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L’Arte che sa di inverno e profuma di quotidianità

A Trento, nella Torre Aquila del Castello del Buonconsiglio, si può ammirare una sequenza di affreschi che vedono raffigurati i mesi dell’anno. Commissionati da Giorgio di Liechtenstein, Principe Vescovo di Trento vissuto tra il 1360 e il 1419 e attribuiti al maestro Venceslao dalla Boemia, riproducono dettagliatamente le attività che nobili e contadini erano soliti svolgere tra il Trecento e il Quattrocento nelle varie stagioni.



Tutti i mesi sono presenti a parte marzo, in quanto era stato realizzato su un supporto di legno andato perduto durante un incendio. Gli affreschi sono posti l’uno accanto all’altro creando unità e continuità, nonostante la presenza di colonnine sottili che, separando le scene, ne facilitano la comprensione.

Nell’arte così come nella vita, la fine di un periodo dell’anno non coincide sempre con la conclusione del mese, bensì con il cambiamento di percezione che dall’esterno trasla all’interno di noi.


In particolare, il mese di gennaio, incaricato di aprire la sequenza artistica e di inaugurare l’inizio del nuovo anno, mostra il Castello trentino di Stenico, di fronte al quale aristocratici con il vestiario tipico dell’epoca si dilettano a lanciarsi palle di neve, uno degli svaghi invernali più apprezzati. Alle loro spalle, due cacciatori immersi nella neve sono alla ricerca delle loro prede. Un istante di quotidianità, che trasmette calma e che è sormontato dal sole, la cui posizione e l’iscrizione rimandano al segno zodiacale di gennaio, l’Acquario.









Tutto sembra al proprio posto perché tutto è al proprio posto e questa ricerca di normalità e spensieratezza che ogni giorno da due anni stiamo cercando di riacquistare, un passo alla volta, è possibile respirarla rifugiandosi in quest’opera e nell'arte in generale.


Febbraio, invece, vede la rappresentazione di un torneo con cavalieri che si sfidano, servi che li assistono e donne che osservano la scena dalle mura del castello, probabilmente lo stesso Castello del Buonconsiglio. Nella scena, caratteristica del periodo di Carnevale, è riconoscibile anche un fabbro al lavoro.

Ciò che colpisce è sicuramente la presenza di dettagli, relativi in particolare all’abbigliamento: colori accesi e raffinatezza per i nobili, colori neutri e minimalità per i servi. La classe nobile viene rappresentata con la sopravveste invernale più comune di fine XIV secolo, la Pellanda. Il termine deriva dal francese "houppelande”, anche se la sua traduzione varia da zona a zona dell’Italia: “pellanda” in Lombardia, “sacco o veste” a Bologna, “cioppa” in Toscana e più semplicemente “vestito” a Napoli. Con queste espressioni si vogliono indicare indumenti importanti solitamente con maniche ampie e tessuti preziosi. Potevano essere foderate di pelliccia e presentare orlature di perle.


Il cambio delle stagioni è evidenziato dal mutamento della natura che, insieme alla vita economica e sociale trentina del tempo, fa da protagonista. Ad aprile infatti, la natura si risveglia, ma questa è un’altra storia che potete leggere con i vostri occhi direttamente sul posto. Se decidete di venire a visitare Trento, infatti, non potete dimenticare di visitare la Torre Aquila, torre che fungeva da porta d’ingresso orientale alla città e custode di questi bellissimi affreschi.


Articolo a cura di: Emanuela Braghieri




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