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La forza dei procuratori sportivi

Il mancato rinnovo del contratto di Gianluigi Donnarumma, attualmente ancora portiere del Milan, ha posto l’attenzione degli appassionati di calcio su un tema assai caldo, ossia il potere esercitato dai procuratori sportivi e il ruolo da loro giocato nei rapporti fra calciatore e società.



Gianluigi Donnarumma, in scadenza di contratto a giugno 2021, ha generato una telenovela sportiva per via delle trattative intavolate con il Milan e dei tentativi per ottenere uno stipendio più cospicuo. Sebbene la società abbia offerto la “modica” cifra di 8 milioni di euro al portiere, questi ha respinto la proposta e presentato, stando a quanto riportato dalle principali testate nazionali, una richiesta di 10 milioni più due di bonus. A differenza di quanto si possa pensare, il grande protagonista della trattativa non è tanto il portiere, quanto più il celeberrimo procuratore sportivo Mino Raiola.


Ciò che ha permesso al procuratore sportivo di tirare così tanto la corda è l’aver portato il suo assistito in scadenza, mettendo così alle strette la società. Approfittando di questa situazione, pare che il procuratore abbia chiesto tra i 15 e i 20 milioni di commissioni per il rinnovo. In poche parole, è come se il procuratore stesse vendendo nuovamente il cartellino del giocatore, sostituendosi, di fatto, ad una società. È questo lo strapotere acquisito dai procuratori negli ultimi anni, capaci di fare il bello e il cattivo tempo. Sono in grado di mettere alle strette un club e allo stesso tempo fare la fortuna di altri. Un giocatore a parametro zero è molto più appetibile, perché non bisogna sborsare quattrini alla società che ne detiene il cartellino. In questo modo, i procuratori possono chiedere un maggiore impegno economico della squadra acquirente sul fronte ingaggio, per il calciatore, e sul fronte commissioni per il procuratore. Il procuratore può essere il jolly delle società, motivo per cui può essere importante stringere rapporti di collaborazione. Vale la pena, però, chiedersi se siano più i pro o i contro.


Sta di fatto che, in questo caso, il Milan ha preso un po’ alla sprovvista l’esperto Raiola, non accontentando le sue richieste e virando repentinamente su un altro portiere, Maignan, ex Lille. Conclusa velocemente la trattativa, Raiola e Donnarumma si sono visti tagliati fuori. Il piano B del procuratore sarebbe stato l’approdo del suo assistito alla Juventus, ma il ritorno di Massimiliano Allegri sulla panchina dei bianconeri e la sua volontà di tenere l’attuale portiere Szczesny hanno creato un nuovo imprevisto. Raiola, con molta probabilità, aveva cercato di intimorire il Milan, mettendolo a conoscenza della possibilità di acquisto da parte della Juventus, grande rivale storica.



Donnarumma è ora concentrato sugli Europei - grande vetrina- che possono sicuramente riaccendere l’interesse dei grandi club. Molto dipenderà dalle prestazioni del giocatore e Raiola avrà scaltramente pensato anche a questo, confidando sulle eccelse qualità del calciatore. Ci si chiede, però, quanto possano impattare sulle prestazioni i vissuti emotivi del calciatore, rinominato scherzosamente “Dollarumma” dai tifosi milanisti. A fare le spese di questo valzer contrattuale pare essere stato più il portiere, infatti, che il procuratore. Le modalità per le trattative utilizzate da Mino Raiola erano conosciute da tempo, ma la reputazione del portiere della Nazionale, negli ultimi mesi, è calata a picco. La vicenda ha dato modo di corroborare le idee di quanti vedono i calciatori come pedine, in mano di società e procuratori burattinai. È necessario osservare che, a volte, la situazione viene comicamente capovolta, con società succubi delle volontà del calciatore. Ci si convince sempre di più che, nel mondo del calcio, sono gli equilibri a fare la differenza.


Articolo a cura di: Mattia Vitale



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