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Latte, calcio e vitamina D, quello che c’è da sapere per mantenere in salute le nostre ossa

Il latte è uno degli alimenti più discussi degli ultimi anni. A riguardo, infatti, sono nate diverse linee di pensiero che si schierano a favore o contro. C’è gente che lo apprezza per i contenuti nutrizionali, e chi è invece è del tutto contrario al suo consumo.


Dal punto di vista biologico, il latte è una secrezione ghiandolare prodotta dalle mammelle di tutte le femmine di mammifero, e ha come finalità quella di svezzare i piccoli. Essendo un alimento costituito principalmente da lipidi, proteine e sali minerali si rivela ottimale ed essenziale per il divezzamento dei neonati, specie nei primi mesi di vita.


L’uomo è l’unico dei mammiferi che per ragioni culturali, sopratutto nei paesi occidentali, continua a consumarlo anche dopo lo svezzamento. Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale il consumo di latte è notevolmente aumentato. Si tratta di un periodo storico in cui le risorse alimentari erano limitate e le condizioni igieniche della popolazione erano ridotte, per cui avere la possibilità di consumare del latte durante la giornata, si rivelava una condizione di vitale importanza.


Oggi sappiamo che ci sono anche delle condizioni per le quali il consumo di latte può portare a degli eventi sfavorevoli, come intolleranze e problemi di digeribilità. Nel periodo neonatale l’individuo produce a livello enterico grandi quantità di un enzima chiamato lattasi. Si tratta di una molecola in grado di degradare il lattosio , lo zucchero presente nel latte, e che quindi consente in maniera ottimale la sua digestione. Purtroppo con il progredire dell’età, l’enzima viene prodotto in quantità minore, soprattutto quando il consumo di latticini non è più frequente. È una condizione che porta alla la cosiddetta intolleranza al lattosio, che insieme alla celiachia, è una delle poche intolleranze alimentari, che ad oggi è possibile diagnosticare con grande attendibilità.


In molti sapranno quanti disagi comporta quest’intolleranza, specie in un paese come l’Italia, ricco di pietanze che hanno come protagonista il latte o i suoi derivati, pensate alla mozzarella ad esempio. La ridotta produzione di lattasi, limita la digeribilità del latte, in quanto le molecole di lattosio vengono solo in parte digerite. Il lattosio che non viene aggredito dall’enzima, essendo osmoticamente attivo, richiama acqua a livello enterico, e nel giro di poco tempo questo evento comporta fenomeni diarroici.


Spesso siamo indotti dalle pubblicità o anche dai medici a consumare latticini in grandi quantità , perché ricchi di calcio, un minerale di grande importanza che ci permettere di mantenere la struttura delle nostre ossa. È un argomento che riguarda particolarmente le donne in menopausa, che per ragioni ormonali sono costrette ad controllare il fabbisogno di calcio al fine di prevenire l’indebolimento osseo. Ad oggi quello che le evidenze scientifiche affermano è che il calcio riesce a prevenire l’osteoporosi a patto che il suo fabbisogno giornaliero sia coperto (1g al giorno).



Tutto il calcio che viene introdotto in eccesso invece è superfluo e può compromettere l’assorbimento di altri minerali altrettanto importanti al nostro organismo. Inoltre, se latte e derivati vengono consumati in grandi quantità l’eccesso proteico che ne deriva porta alla formazione di acidi organici, i quali per essere smaltiti con le urine, necessitano la mobilitazione del calcio depositato nelle ossa. Se in quantità moderate latte e latticini ci consentono di raggiungere il fabbisogno di calcio giornaliero, quando eccessivo il loro consumo può portare ad un bilancio nullo o negativo: è maggiore il calcio che verrà eliminato con le urine rispetto a quello che verrà depositato nelle nostre ossa. C’è da aggiungere inoltre che i latticini, specie quelli stagionati, contengono notevoli quantità di grassi saturi non proprio salutari per il nostro organismo.


Ma quindi se non consumiamo il latte come possiamo mantenere in salute le nostre ossa?


Per fortuna non solo il latte e i derivati riescono a garantirci un buon apporto di calcio, infatti ,al di la degli integratori, ci sono altri validi alimenti che ci posso aiutare a rispettare il fabbisogno di questo minerale. Tra gli alimenti di origine vegetale ci sono le noci, le mandorle, i cavoli ed i legumi, anche se in essi la biodisponibilità (quantità che effettivamente viene resa disponibile all’organismo) del calcio è ridotta rispetto a quella dei latticini. Un altro alimento che spesso non ci si aspetta è l’acqua.

L’acqua? Ebbene si, nonostante la sua limpidezza, l’acqua è un serbatoio di molti minerali, tra cui il calcio. Esistono delle acque che ne apportano una quantità tale da ricoprire una buona parte del suo fabbisogno giornaliero.


Un fattore molto importante, di cui non si è spesso a conoscenza, è il ruolo fondamentale che la vitamina D svolge nella fissazione del calcio nelle ossa. Infatti la sua attività favorisce un maggiore assorbimento del minerale dagli alimenti che assumiamo. Basterebbe qualche minuto al giorno di esposizione dei nostri palmi delle mani alla luce solare per poter aumentare la sua attività.


Quindi meglio consumare o evitare il latte?


Consumare il latte non è indispensabile per il nostro organismo, anzi, con il progredire dell’età a causa della sua scarsa digeribilità può comportare instabilità intestinali. Però, come abbiamo visto, se consumato con moderazione può garantire una buon apporto di calcio. Infine, c’è da dire che,per gli intolleranti che non vogliono perdere il gusto del latte o di una buona mozzarella sulla pizza c’è sempre la possibilità di scegliere un prodotto delattosato.


Articolo a cura di: Vittorio Porretta


Le informazioni presenti in questo articolo non sostituiscono le istruzioni e i consigli del proprio medico. Per ulteriori informazioni o chiarimenti rivolgiti al tuo medico di famiglia o ad uno specialista.



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