Le energie alternative alle fonti tradizionali
Per combattere il surriscaldamento e limitare le emissioni di CO2, è necessario sfruttare le energie rinnovabili e limitare lo sfruttamento di quelle tradizionali.

Chi non ha mai guardato in basso durante un volo notturno? Chi non ha mai visto la propria città da un’altura quando i lampioni sono accesi? È sempre suggestivo guardare le luci dopo il tramonto, sia che si tratti di immense metropoli come New York o Pechino, sia che ci si trovi in un piccolo paesino in provincia di Roma. Immaginiamo di osservare dallo spazio la metà terrestre in cui il sole è già calato: vedremo miliardi di luci accese. Sono il simbolo della nostra impronta indelebile sul pianeta Terra. La maggior parte di noi non ha avuto la fortuna di vedere dal vivo questo spettacolo, ma le immagini su Google ci forniscono una prova più che sufficiente. Anche se sono fotografie, in noi scatenano stupore e anche un po' di giusta invidia nei confronti degli astronauti.
Ma ci siamo mai chiesti quanto consumo energetico c’è dietro queste immense distese illuminate? Il discorso non si limita a questo ambito. Quando in inverno entriamo nell’ufficio dove trascorreremo le prossime 8 ore seduti a una scrivania, subito ci lamentiamo se sentiamo freddo e accendiamo pompe di calore o termosifoni al massimo della loro potenza. Ci chiediamo spesso come i nostri antenati siano potuti sopravvivere senza elettricità, riscaldamento, combustibili, cose che ormai fanno parte della nostra quotidianità. Ma perché anziché comprare litri e litri di gasolio, piuttosto non accendiamo un fuoco? La risposta è un po' scontata: di certo negli uffici non si può accendere un fuoco, come non lo si può fare in una banca, in un negozio di abbigliamento o a scuola. Così ci serviamo dei combustibili fossili e nucleari per riscaldarci e produrre plastica o vestiti, con conseguenze come il peggioramento della qualità dell’aria e le emissioni di gas serra. Tra i primi troviamo petrolio, carbone, gas naturale, vari tipi di idrocarburi, mentre i secondi derivano dall’uranio.
È una sorta di paradosso il fatto che queste sostanze siano così pericolose e allo stesso tempo indispensabili: da essi dipende gran parte delle nostre attività. Non è una notizia nuova il fatto che utilizziamo molta energia. Questo, tra gli studiosi, non desterebbe tanta preoccupazione se non fosse per il fatto che effettuiamo un consumo insostenibile. Ecco, l’energia che utilizziamo giornalmente (da https://www.worldometers.info/ ) : 467 milioni di MWh (Megawattora) totali di cui 397 milioni da combustibili fossili. Solo una parte deriva da fonti energetiche rinnovabili (FER): poco più di 1/6. Queste rappresentano una valida alternativa, poiché sono pulite, sostenibili, ricostituibili (il legno, ad esempio, può esaurirsi ma gli alberi possono essere ripiantati), se non infinite (come il sole). Provengono da risorse naturali e non inquinano: hanno tutte le carte in regola per diventare l’energia del futuro. Ne esiste un’ampia gamma, c’è l’imbarazzo della scelta: energia solare, eolica, oceanica, geotermica, idroelettrica, le biomasse. La conversione delle fonti rinnovabili in energia avviene in differenti modi a seconda della materia di partenza.
Il sole, che irradia il nostro pianeta, potrebbe consentirci di ricavarne un’enorme quantità. Possiamo sfruttarla grazie ai pannelli fotovoltaici o solari termici, che contengono un liquido scaldato dai raggi. Il calore prodotto può essere trasferito ad un serbatoio collegato ai tubi dell’acqua corrente, in modo da aumentare la temperatura di quest’ultima. Le correnti dei venti producono energia cinetica: sono influenzate dal sole, dalla rotazione terrestre e dalla temperatura. Noi siamo in grado di accumularla grazie a turbine e pale eoliche che simulano il funzionamento dei mulini a vento. L’energia geotermica origina dal calore naturale della terra grazie al decadimento di elementi quali uranio e potassio, qui ampiamente presenti. Possiamo notarne la manifestazione nei fenomeni quali geyser, soffioni e sorgenti termali.
La bioenergia (energia da biomasse), largamente utilizzata dalle industrie manufatturiere, deriva da piante e animali e permette di produrre calore e combustibili liquidi. I residui animali e vegetali, così come i rifiuti urbani biodegradabili o il metano prodotto dallo smaltimento di altri rifiuti organici, vengono consumati per ottenere energia dapprima termica e poi elettrica. L’energia idroelettrica è riconducibile, come quella eolica, alla funzionalità dei mulini al vento. L’energia cinetica dell’acqua diviene elettrica grazie alle dighe, che ci consentono di canalizzarla in bacini e poi nelle turbine. Nelle centrali di accumulo (energetico) ‘ad acqua fluente’, la rotazione di queste ultime viene alimentata proprio dalla velocità del flusso idrico. Infine, l’energia oceanica (o marina) ha origine dal moto di onde, correnti e maree e diviene elettrica grazie ad appositi generatori. Tuttavia, gli oceani possono produrre anche energia termica, poiché i raggi solari riscaldano la loro superficie.
Articolo a cura di: Mariangela Pirari