Jurij: astronauta figlio di un carpentiere
Jurij Alekseevic Gagarin è sicuramente uno dei nomi più noti, per quanto riguarda il secolo scorso. Cosmonauta, aviatore, politico, insignito della medaglia “Eroe dell’Unione Sovietica” – la più alta onorificenza dello Stato sovietico, membro del Soviet dell’Unione prima e del Soviet delle Nazionalità poi, senza dimenticare le innumerevoli premiazioni ricevute anche da alcuni Stati esteri. Una persona che è sicuramente passata alla storia: ma lo conosciamo veramente? Chi era prima di diventare l’icona dell’uomo che varca l’atmosfera? Cos’ha fatto per arrivare a quel traguardo? Quali studi ha compiuto?

Jurij nasce da papà Aleksej Ivanovic Gagarin, carpentiere, e da mamma Anna Timoveefna Gagarina, contadina. Precisamente nasce a Klusino, un villaggio nell’oblast di Smolensk, nel 1934, ed è il terzo di quattro figli. La famiglia Gagarin si era stabilita in questa fattoria collettiva, nata in seguito ai rivolgimenti del 1917, e qui conducevano una vita modesta, fatta di duro lavoro, che non risparmiava neanche i figli che, raggiunta l’età adatta, non tardarono a portare aiuto ai genitori.
Con l’invasione nazista del 1941, la residenza dei Gagarin viene occupata da un ufficiale tedesco e la famiglia deve adattarsi a vivere in una capanna di fango eretta nel retro della casa; i due fratelli maggiori di Jurij vengono deportati in Polonia per lavori forzati e torneranno in Russia solo alla fine della guerra. In seguito, la famiglia Gagarin si trasferisce a Gzhatsk, dove Jurij continua i suoi studi, frequentando una scuola serale per giovani lavoratori, perché al mattino è dipendente di un’acciaieria a Lyubertsy. Si diploma nel 1951 con il massimo dei voti nella settima elementare e nei lavori di fonderia; perciò viene selezionato dall’istituto tecnico industriale di Saratov, dove consegue il diploma di metalmeccanico.
È proprio in questi anni che si appassiona al volo, così decide di prendere lezioni durante il fine settimana e inizia ad esercitarsi con l’aeroplano da addestramento Yak-18, mentre, per sostentarsi, fa il marinaio sul fiume Volga. Viene poi scelto per la scuola di volo di Orenburg, dove ancora pilota l’ormai consueto Yak-18, però successivamente rischia di farsi espellere. Jurij deve pilotare un MiG-15, un caccia monomotore a due posti, che sicuramente rappresenta una difficoltà di volo maggiore rispetto alle precedenti esperienze. Per ben due volte Gagarin non riesce ad atterrare con il velivolo – cosa che di per sé già comporta l’espulsione – ma l’esaminatore, ovvero il comandante del reggimento, decide di dargli un’altra possibilità. Stavolta però sul sedile viene messo un cuscino, che alza la postazione di Jurij (difatti era alto un metro e cinquantasette), che gli permette una più ampia visuale dell’abitacolo e finalmente riesce a far atterrare il velivolo. Inizia così ad accumulare ore di volo in solitaria, cosa che poi lo porta a essere scelto tra i 150 designati per il lancio Vostok 1 che, nel 1961, porta il primo uomo nel cielo.
Da ciò possiamo capire l’indole del nostro cosmonauta: un figlio di gente modesta, dedita al lavoro per sussistenza, che finisce nello spazio, e occuperà le pagine giornalistiche del suo tempo e quelle storiche dei posteri. Un uomo che non si dà per vinto, vista anche la mole di test e prove alle quali erano sottoposti gli astronauti prima del volo. Lui con la sua vita e la sua personalità, ha pienamente realizzato il famosissimo motto latino “per aspera ad astra”.
Articolo a cura di: Marco Mariani