La storia dell’articolo 7- Parte 2
Con l’avvicinarsi della guerra e la nuova intesa tra Italia e Germania, i rapporti tra Stato e Papato mutarono presto. Nel 1938 Mussolini introdusse le leggi razziali e intraprese nuovi scontri sull’interpretazione del ruolo e l’attività dell’Azione Cattolica, sancendo il definitivo fallimento dell’assorbimento ideologico del cattolicesimo nel fascismo.

Durante la guerra, la Santa Sede, anche se obbligata a mantenersi neutrale dai Patti, operò intense attività diplomatiche e umanitarie. Ad esempio, sono noti gli innumerevoli episodi di assistenza da parte della Chiesa verso gli ebrei perseguitati e, quando questi ultimi subirono un violento rastrellamento a Roma nel 1943, Pio XII ordinò di ospitare e nascondere i perseguitati. La fine del conflitto e la caduta del fascismo, portarono dopo la caduta del governo Parri, alla suddivisione della scena politica italiana in due schieramenti opposti: da una parte la Democrazia Cristiana (emanazione del vecchio Partito Popolare) e dall’altra il Partito Comunista.
Nel 1947, durante il processo di stesura della Costituzione, si riaccese il dibattito sulla natura dei rapporti tra Stato e Chiesa Cattolica. La Democrazia Cristiana si fece portavoce durante l’Assemblea Costituente, del ruolo che i cattolici avevano svolto e continuavano a svolgere nella società. Naturalmente i partiti politici sotto la guida del PC, non si trovavano d’accordo. Fu l’impegno diplomatico di Giuseppe Dossetti, giurista e teologo italiano, a mettere d’accordo i maggiori esponenti dei due schieramenti. Egli era convinto infatti che per la costruzione di un nuovo ordinamento democratico fosse necessario l’appoggio della Chiesa. Di questo era consapevole anche Togliatti, leader del Partito Comunista, che era animato dalla volontà di mantenere la pace religiosa in un paese che di pace ne aveva assolutamente bisogno. Inoltre, Togliatti non voleva perdere le condizioni di collaborazione con De Gasperi e la DC, faticosamente raggiunte nel 1945.
In questo modo l’articolo formulato da Dossetti fu approvato con 350 voti a favore e 149 contrari. Tuttavia negli anni successivi non si produsse quell’avanzamento democratico auspicato da Dossetti. Bisognerà aspettare il Concilio Vaticano II perché la Chiesa proceda a un “aggiornamento”. Questo evento fu infatti il punto di svolta che diede il via a numerosi nuovi accordi tra Stato e Chiesa e alla rinuncia di alcuni diritti legali da parte della Chiesa. Grazie a questa apertura alla dimensione civile di Papa Giovanni XXIII e del suo successore Papa Paolo VI, fu possibile raggiungere 147 nuovi accordi, tra cui la legge sul divorzio (1974), quella sull’aborto (1981) e quella sulla fecondazione assistita (2005).
Di estrema importanza fu la condivisa revisione del Concordato del 1929 conclusa dal governo Craxi nel 1984. Il nuovo concordato sancì l’abbandono della religione cattolica come religione di Stato, la piena libertà della Chiesa Cattolica, il ridimensionamento del carattere sacro della città di Roma, la limitazione dei privilegi fiscali agli enti religiosi, il controllo da parte dei tribunali italiani dei matrimoni e dei divorzi, il carattere non obbligatorio dell’insegnamento della religione cattolica e altro ancora. Nello stesso tempo la sopravvivenza di molti punti scottanti, come l’8 per mille e la retribuzione statale degli insegnanti di religione cattolica nella scuola pubblica, portarono lo stesso Papa Giovanni Paolo II ad affermare che l’Italia goda di una laicità molto “condizionata”.
Articolo a cura di: Giacomo Sabbatini
Fonti bibliografiche:
Art.7, Daniele Menozzi, Carocci editori, 2017.
Chiesa e Stato in Italia. Dall’Unificazione ai giorni nostri, A.C. Jemolo, Einaudi, Torino, 1981.
L’interesse superiore. Il Vaticano e L’Italia di Mussolini, L. Ceci, Laterza, Roma-Bari 2013
Siti internet:
https://www.nascitacostituzione.it/introduzione.htm Resoconto della seduta del 25 marzo 1947 dell’Assemblea Costituente.