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Il sogno visionario di Haruki Murakami – Kafka sulla spiaggia

Due punti di vista si alternano in un romanzo costruito come uno scrigno di visioni da cui è impossibile svegliarsi.


Un quindicenne scappato di casa è inseguito da una cupa profezia cui non può sottrarsi riguardante un omicidio e un incesto; un anziano di nome Nakata, sopravvissuto ad un incidente a causa del quale ha perso parte delle sue capacità cognitive assumendo una forma spirituale quasi “incompleta”, sente di avere una missione da compiere. I due non si incontrano mai, ma i loro destini sono indissolubilmente legati.



In questo libro di Murakami tutto avviene come in un sogno: gli avvenimenti più surreali trovano la loro naturale collocazione nella catena degli eventi; la sensazione è quella di ricercare una spiegazione che però è inattingibile perché non necessaria. Tutto si riduce al destino, al naturale svolgersi delle cose così come devono essere: la mente si pone delle domande di fronte ai fatti fantastici raccontati dall’autore, ma trovare una ragione di ciò che accade non sarebbe solo superfluo ma addirittura vano.


Visionario ma equilibrato, il romanzo si inserisce perfettamente nel genere del realismo magico, caratterizzato da una visione del reale che contempla allo stesso tempo l’ordinario e il fantastico, l’anomalia stregata: lo scenario è verosimile, tuttavia le vicende dei personaggi sono disseminate da elementi magici, a tratti fiabeschi (ad esempio la capacità di Nakata di comunicare con i gatti).



Come i due protagonisti, leggendo questo libro ho avuto l’impressione di osservare la storia narrata attraverso le lenti distorte di una allucinazione. Quando ho letto questo libro, avevo perso da tempo l’abitudine di leggere, passatempo al quale in passato dedicavo invece molto del mio tempo libero: Kafka sulla spiaggia ha risvegliato in me la passione per la lettura, che da quel momento non ho più abbandonato.


Articolo a cura di: Alysia Giorgia Voltattorni



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