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Liquidi fuori, solidi dentro

Nel linguaggio scientifico, secondo il vocabolario “Treccani”, “liquido” si pone in contrapposizione a “solido” e “aeriforme” in quanto indica un particolare stato di aggregazione della materia caratterizzato da un volume ben determinato e pressoché invariabile qualunque sia la pressione cui esso è sottoposto, ma non da una forma propria.



Anche il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman ci parla di liquidità, in riferimento alla società della globalizzazione, del consumismo e della precarietà post muro di Berlino. Per consumismo si intende una situazione dove l’uomo consumatore è in una perenne situazione di insoddisfazione materiale. La continua ricerca di soddisfare i propri bisogni è fine a se stessa e congruente al risultato finale. Ciò su cui si pone l’attenzione è il percorso che si compie nell’ottenere quest’ultimo, raggiunto il quale lo si perde di vista.


In che modo la definizione fisica abbraccia quella filosofica?


L’acqua allo stato liquido occupa i ¾ della superficie terrestre, formando oceani, mari, laghi, paludi, stagni, torrenti, fiumi, falde acquifere. L’epoca postmoderna ha toccato tutta la società creando caratteri comuni e riscontrabili dalla maggior parte della popolazione.


Il nostro corpo è costituito per il 60% da acqua e alla nascita essa ne costituisce quasi l’80% del peso corporeo, così come la sindrome consumista che si basa sulla “velocità, sull’eccesso, sullo scarto” si è fatta spazio nelle nostre vite fino a sostituirsi in alcuni aspetti. Scelta obbligata, sembra, anche se, mentre nel primo caso è la natura a decidere, nel secondo, è il tempo per scegliere che viene a mancare.


In “Modernità liquida”, Bauman scrive:


«affinché le aspettative restino vive, e nuove speranze riempiano prontamente il vuoto lasciato da quelle appena cadute in pattumiera e rottamate, il tragitto dal negozio alla pattumiera deve essere il più breve possibile e il passaggio dall'uno all'altra il più rapido possibile».


Le particelle allo stato liquido si dispongono in strati sovrapposti senza un ordine, come se scappassero da qualcuno o da qualcosa. Il postmoderno è caratterizzato dalla paura che rende indecisi e deboli, insicuri anche verso chi abbiamo accanto. L’identità risulta liquida poiché nasce dal terrore di non essere accettati da una società giudicante, al contrario del passato, le cui “grandi metanarrazioni” come l’Illuminismo, l’Idealismo ed il Marxismo avevano generato particelle certe, ferme e garanti di solidità.


L’uomo liquido è l’uomo che cerca la verità nell’individualismo e nel mettersi in mostra cambiando continuamente vestiario, interessi, attività. La perdita del sentimento di unità ha portato una “mercificazione dei sentimenti e delle azioni che è possibile riscontrare perfino nell’amore: il matrimonio, non solo molto meno durevole oggigiorno, è considerato “aggiustabile” e più elastico attraverso corsi, terapie, internet.


In “Amore liquido”, sempre Bauman scrive:


“Quando è pilotata dalla voglia, la relazione tra due persone segue il modello dello shopping e non chiede altro che le capacità di un consumatore medio, moderatamente esperto”.


Perciò, così come è possibile stimare il consumo medio di acqua di una persona a circa 220 litri, così la relazione è fatta per essere consumata sul posto ed una sola volta “con ogni riserva”.


Il consumismo è anche illusione. Nella società postmoderna tutto è visto come qualcosa di miracoloso ed in qualche modo speciale ed unico. Senza questo inganno il consumismo non funzionerebbe e la società stessa non saprebbe cosa fare, essendo schiava di questa situazione. Siamo su un’altalena che dondola all’infinito tra aspettative e realtà.


Per il filosofo viviamo in una società in continuo cambiamento, incapace di mantenere una singola forma e continuamente insoddisfatta, al contrario della società passata, definita solida: più resistente ma logicamente più sofferente di fronte ad una possibile rottura.


La società liquida invece vive di cose effimere e continue delusioni “di poco conto”...apparentemente: non cambia il volume, ma prende la forma del recipiente in cui è contenuta. Questo è ormai un dato di fatto, di fronte al quale però non bisogna abbattersi perché la liquidità permette il divenire ed il divenire incentiva il progresso. Ciò su cui dobbiamo porre la giusta cura è che si mantenga viva l’incomprimibilità che caratterizza questo stato di aggregazione: noi cambiamo ma devono rimanere solidi e saldi quei valori che ci rendono uomini.



Pur facendole cooperare, ritengo sia fondamentale che liquidità e solidità viaggino separate, in modo che possano utilizzare al meglio le loro singole proprietà come insegna il Principio di Archimede e affinché il “Cogito ergo sum” cartesiano non tramuti nel “Consumo, dunque sono” di Bauman. Siamo prima persone e solo dopo, clienti.


Articolo a cura di: Emanuela Braghieri



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