La snervante attesa per “DONDA” sarà ripagata?
Edit: Scorri fino alla fine dell’articolo per una sorpresa.
A distanza di pochi giorni dal terzo listening party di Kanye West targato “DONDA” sorge ormai spontanea una domanda: ne varrà davvero la pena? Prima di rispondere a questo interrogativo però, riavvolgiamo il nastro, in modo da rinfrescarci la memoria a proposito della travagliata storia editoriale e compositiva del decimo album in studio del rapper di Chicago.
Che i fan di Ye (diminutivo con cui è universalmente noto e che sembra possa diventare a breve anche il suo nome ufficiale – sostituendo “Kanye West”) siano stati abituati ai continui ripensamenti dell’artista circa le sue opere – e alle conseguenti manovre di marketing estrose – è storia nota, basti pensare al celebre “The Life of Pablo”: di certo non un instant classic, ma ampiamente apprezzato e rivalutato da critica e pubblico per la sua chiave di lettura frammentaria, svelatasi anche attraverso diverse riedizioni e l’aggiunta di nuove tracce di pregio dopo la release ufficiale dell’album. Forse, tuttavia, l’aria che si respira in questo caso appare ben diversa.

Il nuovo progetto di uno dei maggiori rivoluzionari del genere, capace di spodestare la corrente gangsta-rap che caratterizzò primariamente l’hip hop sino ai primi anni 2000, sembra spostare il centro dell’attenzione dalla musica in sé e per sé ad una inedita forma di spettacolo. Non si tratta più, semplicemente, di beffare il pubblico con continui ritardi, costringendolo ad assistere passivamente e coltivandone l’hype, piuttosto di coinvolgere i più affezionati e non solo nella parte finale del processo creativo. Dopo la pubblicazione dei singoli dell’anno scorso “Wash us in the Blood” (con la partecipazione di Travis Scott) e “Nah Nah Nah” (con la partecipazione di DaBaby e recentemente rimosso dalle piattaforme di streaming, probabilmente a causa delle sue dichiarazioni a dir poco sgradevoli sulla comunità LGBTQ+ e sull’AIDS) West sembra aver cambiato completamente rotta, proponendo nell’estate 2021 un listening party che apre le porte alla sua nuova epopea intitolata in onore dell’omonima madre scomparsa, Donda West.
Inizialmente, i fan (poveri illusi!) si aspettavano che questa premiere aperta a tutti –poiché trasmessa in diretta su Apple Music in contemporanea allo svolgimento al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta – sarebbe stata immediatamente seguita dalla pubblicazione della decima fatica di Ye. Eppure, così non è stato. West si è infatti rinchiuso per due settimane nello stadio, rendendolo a tutti gli effetti la sua dimora temporanea, per migliorare la versione di DONDA precedentemente ascoltata dal pubblico. Il tutto lanciando messaggi criptici attraverso un account instagram nuovo di zecca, che da un mese a questa parte non vede altro che Kanye pubblicare e cancellare repentinamente post dal dubbio significato (alcuni avevano lasciato addirittura ipotizzare che i listening party stessero alludendo alla Divina Commedia dantesca, rifacendosi a Inferno, Purgatorio e Paradiso). Ed ecco che dopo pochissimo tempo Ye coinvolge nuovamente i suoi fan in un secondo listening party che culmina con la sua teatrale ascesa al cielo, alimentando, inoltre, alcuni retroscena di non poco conto. Non soltanto la presenza di Kim Kardashian in entrambe le occasioni (proprio lo scorso febbraio la stessa ha presentato un’istanza di divorzio nei confronti del marito), ma specialmente l’apparentemente rinnovato sodalizio con Jay-Z; diversi insider affidabili, difatti, sostenevano che il ritorno del dittico di “Watch the Throne” potesse significare solo una cosa: DONDA sarebbe stato affiancato proprio quest’anno dal seguito dell’album che consacrò Ye e Jigga come padri del rap game post anni 2000.

Fantastico, no? Di DONDA, però, nemmeno l’ombra, nonostante ormai le versioni non ufficiali dell’album siano facilmente reperibili sulle piattaforme di streaming non ufficiali. Ed ecco che, con il terzo listening party, Kanye torna a far parlare di sé, ormai permeato da quel motto che tiene stretto e che pronunciò proprio nel 2016 in occasione della pubblicazione di “The Life of Pablo”: Ima fix Wolves. L’artista si prefissava l’obiettivo, dopo un concerto, di migliorare la traccia in questione e reinserirla nell’album. Si tratta proprio di quanto si sta verificando con il suo decimo album, West sta continuamente modificando la tracklist ed il contenuto stesso delle canzoni proposte, palesando un work in progress al limite del perfezionismo estremo, ma che rischia di danneggiare l’opera stessa. Basti pensare, dopo l’ultimo evento, a che fine abbiano fatto il featuring di Kid Cudi o quello di Jay-Z, a quanto pare sostituito per lasciar spazio nuovamente a DaBaby.
Quest’ultimo, tra l’altro, figura come highlight dell’evento: Ye è stato accompagnato in questa terza versione del listening party da due ospiti che risultano in un accostamento inusuale: il sopracitato DaBaby e, udite udite, Marilyn Manson. Questo prima di dar fuoco alla riproduzione della sua casa d’infanzia (dove visse con la madre Donda) e di darsi personalmente fuoco. Riprendendo infine la traccia finale “No child left behind” per proporre una ricostruzione del suo matrimonio con Kim Kardashian: negli ultimi minuti dell’evento le telecamere si concentrano su una donna, probabilmente la stessa Kim, che indossa il celebre vestito del lieto evento, tenutosi nel lontano 2014 a Firenze, e si avvicina ad uno Ye sorridente, mentre si spengono le luci.

Dunque, come detto prima, ne varrà la pena? Personalmente credo non si possa rispondere con dei semplici “si” e “no”. Il nuovo album di Kanye è indubbiamente migliorato rispetto alla prima raw version che abbiamo ascoltato, ma rischia di mutare eccessivamente forma. Ha il potenziale per diventare un classico istantaneo, tuttavia l’hype che gli ruota intorno e che ora si concentra sul dissing rivolto al collega Drake, potrebbe esplodere da un momento all’altro.
DONDA sarà davvero pubblicato il 3 settembre nella cosiddetta “data incisa nella pietra”, annunciata da Drake anche per il suo Certified Lover Boy, così da poter fare diretta concorrenza al rivale e tentare di replicare l’impresa del 2007 contro 50 Cent? Credo che ormai non abbia più importanza. Ciò che risulta interessante è invece la piega sempre più affascinante che la musica di Kanye assume, poiché chiave di lettura dell’industria musicale e della società odierna. Ye diventa sempre più padrone di una musica in continua evoluzione ed influenzata dallo streaming, cercando purtuttavia di mantenere alta l’asticella della qualità e della sperimentazione, in un marasma di musica usa e getta, ed è questo ciò che conta.
Edit 1: Si, lo so! Proprio mentre leggi questo articolo Kanye ha già pubblicato il suo “DONDA”. Giusto un giorno dopo la stesura di questo pezzo, prima della sua pubblicazione, Ye ha deciso di stupire tutti e rilasciare l’album. Si, dentro ci sono Kid Kudi e Jay-Z, sembra proprio che “The Throne” stia tornando! Pare invece che Dababy abbia riscontrato qualche difficoltà: “Jail Pt.2”, la traccia che ne proponeva la collaborazione, è stata resa inascoltabile agli utenti a causa di una decisione non ancora chiara del suo manager, staremo a vedere.
Edit 2: Kanye l’ha fatto un’altra volta! O forse non lui... Un giorno dopo l’uscita di DONDA, l’artista ha dichiarato sul suo account instagram che l’album sia stato rilasciato senza il suo consenso dalla Universal, la quale avrebbe anche bloccato la traccia “Jail Pt.2”. Poco dopo però, proprio il pezzo in questione torna disponibile sui digital store. Che sia solo un’altra trovata? Staremo a vedere.
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Articolo a cura di: Antonino Palumbo