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Lo stretto di Messina è una discarica

Il famoso Stretto, purtroppo, è pieno di rifiuti: probabilmente, le prossime generazioni ci ricorderanno come gli uomini vissuti durante l'epoca della “geo-monnezza”. Infatti, secondo lo studio scientifico, condotto da un gruppo internazionale – coordinato dall’Università di Barcellona – e pubblicato sulla rivista Environmental Research Lettersda, la densità di spazzatura in certe parti dello Stretto di Messina supera addirittura il milione per chilometro quadrato. Per questo motivo, qualcuno ha parlato di “più grande discarica sottomarina al mondo”.



La discarica marina

La “striscia” di mare che separa “il Continente” dalla Trinacria è zeppa di rifiuti; non soltanto specchio d’acqua che divide – solo territorialmente, ma non per cultura – le città di Reggio Calabria e Messina, ma anche “culla” di auto, pneumatici, materassi e mascherine. Come è potuto succedere?

Purtroppo, la risposta è semplice e intuitiva. Spesso, le fiumare vengono adoperate – con estrema disinvoltura – quali vere e proprie discariche, luoghi nei quali liberarsi agevolmente di rifiuti ingombranti e non di rado pericolosi, che puntualmente giungono in mare in seguito alle piogge forti. E, quest’anno, piogge forti ne abbiamo viste davvero molte qui in riva allo Stretto.


Qualche tempo fa, anche i ricercatori del Cnr avevano portato alla luce una situazione di degrado inimmaginabile. Avvalendosi di alcune telecamere piazzate su un robot subacqueo, i ricercatori avevano scoperto la presenza di centinaia di rifiuti, vari per grandezza, materiale, tipologia e (probabilmente) provenienza. In particolare, alcuni quotidiani avevano approfondito la questione, svelando la presenza di qualche cucina, pronta per l’utilizzo – sicuramente da parte di qualche abitante degli abissi – con annesso mestolo e pentola.

Quanti pezzi?

In totale, i rifiuti vanno ben oltre i cinquemila pezzi, con riferimento a quelli identificabili, e la metà di questi presenta dimensioni oscillanti tra 10 e 50 centimetri. Secondo quanto rivelato, la concentrazione maggiore è sul versante siciliano, con un record di 200 rifiuti in 10 metri. Anche se il problema rimane comunque di entrambe le sponde.


Quali i più presenti?

Sicuramente, la plastica morbida, cioè le buste e i sacchetti di plastica, è la più presente, tanto da rappresentare più della metà dei rifiuti totali; anche la plastica dura, però, assieme ai materiali da costruzione, ai metalli, i tessuti, gli pneumatici, le mascherine, e in quantità più esigue legname, vetro, materiali non ben identificati e attrezzatura per la pesca.



Bilancio negativo

In definitiva, ciò che “emerge” non è per nulla confortante. I fondali sono diventati delle discariche, “lontane dagli occhi e lontane dal cuore”, quindi ritenute meno gravi e dannose. La maggior parte dei rifiuti giunge nei fondali perché trasportata dai fiumi, dal vento o, in altri casi, gettata volutamente in mare.

Inoltre, come già evidenziato, il tratto siciliano presenta una quantità maggiore di rifiuti, probabilmente a causa della maggiore pressione antropica e della differente morfologia del fondale, meno ripido di quello calabrese e quindi più soggetto al rischio deposito.


Articolo a cura di: Elenio Bolognese



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