Le Distillerie Lussurgesi tra passione, tradizioni e progetti ambiziosi
A Santu Lussurgiu, borgo sardo di 2300 abitanti, tra le mura di un’ex officina nascono nel 2003 le Distillerie Lussurgesi, risultato dell’ambizioso progetto di portare avanti una storica usanza per restituirle, almeno in parte, il posto che anni fa aveva nella vita quotidiana. Il signor Carlo Pische, proprietario dell’azienda, mi racconta la sua esperienza con molto entusiasmo.

Santu Lussurgiu vanta una lunga tradizione nella distillazione. Oltre a portare avanti quest’usanza, quali obiettivi vi ponete?
Uno degli obiettivi principali è stato quello di riprendere una tradizione importante che mancava da oltre cento anni dagli scaffali sardi, un forte attaccamento a quest’usanza, la voglia di riportarla in vita e una forte identità. Per me, che sono un ex meccanico, è stata una bella sfida far sì che venisse rivalutata. Abbiamo iniziato con la storia e la tradizione locale, poi ampliato con le tradizioni dell’isola, producendo liquori e grappe sarde, cercando di darle una veste più moderna, di innovarle e di rappresentare con i nostri prodotti l’intera Sardegna.
Quando e com’è nata la distilleria?
Girando per le cantine di Santu Lussurgiu. Le visitavo spesso con qualche amico e la madre di uno di loro produceva acquavite, formaggi e salumi. Così mi sono reso conto che nel paese abbiamo un saper fare non fruibile a tutti e da lì è nata l’idea di riprendere la tradizione. Partendo dall’acquavite, mi sono messo in gioco lasciando la mia attività anche se non avevo mai distillato prima.
La produzione spazia da diversi tipi di liquori e distillati fino ad arrivare ai dolci che richiamano il guato dell’acquavite: come si inseriscono i prodotti nel mercato sardo, italiano e mondiale?
Copriamo il mercato sardo, poco quello nazionale e siamo presenti negli Stati Uniti, sia in Ohio che in Illinois. In Europa abbiamo clienti in Germania e Francia, in Italia vendiamo solo a Milano perché funziona più il mercato industriale, e noi, essendo una piccola azienda dove la manodopera incide molto sul prodotto finale, non siamo competitivi. Allora lavoriamo su una comunicazione diversa: sulla storia, sulla tradizione e sulle emozioni per compensare la differenza di prezzo.
Che differenze ci sono nel modo odierno di produrre i distillati, rispetto al passato?
Praticamente nessuna, nel tempo è cambiata la conoscenza ma le macchine sono identiche: l’alambicco è lo stesso di cento anni fa, è un contenitore utilizzato per fare vapore alcolico. Sono cambiati solo i metodi post distillazione, i metodi di filtraggio, conciatura e di preparazione dell’acquavite.
L’etichetta ‘feminas de judu’ che si legge in alcune bottiglie di mirto, celebra le donne. Come mai avete scelto questa frase? Avete altri motti cui ispirate il vostro lavoro e la vostra passione per la distilleria?
Assolutamente sì. Per via della storia locale per noi è un omaggio dovuto alle donne lussurgesi, in quanto madri, compagne di vita, lavoratrici e sostegno economico all’uomo impegnato in campagna. Anche se affaccendate in casa, si occupavano della distillazione e del formaggio, il casizolu di Santu Lussurgiu, un fiore all’occhiello della nostra produzione casearia. “Feminas de judu” vuol dire donne di valore: abbiamo raccontato la donna con l’abito tipico di metà Ottocento, una figura antica ma non pacchiana, un simbolo storico e culturale. Ma è un omaggio alle donne in generale. Abbiamo in progetto un altro percorso dedicato alle figure importanti della Sardegna, a quelle che ci danno orgoglio, per restituire ai sardi l’orgoglio di avere avuto persone che in passato ci hanno fatto sentire importanti.
Cosa le è rimasto della recente partecipazione delle distillerie al Vinitaly di Verona? Vi è capitato di prendere parte ad altri eventi simili?
Le fiere sono molto costruttive e parteciparvi è un modo di confrontarsi sulle aziende, sul prodotto e sul packaging. L’azienda è nata nel dicembre 2003 e già nel 2004 abbiamo partecipato al Vinitaly in un concorso internazionale di packaging, vincendo il primo premio. Abbiamo vinto da poco un premio d’argento, sempre al Vinitaly in un altro concorso sul packaging e a Lione abbiamo ricevuto la medaglia d’argento sul timo. Per noi le fiere sono un bagno di novità e stimoli.

Ci avviciniamo adesso al tema dell’imprenditoria. Quali sono le difficoltà che si hanno nel portare avanti un’azienda in Italia al giorno d’oggi?
La piccola-media impresa è molto penalizzata e la Sardegna è già isolata di per sé. Ci sono tante microaziende che hanno difficoltà a essere competitive sul mercato nazionale. Bisognerebbe crescere ma a noi mancano le energie. Siamo in un borgo piccolo, non a Cagliari e questo in qualche modo ne riduce la potenzialità. Siamo nati con un percorso di nicchia che non ci permette di fare grandi numeri, le nostre difficoltà sono soprattutto logistiche. Stiamo cambiando sede perché non possiamo più aumentare la produzione e abbiamo trovato un vecchio caseificio, una struttura più grande che però non potrà permetterci di essere un’industria.
In che modo vorreste ampliare la vostra clientela?
Miglioreremo la comunicazione sul web. Stiamo realizzando un nuovo sito dove uno schermo racconterà l’azienda con delle foto, un pulsante permetterà di acquistare e un altro consentirà di raccontare il territorio e la storia locale. Il turista non viene solo per noi ma anche per stare sul territorio. Ci sarà un’area per le visite esperienziali e la regalistica dove abbineremo ai nostri prodotti anche gli oggetti dell’artigianato locale. Il discorso è ancora più emotivo, più identitario e più sardo. Il progetto è quello di offrire al turista delle camere, escursioni in bicicletta e visite guidate. Vorremmo potenziare il turismo ma offrendo dei servizi, permettendo ai visitatori di andare via arricchiti.
Ringrazio Carlo per la disponibilità, le piccole realtà che con passione riescono ancora a raccontare i segreti delle tradizioni sono un bene molto prezioso per non dimenticare l’origine identitaria delle nostre radici.
Ecco il link delle distillerie, nel caso abbiate voglia di un brindisi tipico!
https://distillerielussurgesi.it/
Articolo a cura di: Mariangela Pirari