La stagione delle allergie: cosa sono e possibili soluzioni offerte dalla Ricerca
Alle porte di una primavera insolita, come ogni anno, il nostro emisfero si prepara a rinascere in colori, profumi e nuove temperature. Se da una parte la stagione primaverile è attesa da molti come preludio di un’imminente estate, per altri soggetti è temuta e malvista.
Il nostro mondo ci regala sapori e profumi che un intricato sistema fisiologico converte all’interno del nostro corpo. Ma cosa succede quando il nostro organismo ha una reazione eccessiva nei confronti di ciò che ci circonda?

Oggi parliamo di allergie, o meglio reazioni allergiche, che avvengono quando il sistema immunitario reagisce eccessivamente a fattori generalmente innocui. Milioni di persone al mondo sono affette da almeno un’allergia rendendo questo tipo di problema non molto raro ma allo stesso tempo vario e da non sottovalutare.
L’allergene, cioè l’agente che il nostro corpo non riconosce ed attacca può essere contenuto nel polline o nella polvere, quindi entrare nell’organismo tramite inalazione, nelle muffe, negli animali o nelle punture d’insetti o ancora in una vastissima quantità di tipi di cibo, dai meno ai più comuni.
A seconda della provenienza, l’allergene viene a contatto con il nostro corpo tramite ingestione, inalazione, tatto o iniezione. L’allergene viene erroneamente etichettato come pericoloso quando entra in contatto con l’organismo di una persona allergica scatenando una reazione solitamente sintomatica che prevede, l’insorgere di una risposta immunitaria tramite il rilascio di anticorpi e vari tipi di sostanze chimiche che il nostro sistema immunitario utilizza per difendersi.
La sintomatologia più comune, quando si parla di allergia, dipende sicuramente dal tipo di quest’ultima. Una delle sostanze rilasciate dal nostro corpo per combattere l’allergene è l’istamina.
L’istamina è uno dei mediatori chimici dell’infiammazione e tra i vari ruoli ricopre anche quello di neurotrasmettitore. Questa sostanza è immagazzinata nelle cellule specializzate del nostro sistema immunitario come negli eosinofili, nei granuli delle piastrine, dei mastociti o dei basofili (elementi figurati del sangue). Il rilascio di questa sostanza, che avviene a seguito del legame tra l’allergene ed uno specifico recettore provoca una serie di sintomi tipici delle reazioni allergiche: starnuti, asma, lacrimazione, eruzioni cutanee, problemi intestinali, mal di testa, ipotensione e nei casi più gravi anche anafilassi.
La soluzione più comune e anche più efficace è la terapia farmacologica con antistaminici, farmaci che agiscono bloccando l’istamina e che evitano la maggior parte della sintomatologia.
Spesso esistono correlazioni tra diversi tipi di allergie, ad esempio varie proteine contenute nei cibi sono simili a parti del polline che scatenano le allergie. Per questa ragione, ad esempio, chi è allergico alle graminacee (10-15% della popolazione) sviluppa sensazioni di prurito alla bocca e gola quando mangia pomodori, cetrioli o una fetta di melone!
Le allergie, oggigiorno, vengono ampliamente studiate e i meccanismi che le scatenano sono sempre più chiari.
Uno dei metodi diagnostici più ampiamente diffusi e più efficaci è lo Skin Prick Test, un esame innocuo e fondamentale che serve ad individuare le cause di un’allergia alimentare o respiratoria. Questo esame prevede l’utilizzo di singoli allergeni concentrati, conservati in piccole boccette, che vengono messi separatamente a contatto con la cute dell’avambraccio del paziente che viene successivamente punta favorendo la diffusione dell’estratto nel derma. L’esito viene dichiarato positivo se, dopo alcuni minuti, nell’area del contatto compare un piccolo rigonfiamento.
La ricerca scientifica, come anticipato, sta facendo passi da gigante negli ultimi anni anche in questo campo, in particolare riguardo le allergie alimentari che spesso riguardano i bambini e che purtroppo, talvolta, possono rivelarsi fatali. Uno dei più importanti centri di ricerca Australiani, il Murdoch Research Center ( https://www.mcri.edu.au/ ) ha avviato diversi studi concentrandosi nelle prime fasi sulla allergia alle arachidi (una di quelle con maggiore incidenza e rischio di complicazioni). Il fine è quello di combinare gli allergeni delle arachidi a probiotici facendo scaturire una reazione di tolleranza invece che una reazione allergica da parte dell’organismo dei pazienti. Gli effetti? Oltre l’80% dei bambini che hanno preso parte allo studio e ricevuto il trattamento con i probiotici hanno sviluppato una tolleranza che ha permesso loro di consumare cibi contenenti arachidi.
Questo primo passo, seppur molto promettente, rappresenta solo l’inizio di un cammino ancora assai lungo che si spera possa portare ad ottimi risultati risolutivi.
Come in tutti i campi, anche in quello scientifico “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Basta avere fiducia e pazienza!
Articolo a cura di: Marco Terrana
Le informazioni presenti in questo articolo non sostituiscono le istruzioni e i consigli del proprio medico. Per ulteriori informazioni o chiarimenti rivolgiti al tuo medico di famiglia o ad uno specialista.