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L’Agenda 2030 e gli obiettivi della FAO per un pianeta più sostenibile: a che punto siamo?

Nel settembre 2015, la FAO (Food and Agriculture Organization) e tutti i suoi 193 stati membri hanno lanciato una campagna per un mondo più sostenibile.


L’Agenda 2030, questo il nome del documento pubblicato a tal proposito, comprende 169 traguardi spalmati in 17 obiettivi da perseguire e raggiungere entro i prossimi dieci anni. Lo scopo principale è uno sviluppo sostenibile, una crescita sia economica che sociale, che culturale, che porti benessere a tutta la popolazione. Qui entra in gioco il concetto di “sostenibilità”: utilizzare ciò che il nostro pianeta offre rimanendo in armonia con l’ambiente che, come ognuno di noi, ha le proprie esigenze. Sappiamo bene quanto siamo lontani dall’equa distribuzione delle risorse.


Nel 2015 la Fao considerò una molteplicità di ambiti su cui lavorare: economia, alimentazione e nutrizione, ambiente e biodiversità, diritti umani, politica, energia, commercio. Una lista così lunga avrebbe dovuto farci capire quanto fossimo lontani da un mondo ideale e renderci più propensi al cambiamento. Da allora sono trascorsi cinque anni, ma quali risultati concreti abbiamo raggiunto? Come ci stiamo comportando nei riguardi del nostro pianeta? Gli obiettivi in cima all’elenco sono la ‘fame zero’, la lotta alla povertà, l’accesso all’acqua pulita e la garanzia della salute. Questi temi sono interdipendenti: la vita ha un suo ciclo e ciò che succede in un punto del pianeta si ripercuote in altre zone anche a distanza di tempo, se non con effetto immediato. Non ha senso rispettare solo alcune linee guida se poi si ignorano tutte le altre. Nonostante l’adesione di numerosi stati al progetto, abbiamo continuato a prendere sottogamba la questione. I dati raccolti fino a settembre 2019 sono talmente deludenti da suggerire che il mondo, entro il periodo stabilito, non riuscirà a raggiungere gran parte degli obbiettivi prefissati. Ciò che preoccupa di più è l’impossibilità di accesso al cibo per milioni di persone.


La pandemia scatenata dal COVID-19 ha peggiorato la situazione relativa alla fame, ma già nel 2015 si contavano circa 690 milioni di affamati, aumentati sino a raggiungere oggi i 2 miliardi, il 25% della popolazione. Il divario tra ricchi e poveri è sempre più ampio e i piccoli imprenditori vivono con redditi bassi al limite della soglia di povertà. Eppure basterebbero solo 160 dollari l’anno per sfamare una persona (secondo una ricerca di Fao, Ifad, Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo e Pam, Programma Alimentare Mondiale).


Sprechiamo tantissimo cibo: la prima cosa da evitare per poter vincere questa lotta. In totale, nel passaggio dal campo allo stoccaggio viene perso circa il 14% dei prodotti alimentari, la spesa dello spreco ammonta a 400 miliardi di dollari l’anno. Siamo indietro anche per quanto riguarda la biodiversità di flora e fauna: troppe specie animali autoctone sono in estinzione e solo l’1,3% di esse viene conservata. Lo stress idrico colpisce il 17% delle terre, ma l’Asia Centrale e l’Africa settentrionale ne sono particolarmente afflitte. Inutile ogni sforzo per promuovere la pesca sostenibile: il patrimonio marino viene abusato da anni, nonostante la pesca clandestina sia calata tra il 1974 e il 2017, passando dal 90% al 65.8%. Per quanto riguarda la flora l’estensione forestale continua a decrescere: a farne le spese è soprattutto il polmone verde del pianeta, l’Amazzonia. Il Wwf stima che solo nel 2019, 12 milioni di ettari di foresta pluviale siano andati in fumo e dal 2000 al 2020 ne sono stati persi complessivamente 100 milioni ma ci sono importanti progressi sulla gestione delle foreste sostenibili nelle aree protette. Nella maggior parte delle regioni la biomassa forestale è rimasta stabile e in alcuni casi, è anche aumentata. In conclusione, abbiamo ancora parecchia strada da fare.


Il mondo necessita di un progresso consapevole in cui l’ambiente e le sue caratteristiche diventino protagonisti. Va bene sfruttare le risorse, ma senza disperderle e trattarle come fossero infinite. Siamo quasi 8 miliardi di persone: la Fao ha scelto dei buoni propositi, ma è responsabilità di ognuno di noi metterli in pratica e portarli a termine. Non è compito di una ristretta cerchia di persone, dipende dalla serietà con cui ognuno di noi si pone nei confronti dell’ambiente. E’ proprio questo che fa la differenza tra un pianeta sofferente e uno “sano”. Solo così in un futuro prossimo si potrà godere senza distinzioni di un’istruzione di qualità, di una pace diffusa, si assisterà alla riduzione delle disuguaglianze, alla possibilità di un lavoro dignitoso per chiunque, il consumo e le produzioni saranno responsabili e il cambiamento climatico non farà più così paura. Si potrà vivere in città sostenibili e disporre di energia pulita. Solo con l’impegno di tutti la vita sulla terra sarà più agevole e quella marina più vivace.


Articolo a cura di: Mariangela Pirari



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