La doppia cultura in Italia
Avere una nazionalità e crescere con una doppia cultura possono vivere sotto lo stesso tetto. Io sono italiana, nata e cresciuta polentona, con radici rigorosamente terrone: lascia che ti racconti i benefici.

Alzi la mano chi ha scoperto solo in età adolescenziale che alcune espressioni che aveva sentito tutta la vita non erano comprese da amici e conoscenti. E chi ha notato che, invitandoli a una cena di famiglia, gli amici perdevano pezzi di conversazione perché nessuno si accorgeva di aver cambiato lingua. O ancora, l’opposto: chi ancora a 24 anni deve chiedere il significato di alcune parole del proprio dialetto natale al proprio interlocutore.
Ecco, se hai alzato la mano possiedi anche tu due culture differenti. Ma ti chiedo, è possibile avere due culture provenendo dallo stesso Paese?
In questa nuova versione di mondo che si è costruita nell’ultimo secolo, il bilinguismo ha dei benefici inconfutabili: crescere cullato da due culture ti offre due lingue natali, ti apre all’accettazione del diverso, ti permette di viaggiare verso paese regolarmente, e, di conseguenza, di avere due case, e altri vantaggi sia a livello personale che poi professionale. Ora includiamo chi, come me, è nato al nord Italia ma è stato inzuppato sia di Nord che di Sud.
Si sa, l’Italia è bella e grandissima, pur nelle sue modeste dimensioni, e la varietà che la caratterizza è veramente spettacolare. Per questo, il concetto di bilinguismo va esteso anche alle sfumature e differenze che risiedono all’interno di una sola linea di confine.
Essere cresciuta con genitori Napoletani e nata Veneta è sempre stato per me motivo di orgoglio. L’emigrazione da Sud a Nord è molto comune in Italia, ma dà vita ad un fenomeno estremamente affascinante che è la miscela di culture, la differenza degli stili di vita e delle piccole abitudini che spesso sono ignorate da chi non ne è figlio.
L’effetto più immediato ed ovvio è quello linguistico. Senza dubbio avere due lingue madre, come l’inglese e lo spagnolo, dà una grande marcia in più non paragonabile a conoscere il napoletano, il veneto e parlare solo l’italiano standard. Ma ciò che è noto ai linguisti è l’effetto che i primi anni di vita di un bambino hanno sullo sviluppo del cervello e delle sinapsi. Essere messi a contatto con tre modi di esprimersi alla volta è enormemente positivo per la formazione del cervello, che crescerà più flessibile e più propenso all’apprendimento delle lingue in età adulta. Sin da piccolo avrà più modi di dire la stessa cosa senza dover ricorrere alla traduzione macchinosa da una lingua all’altra.
Altra attitudine molto importante ed essenziale per vivere consapevolmente negli anni venti del duemila è l’accettazione del diverso e la tolleranza. Nella mente prematura, vedere cibi, abitudini ed espressioni differenti a casa e a scuola crea malleabilità e presa di coscienza fin dai primi anni di vita che non può esistere un solo pensiero, una sola prospettiva. O così dovrebbe essere, l’adulto che ne uscirà dipende anche dalle influenze esterne!
Vi è poi un certo fascino e una qual melancolia nella concezione di patria di chi ha lasciato la famiglia per lavoro e ha fatto di un’altra città la propria senza battere ciglio. Porterà sempre l’amore per la città natale, ma è prova del fatto che l’essere umano è fatto per muoversi e adattarsi, stare bene e circondarsi di ciò che è giusto per loro. E direi che con un esempio del genere è difficile non diventare uno spirito libero!
Insomma, è più che possibile essere figlio di due culture anche nello stesso Paese. È un piccolo valore aggiunto che chi possiede si tiene stretto gelosamente e che dimostra come si possa amare alla follia un paese, spostarsi e amare alla follia pure quello.
Articolo a cura di: Bianca Petrucci