se stiamo strette nei pantaloni dell’estate passata, ci si torce lo stomaco.


Perché sicuramente a Bella Hadid non succede.



Invece, secondo me, succede a tutte: tutte noi caschiamo in questo inganno, a causa del quale piuttosto vedere ciò che di bello siamo e possediamo, ci piace di più invidiare chi – apparentemente – ci sembra migliore di noi. È come se ogni donna che incontriamo fosse uno specchio diverso, nel quale con maestria scegliamo accuratamente quale parte di noi detestare prima.


Nel 2020 amarsi è difficile, ma lo è stato anche quando sulle passerelle c’erano Claudia Schiffer e Naomi Campbell o le pin-ups erano dipinte sui Caccia.


Io sono solo una giovane avvocatessa dei diritti delle donne, ma sono sicura quando dico che piuttosto che “per amare gli altri bisogna amare sé stessi”, scriverei che “per amare noi stesse, bisogna amare le altre”.


Articolo a cura di: Victoria Pevere



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