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Le impronte che lasciamo sul pianeta

Ogni attività antropica svolta sul nostro pianeta lascia traccia di sé, lascia un’impronta indelebile che si somma a tutte le altre esistenti da anni, aggiungendo anelli a una catena sempre crescente. Gli scienziati chiamano queste orme ‘Carbon, Nitrogen e Water footprint’.



Si tratta delle emissioni di carbonio e azoto e della quantità di acqua utilizzata nei processi produttividi ogni oggetto (dal materassino che usiamo al mare alla tv di casa) o alimento. Quantificarle è fondamentale per capire, da un lato, quanta anidride carbonica e azoto immettiamo nell’ambiente che ci circonda, dall’altro, quanta acqua sprechiamo e come possiamo ridurre il nostro impatto. Prima di associare alle emissioni un numero, è però fondamentale localizzarle per capire quali sono le fasi più rischiose della produzione e questo lo si fa tramite un sistema standardizzato e utilizzato internazionalmente detto LCA o Life Cycle Assessment, che in italiano potrebbe essere tradotto con ‘analisi del ciclo di vita’. Questo consente di monitorare le emissioni di gas serra valutando le materie prime dall’inizio del processo produttivo fino allo smaltimento degli scarti. Se ci riferiamo all’agricoltura, la Carbon Footprint ci dice, ad esempio, quanti gas serra vengono prodotti con ogni kg di carne, uova e latte, ma lo stesso vale per qualsiasi altro oggetto. I principali gas sono l’anidride carbonica e il metano, prodotto durante il processo digestivo di bovini, ovini e caprini; ma ve ne sono anche altri che concorrono in maniera minore all’impatto ambientale delle attività agricole nel mondo, come l’ossido nitroso e l’esafloruro di sodio. Tuttavia, ogni gas ha diversa capacità inquinante e ogni sistema produttivo, essendo differente dall’altro, ha le sue specifiche quantità di emissioni.


Le attività umane lasciano anche una Water Footprint e una Nitrogen Footprint, definite rispettivamente come il ‘volume totale di acqua dolce impiegata nella produzione o nel consumo di beni o servizi’ e le ‘emissioni azotate rilasciate nell’ambiente’.


Partiamo dell’acqua: nonostante l’immensa quantità di cui disponiamo nel pianeta, un’enorme quota di popolazione non ne ha abbastanza. Migliaia di persone muoiono ogni giorno a causa di carenza idrica, o per il mancato accesso a fonti di acqua sicure. Come prevedibile, l’aumento demografico degli ultimi 150 anni e l’industrializzazione dei processi produttivi hanno fatto sì che l’agricoltura, producendo una quantità sempre crescente di derrate alimentari, diventasse il principale responsabile del suo consumo giornaliero (circa il 70% dei consumi idrici del pianeta). Per determinare meglio l’acqua che utilizziamo, la classifichiamo in green water (acqua piovana o evaporata da suolo e colture), blue water (acqua di irrigazione) e grey water (acqua necessaria per ridurre gli inquinanti a livelli accettabili). L’impronta d’acqua può essere stimata in diversi modi, ad esempio calcolando l’acqua consumata o direttamente richiesta, senza considerare la domanda indiretta. Si può calcolare la produttività idrica, ovvero il rapporto tra beneficio netto ottenuto da beni e servizi e acqua utilizzata nella loro produzione, in modo da identificare le opzioni da adottare per un consumo più consapevole e sostenibile. Utile è anche conoscere i flussi di acqua virtuale, ovvero il volume totale di acqua dolce incorporata in un prodotto, che però non tiene conto del consumo indiretto che si ha lungo la catena di produzione.


Le emissioni azotate contribuiscono all’aumento dei gas serra e del particolato, in quanto l’azoto è un composto volatile che può finire nell’aria sotto forma di diossido di azoto o di ammoniaca, provocando piogge acide e inquinando, potenzialmente, le falde acquifere. Alcuni metodi per abbattere le emissioni sono rappresentati dal piantare alberi e foreste per bilanciare le emissioni di carbonio e diverse alternative allo spargimento dei reflui degli allevamenti in campo, come la produzione del biogas e l’elettricità ottenuti da liquami.


In conclusione, abbassare la Carbon, la Water e la Nitrogen Footprint significa migliorare l’economicità di ogni attività umana e favorirne la sostenibilità; sicuramente vi sono industrie che più di altre inficiano sul benessere dell’ambiente, ma non occorre concentrarsi solo sulla riduzione delle emissioni derivanti da queste, bensì progettare e portare avanti delle azioni in sinergia che consentano una convivenza ‘pacifica’ tra ambiente e processi produttivi.


Articolo a cura di: Mariangela Pirari

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