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“Liberté” nel 2021

Aggiornamento: 23 gen 2021

Inno di rinnovata speranza.


È il 23 giugno 2020, sono le otto del mattino, sorrido al messaggio di “Buona fortuna” di un’anima bella poco prima di spegnere il telefono ed entrare in aula. Mi sento al sicuro fra le pareti del liceo che mi ha accolta ogni mattina per ben cinque anni, ma trattengo qualche lacrima nel vedere che nessuno ha mai più girato le pagine del calendario, ancora fermo al mese di marzo 2020. Posso togliere la mascherina, ma non vedere il sorriso dei professori e di mia madre mi turba profondamente. Mi siedo davanti alla commissione: siamo tutti distanziati, c’è un forte odore di disinfettante e un brividino di nervosismo mi corre lungo la schiena, come se volesse risvegliarmi da un distacco emotivo che non mi appartiene.

Dopo aver intavolato un discorso sul tema del Viaggio nella letteratura, partendo dalla poesia “Il viaggio definitivo” del colosso spagnolo Juan Ramón Jiménez, mi soffermo sull’opera letteraria che, più di tutte, mi ha fatto vibrare il cuore durante e dopo la DAD:

Liberté” (Libertà) del “poeta partigiano” Paul Éluard.

Vi riporto qualche strofa.


«Sui miei quaderni di scolaro

sui banchi e gli alberi

sulla sabbia e sulla neve

io scrivo il tuo nome»

. . .

«Sulle dorate immagini

sulle armi dei guerrieri

sulla corona dei re

io scrivo il tuo nome»

. . .

«Su tutti i miei squarci d'azzurro

sullo stagno sole disfatto

sul lago luna viva

io scrivo il tuo nome»

. . .

«Sulle forme scintillanti

sulle campane dei colori

sulla verità fisica

io scrivo il tuo nome»


Si tratta di un magnifico elenco di fasi della vita, momenti vissuti e posti frequentati, su cui l’autore scriverebbe sempre il “suo” nome, rivolgendosi allo stesso soggetto, forse una musa o la donna amata. È la dedica d’amore che tutti sarebbero felici di ricevere. Dalla seconda metà in poi, i luoghi iniziano a farsi più oscuri, c’è sofferenza nei soggetti scelti da Eluard, si percepisce a pelle un ribaltamento della situazione. Le immagini evocate cessano di essere soavi e leggere; la bellezza della natura e dei colori lascia il posto alla disperazione, al disincanto della vita, alla morte e alla privazione, come recita di seguito:


«Su ogni mio infranto rifugio

su ogni mio crollato faro

sui muri della mia noia

io scrivo il tuo nome»

«Sull'assenza che non desidera

sulla nuda solitudine

sui sentieri della morte

io scrivo il tuo nome»


Sono gli anni della seconda guerra mondiale, che taglia violentemente quella pace sul filo del rasoio. Eluard scrive negli anni dell’occupazione tedesca di Parigi e del regime totalitario di Vichy al sud della Francia, diretto dal generale Pétain: sono tempi duri per i cittadini francesi, durissimi per chi si oppone e prende parte clandestinamente alla Resistenza. E poi, d’un tratto, la magia…il poeta rivela il “nome”:


«Sul rinnovato vigore

sullo scomparso pericolo

sulla speranza senza ricordo

io scrivo il tuo nome

E per la forza di una parola

io ricomincio la mia vita

sono nato per conoscerti

per nominarti


Libertà»


Dopo la pubblicazione, la poesia viene stampata sugli innumerevoli volantini che piovono dagli aerei delle potenze alleate. Le città francesi si inginocchiano davanti alla Libertà, stringendo i denti e continuando a lottare per essa. Il poeta ha ribadito più volte di voler scrivere, nell’ultimo verso, il nome della sua compagna, ma ha riconosciuto che non vi sia amore più grande di quello per la Libertà, il primo vero bisogno nella vita di ogni uomo.


Qualcuno si è sentito privato della libertà nel dover restare in casa per tutelare la salute di tutti, in un momento di tragica insicurezza, quando erano già andate a ruba le poche mascherine disponibili e si centellinava la bottiglietta di gel igienizzante dimenticata nel ripostiglio per anni. Sono stati mesi difficili, vissuti nello sconforto, aggrappati al presente per allontanare la precarietà del domani.

Alcuni ci hanno lasciato prima di quanto ci aspettassimo.

C’è chi oggi rischia più di altri ma ingoia la paura e va avanti, proprio come coloro che da un anno fanno il possibile per salvare chi viene aggredito dal nemico invisibile (mi rifiuto di chiamarlo col suo nome).


Se il 2020 ci ha “tolto” la libertà, il 2021 ci invita a riprendercela grazie a quelle menti geniali che, con le ricerche degli ultimi mesi, ci regalano una nuova opportunità, da cogliere al volo e con il cuore colmo della stessa fiducia con cui, tempo fa, infornavamo le nostre prime pizze home-made. I lenzuoli con su scritto “Andrà tutto bene” saranno realtà e tornerà la primavera che lo scorso anno abbiamo visto da lontano quando, affacciati alle finestre, cantavamo a gran voce per sentirci meno soli.

Torneremo ad abbracciarci e, perché no, a discutere nelle assemblee di condominio.

Torneranno i sorrisi che ora non ricordiamo.


E allora, che Libertà sia.


Articolo a cura di: Benedetta Pitocco



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