La violenza del regime comunista di Pol Pot
Il 19 maggio 1925 nella provincia di Kompong Thom, in Cambogia, nacque Saloth Sar, che la storia conoscerà tragicamente come “Pol Pot”, uno di quegli uomini il cui nome sarà destinato ad essere sinonimo di crudeltà e perversione.
La prima parte della sua vita fu caratterizzata da agio e ricchezza; la sua era una famiglia dell’alta borghesia, molto facoltosa, al punto che per lui fu possibile, nel 1950, trasferirsi in Francia per motivi di studi. Il soggiorno francese rappresenta l’inizio della “carriera politica” di Pol Pot, perché proprio lì iniziò ad avvicinarsi all’ideologia comunista e frequentando il “Circolo Marxista Khmer”.

Velocemente scalò le gerarchie del circolo comunista e il suo impegno politico si fece sempre più assiduo, arrivando ad iscriversi al Partito Comunista Francese e prendendo parte a numerose iniziative che appoggiavano le lotte anticolonialiste dei Viet Minh nell’Indocina Francese, di cui la Cambogia faceva parte.
Nel 1953, dopo tre anni trascorsi in Francia, tornò in Cambogia a causa dei suoi scarsissimi risultati accademici dovuti al costante impegno politico. La Cambogia era impegnata in una guerra insurrezionale di matrice comunista, insieme a Vietnam e Laos, contro la Francia che aveva colonizzato quei territori. Al suo ritorno in patria Pol Pot decise di unirsi al movimento dei Viet Minh e nel 1954 la Francia fu costretta ad abbandonare l’Indocina.
Molti esponenti del partito insurrezionale si trasferirono in Vietnam, mentre Pol Pot rimase in Cambogia e contribuì a fondare il Partito Rivoluzionario del Popolo Khmer, i cui membri passarono alla storia come “Khmer Rossi”.
Il re Norodom Sihanouk abdicò, fondò un partito e indisse elezioni; sfruttando la sua popolarità ed anche qualche minaccia, Norodom Sihanouk vinse le elezioni, abolì tutti i partiti di opposizione e si proclamò presidente a vita. Iniziò una caccia ai rivoluzionari che costrinse Pol Pot e i suoi Khmer Rossi a vivere clandestinamente per 12 anni fino a quando, con l’appoggio della Repubblica Popolare Cinese, iniziò una rivolta contro il governo.
Ma il vero motivo per cui Pol Pot riuscì a prendere il potere fu la famosa “guerra del Vietnam”.
I Viet Cong, sorti in contrapposizione al governo filoamericano del Vietnam del Sud, furono costretti a ritirarsi in Cambogia e ad istituire lì le proprie basi militari, a causa dei raid aerei statunitensi, che appoggiavano il Vietnam del Sud. Dopo svariati tentativi, mai coronati da successo, da parte di Nixon di convincere Sihanouk a scacciare i Viet Cong dalla Cambogia, gli USA organizzarono un colpo di Stato e instaurarono un governo fantoccio, con a capo il generale Lon Nol, ex braccio destro di Sihanouk. Tuttavia, nemmeno questa mossa riuscì a scacciare i Viet Cong dalla Cambogia e gli USA iniziarono a bombardarla, costringendo i contadini a spostarsi dalle campagne alla capitale Phnom Penh.
Il caos che affliggeva Phnom Penh, i bombardamenti americani e l’appoggio dell’ex presidente Sihanouk, furono tutti elementi che favorirono l’ascesa al potere di Pol Pot che avvenne nel 1975 con la caduta della capitale e la fuga di Lon Nol negli USA. Dopo aver completato la rivoluzione, nel 1976, fu istituita la Repubblica Comunista di Cambogia con Khieu Samphan presidente e Pol Pot primo ministro, nominato il 13 maggio 1976.
Il primo provvedimento di Pol Pot fu l’evacuazione coattiva della capitale Phnom Penh costringendo due milioni di Cambogiani a lavorare nei campi in condizione di schiavitù totale, iniziò la rifondazione comunista e contadina che aveva progettato e che portò alla morte di circa due milioni di persone, ¼ della popolazione cambogiana. Gli intellettuali furono visti con disprezzo, al punto che bastava portare gli occhiali senza essere iscritto al partito per essere considerato tale ed essere ucciso. Tutte le opere frutto del pensiero occidentale furono distrutte (automobili, elettrodomestici, attrezzature mediche); fu abolita la proprietà privata, bandita la moneta, chiuse tutte le scuole e bruciati tutti i libri. I medici che avevano studiato in Occidente furono perseguitati, costretti ai lavori forzati o uccisi e al loro posto vennero assunti medici privi di qualsiasi competenza necessaria. I portatori di handicap considerati parassiti e uccisi solo per il fatto di non poter lavorare. Chi veniva scoperto a rubare cibo per la fame patita veniva picchiato e ucciso, qualsiasi reato aveva come punizione la tortura e l’uccisione, i reati meno gravi prevedevano una morte istantanea, quelli più gravi una morte lenta in seguito a barbare torture che non risparmiavano nemmeno i bambini.
Pol Pot morì in circostanze misteriose nel 1997, dopo anni di latitanza durante i quali aveva fatto perdere le sue tracce e poco prima di essere giudicato per i suoi reati. Questa tragica storia insegna che i genocidi commessi da uomini al potere non sono frutto di ideologie di destra o di sinistra, ma sono frutto di menti fanatiche e perverse.
Articolo a cura di: Antonino Cuppari