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Libertà: un cenno a Nietzsche

“In base a che cosa si misura la libertà, negli individui e nei popoli? [...] Ora vi dirò la libertà esattamente nel senso in cui io intendo la parola libertà: come qualcosa che si ha e non si ha, come qualcosa che si vuole, come qualcosa che si conquista. L’uomo libero è guerriero.


(F. W. NIETZSCHE, Crepuscolo degli Idoli)



La libertà è quella condizione antropologica per cui un individuo può, scegliendo lo strumento che ritiene più idoneo, autonomamente decidere di pensare, esprimersi e agire stabilendo di mettere in atto una qualsivoglia azione. La libertà, nell’accezione negativa del termine, coincide con l’assenza di costrizione da parte di qualunque autorità, imposizione o regola di condotta.


Nella storia il concetto di libertà assume letture differenti: politicamente nasce nell’antica Grecia ed è considerata la condizione essenziale – discriminando schiavi, donne e forestieri – per poter vivere nella polis, primo nucleo sociale, comunità-stato che dà valore alla democrazia; nel Medioevo la libertà – secondo una lettura in chiave cristiana – rappresenta la possibilità dell’uomo-creatura-divina di scegliere tra il bene e il male contraddicendo i sostenitori della Riforma protestante che ritenevano l’uomo non libero bensì assoggettato a Dio. Con l’Illuminismo, l’idea della libertà viene sublimata a condizione universale di tutti gli uomini, senza distinzioni di razza, sesso e classe sociale. Nel dicembre 1948 l’Assemblea Generale dell’ONU approva la Dichiarazione universale dei diritti umani: è il risultato di un lungo processo di riconoscimento delle libertà umane e dell’inalienabilità dei diritti civili, politici e sociali, i quali trovano piena realizzazione solo nell’indissolubile rispetto della dignità umana e della giustizia.


Per quanto ci si impegni a definire il concetto di libertà, ci si scontra con un’incongruenza di fondo: la libertà assoluta non esiste come concetto in sé ma fonda il suo valore solo se rapportato alle sue stesse limitazioni. A ben vedere sono proprio i suoi confini ad avvalorare il senso intrinseco del concetto. E l’uomo stesso si trova a doversi misurare con questa deludente certezza: il suo esistere comporta delle limitazioni, la sua condotta fonda dei vincoli, il suo operato costruisce regole. Ecco quindi che la riflessione sul concetto di libertà deve fare i conti con l’altrettanto indispensabile e illuminante concetto di necessità: essa invero rappresenta la contingenza in cui si valorizzano, si perdono, si limitano le stesse libertà individuali.


Tra i maggiori filosofi contemporanei Friedrich Nietzsche percorre, attraverso le sue opere, il tema della libertà dell’uomo: Umano, troppo umano, Genealogia della morale, L’origine della tragedia – dove opera la celebre distinzione tra spirito apollineo e spirito dionisiaco – e con l’opera sua più celebre, Così parlò Zarathustra, propone l’idea della libertà della vita e dell’accettazione della volontà di potenza. Egli ritiene che l’uomo è libero solo illusoriamente poiché determinato da una forza che, avendo natura vitalistica, non è razionalmente controllabile. Il cosiddetto sì alla vita in tutte le sue forme consiste infatti nell’affermare e accettare questa vitalità, base di ogni determinazione umana. Tutta la filosofia nietzschiana può essere intesa come un inno alla libertà individuale: i concetti più idealistici vengono traslati nel mondo cristiano e Nietzsche arriva a denunciare come il dogmatismo morale e religioso abbiano di fatto confinato l’uomo in quella che è soltanto l’illusione della sua libertà. È Zarathustra il profeta che annuncia una nuova verità: è necessario svincolarsi dalle menzogne millenarie che da secoli paralizzano la natura umana, serve emanciparsi da tutti quei codici morali che imprigionano l’essenza più profonda e a-razionale dell’uomo. La vera libertà consiste nel liberarsi dall’illusione stessa della libertà, smascherare la credenza in Dio come realtà condizionante l’agire umano: “Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: ―Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io!”. Per Nietzsche rimuovere Dio significa rinunciare alla trascendenza e alla necessità del dovere; l’oltreuomo dovrà poi prendere coscienza delle proprie possibilità, operare la c.d. trasvalutazione di tutti i valori morali e accettare a gran voce la vita terrena. È la nascita di un uomo nuovo, l’evoluzione del guerriero che si arma per liberarsi dalle illusioni e per fare della propria volontà una realizzazione: essere liberi significa volere ciò che la vita vuole affermandone ogni suo aspetto.



Spunti di riflessioni per una comprensione dell’attualità che oggi, più che mai, interroga il concetto di libertà nella sua constatazione più drammatica: libertà di chi e da che cosa, a nome e scapito di chi, in virtù di quali ideali...


Articolo a cura di: Lisa Bevilacqua



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