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Niente di nuovo sotto il colle / editoriale

29 gennaio 2022 - ore 20:55

«Papà alla fine hanno eletto Mattarella?»

«Si figliolo, finalmente!»

«Ma papà, il Presidente aveva detto che non era disponibile per un secondo

mandato, e poi aveva pure fatto il trasloco…»

«Non preoccuparti, non puoi capire, te lo spiegherò quando sarai più grande».

«Ma papà ho diciotto anni».

«Eh…si…lo so, sei troppo piccolo lo stesso».



L’aspetto più tragicomico della sceneggiata politica a cui abbiamo assistito in

quest’ultima settimana è racchiuso in questo breve e significativo dialogo: che

cos’è la politica oggi e come poterla spiegare alle nuove generazioni.


Già le nuove generazioni. Certo per noi giovani con 40 anni di esperienza, che

ci hanno permesso di conoscere più a fondo le miserie umane, nulla appare

fuori luogo ed insensato: Berlusconi che prova (seriamente) a candidarsi per

riscattare la sua immagine politica (e non solo) tenendo in scacco tutto il

centrodestra; Salvini che come un’Effimera cambia repentinamente idee e

scenari cercando di accoppiarsi, a secondo dell’utilità del momento, con il

partner di turno; Renzi che sentendosi Machiavelli dispensa consigli a destra e

a manca (non ho capito se più a destra o più a manca) non spostandosi troppo

dal suo (ego)centro; Letta che annaspa tra la sua indole di incallito mediatore e

il desiderio (ad oggi irrealizzabile) di farsi unico portavoce di un partito dalle

dc-niane correnti; Conte che è costretto a gestire un partito (ex movimento) in

erba e come tale soggetto all’irrequietezza e all’inesperienza della giovane età

e la Meloni sempre all’opposizione, da sola, forte di un apparente e

consistente consenso popolare che pensa di poter dettare legge in un

centrodestra che l’ha sempre snobbata (perché donna?) ecc. ecc.

Già, le donne! Quelle donne a cui il famoso teatrino della politica, tanto caro

all’uomo di Arcore da trasformarlo in politictrash-reality, ha riservato un atto

corposo, del copione andato in scena, dal titolo roboante: “Una donna

presidente”. Uno dietro l’altro i nomi delle blasonate signore sono stati silurati

senza pietà esponendo, tra l’altro, la seconda carica dello Stato ad uno

smacco istituzionale senza precedenti. Dobbiamo ammettere che almeno un

record questa politica ce lo ha regalato.


Una commedia che ha tenuto col fiato sospeso milioni (spero) di italiani, quegli

italiani nel cui nome questa politica perpetra le scempiaggini più scellerate, i

cui protagonisti si ergono a rappresentati del popolo italiano nella sua

interezza (senza distinzione di appartenenza) in quella narrazione demagogica che è ormai il caposaldo dell’azione politica: gli italiani vogliono…, gli italiani

sentono…, gli italiani hanno bisogno…, gli italiani percepiscono…


Invidio fortemente questi politici perché io non riesco a capire cosa vogliono

gli italiani, a stento e non sempre ci riesco con i miei figli. Non so per esempio

cosa vuole l’italiano Salvini (per i disinformati preciso che ha preso la

cittadinanza da qualche anno) e l’italianissima Meloni, il napoletano nato a

Milano (così si definì qualche anno fa) Berlusconi ed il padre della politica

moderna Renzi, il mite partigiano Letta e l’accademico Conte. Stando alle loro

parole perseguono tutti fortemente il bene degli italiani, di tutti gli italiani,

soprattutto quelli più in difficoltà che devono pagare le bollette, che devono

curarsi, che cercano lavoro, che vogliono studiare, che vogliono vivere in

sicurezza, che sperano di pagare meno tasse e troverete sui social tutte le altre

voci della solita tiritera comunicativa.


C’è da dire però che costantemente, questi italiani, propongono soluzioni

geniali, si impegnano con tutte le loro forze a risolvere i nostri problemi,

viaggiano su e giù per il Paese per farci coraggio nei loro comizi, promettono

investimenti e rilanci economici di ogni genere, propinano innovazione

tecnologica ed efficenza burocratica, e sempre sui social troverete tutte le altre

loro buone intenzioni.

Alla luce di ciò sento, introspettivamente, l’esigenza marzulliana di chiedermi:

cosa serve per mettere in atto tutti questi buoni propositi? Ed allo specchio mi

rispondo: competenza!


Ecco da italiano mi sento di chiedere a questa classe politica competenza!


La stagione delle olgettine e dei lenoni deve necessariamente essere archiviata

ed al più presto. E’ necessario fare uno scatto in avanti, puntare sulla

formazione culturale oltre che politica della classe dirigente del paese per far si

che il confronto dialettico si sposti dal palco della fiction politica all’arena della

vita di tutti i giorni. Insomma occorrono politici-politici e non politici-impiegati.

Se così sarà, in futuro, non dovremo più assistere ad una farsa come quella

appena andata in scena, dove il bis di Mattarella era ampiamente prevedibile

(su tale scelta, qualche politico-impiegato ha pensato - ovviamente - di più alle

proprie tasche che alle bollette degli italiani), come lo è altrettanto (salvo

eccezionali accadimenti) la rassegna delle sue dimissioni alla scadenza della

legislatura che libererà il presidente Draghi rendendolo disponibile a trasferirsi

da Palazzo Chigi al Quirinale. Ma forse…


«Papà cosa stai scrivendo?»

«Nulla amore mio, qualche appunto che ti regalerò nella speranza che possa

esserti utile per cercare di spiegare a tuo figlio che cos’è la politica».


Editoriale.




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