La profezia: Vespasiano sarà Imperatore
“Sarà dall’Oriente che verrà colui che sottometterà l’Occidente”. Questa è una delle profezie che nel I secolo d.C. solcano le labbra e le attenzioni dei cittadini dell’Impero Romano. E tra questi, c’è anche Tito Flavio Sabino Vespasiano.

Di famiglia equestre, trascorre la sua vita nell’esercito romano, prediligendo la carriera militare. Si trova con Claudio, quand’egli conquista la Britannia.
Quello di cui ci interessa parlare qui, non sono tanto la genialità e la capacità organizzativa di questo personaggio, che lo portarono a solcare il soglio imperiale, quanto tutti i “segni” che lo facevano già il padrone del mondo allora conosciuto, anni prima dell’ottenimento della porpora.
Oltre a questa profezia, che da tempo girava per i meandri dell’impero, ce n’è una più particolare e che sicuramente, da un punto di vista umano, colpì il generale nel profondo. Nel 66 d.C. Vespasiano è inviato da Nerone a gestire la rivolta giudaica, che stava pesantemente danneggiando il controllo di Roma in quella regione. Vespasiano ottiene vasti successi, accompagnato anche dal figlio Tito. Uno dei momenti più complessi è l’assedio di Iotapata, una città che a lungo ha resistito ai molteplici tentativi di breccia. In questa città, a capeggiare la rivolta, c’è un personaggio molto interessante, a tratti misterioso, autore storico fondamentale per colmare alcuni aspetti della guerra giudaica e del mondo ebreo in generale. Sto parlando di Yosef ben Mathithau, meglio conosciuto come Flavio Giuseppe.
A seguito della presa della città, viene condotto da Vespasiano. Il loro incontro è epocale e mitico: Flavio Giuseppe, nome che otterrà dallo stesso Vespasiano al momento della liberazione, profetizza il futuro comando del sabino di Roma.
Nel frattempo, a Roma la situazione è veramente devastante. Galba, salito al potere dopo Nerone, è stato ucciso. Stessa sorte è toccata ad Otone, dopo lunghi giorni di contesa con l’attuale imperatore Vitellio. Quello che caratterizza tutti questi uomini, compreso Vespasiano, la dice lunga sulla direzione che sta prendendo Roma: essi erano stati eletti dai propri eserciti.
La profezia si avvera e bisogna dire che Vespasiano stesso fa qualsiasi cosa affinché si realizzi, cercando nei segni dei sacrifici e del tempo la predizione del suo comando. È lui l’uomo che dona pace a Roma dopo anni di dissolutezza e distruzione, di soprusi da parte degli imperatori stessi e di forte impoverimento. Il simbolo che lascia nella città è l’Anfiteatro Flavio, che molto bene rappresenta l’importanza e l’intelligenza di quest’uomo. Svetonio nelle Vitae Caesarum riferisce che al momento della sua morte, coricato sul letto, colpito da una forte dissenteria, Vespasiano si fece tirar su, perché “un imperatore deve morire in piedi”.
Articolo a cura di: Marco Mariani