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In un cielo d'estate

I genitori l’attendevano impazienti in macchina, ed Eva con rapidità scese gli ultimi gradini di casa. La madre aveva già avviato l’auto, il padre le si volse indispettito: «Non ce la fai ad aspettare con più calma eh. Sempre nervosa!» «Se continui con questo tono scendo e guidi tu. Io non vengo.» La piccola Eva non voleva ritardare nemmeno di un attimo quell’occasione.



Un appuntamento imperdibile da quando - forse aveva tre anni - in una serata di agosto si trovò col faccino sotto una scintillante distesa di astri. Migliaia di luci che fissavano i suoi occhi. Da quella sera ebbe la certezza di essere osservata da tutto quello che vedeva. E questo, intuì, era una cosa che riguardava la felicità. Anche quella sera d’estate la famiglia era in procinto di raggiungere il promontorio Walla: un rito che si ripeteva da qualche anno. I genitori di Eva erano una coppia che – se si considerava l’argomento AMORE – faceva in modo risultasse una bestemmia anche solo quel nome. Ogni parola che si rivolgevano era nera. Per questo Eva desiderava le stelle: per il loro colore, così diverso dalle parole nere dei genitori. La bambina salì in macchina mortificata e chiese tremante: «Per favore per favore perlomeno stasera potete non litigare per favore Sciupate la parte più bella!» La madre si rigirò imbestialita: «Ah la signorina adesso dà ordini?! Come se fosse colpa mia...» «Tu Eva devi solo stare zitta, e non rivolgerti più da strafottente!» La bimba non finì nemmeno di ascoltare le parole del padre, aprì lo sportello e iniziò a correre sul viottolo. Correva talmente forte che i genitori dopo dieci secondi la persero di vista. Aveva una buona memoria, conosceva il percorso ed una scorciatoia per il promontorio Walla. Infatti dopo mezz’ora Eva raggiunse la cima.


Là tutto il Firmamento abbracciava una calda sera. Il cielo aveva preso la stessa temperatura dell’erba, e fili luminosi scesero dagli astri ed avvolsero i fiori di campo. Eva si sdraiò con le braccia verso il cielo, e scorse ben tre stelle cadenti una dopo l’altra: «Vi prego stelle cadenti fatemi venire con voi! Volare via da qui, dalla Terra verso il cielo: questo è il mio più grande desiderio!» Come sempre le tre stelle arrivavano dallo Spazio Profondo; e dopo luce e luce ed intervalli di buio, e poi ancora luce ed altro buio sorvolarono quella Massa con gli esseri che si muovevano. La stella più piccola aspettava quel momento dopo tanta luce e tanto buio, perché in tutto l’Universo era l’unica Massa con gli esseri visibili. Nel volo con le altre sorelle simulava un brevissimo rallentamento, ed indugiava a mirare quel Mondo quasi fermo, o più lento di lei. Era stanca di volare volare, scansare galassie e meteoriti, rimbalzare nel Cosmo e schizzare fra le correnti.



E poi luce ed ancora luce nel buio. La piccola stella scorse movimenti ed ombre sulla Massa, e sospirò. Loro si potevano fermare? «Vi prego vi prego esseri che siete sulla Massa, fatemi stare con voi, prendetemi, voglio fermarmi per sempre: questo è il mio più grande desiderio!» Sospirò ancora, poi accelerò perché le due sorelle grandi la spronavano a continuare il volo rapidamente. La piccola stella sterzò verso lo Spazio Profondo ancora una volta, e un po’ di polvere dorata si sparse intorno. Era triste. Ma il Desiderio su ali di vetro la seguiva in silenzio, per consolarla.


Articolo a cura di: Alice Bunner



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