Il progetto SETI e la ricerca di vita nello spazio
Basterebbe ritornare a qualche anno fa quando un cartone animato, trasmesso sui principali canali televisivi, mostrava la normale convivialità tra gli esseri umani, robot e forme di vita intelligenti provenienti da altri mondi in un seppur sofisticato ma divertente equilibrio sociale. Una serie TV d’animazione americana (seguitissima anche in Italia) che racconta la vita di un giovane ragazzo caduto accidentalmente in una capsula criogenica e rimasto così congelato per 1000 anni risvegliatosi nell’anno 3000. Un anziano professore, proprietario di un'azienda di spedizioni spaziali, la Planet Express, lo inviterà ad aggiungersi all’equipaggio formato da mutanti, un robot (alcolizzato) e forme di vita provenienti dallo spazio. Insieme, daranno vita a sbalorditive avventure nelle profondità dello spazio.

Ecco, forse non dovremo aspettare mille anni (o forse sì?) per entrare in contatto con forme di vita aliene, probabilmente ci riusciremo prima, o almeno queste sono le intenzioni di gruppi di scienziati e ricercatori di tutto il mondo. Tra questi la figura di Carl Sagan è forse tra quelle più importanti: astronomo, divulgatore scientifico e autore di fantascienza, è stato uno dei fondatori del Progetto SETI per la ricerca delle intelligenze extraterrestri. Proprio nell’ambito di questo progetto, nel 1974 dal radiotelescopio di Arecibo (Porto Rico) venne inviato un messaggio in direzione
dell’ammasso globulare M13 (visibile nella costellazione di Ercole, è il più luminoso dell'emisfero boreale ed è visibile anche ad occhio nudo). Si trattava di un codice binario che conteneva una serie di informazioni sulla Terra, i suoi abitanti e la sua posizione. Ancora oggi SETI cerca vita extraterrestre, tra l’altro attraverso un coinvolgente progetto di citizen science, ossia di scienze condivisa tra i ricercatori e semplici cittadini. Alla base di questo meccanismo c’è la possibilità da parte di chiunque di contribuire scaricando un software per mettere a disposizione la capacità di calcolo del proprio computer per le analisi dei dati del progetto SETI nella ricerca di eventuali segnali extraterrestri.

Questo è la rappresentazione del messaggio inviato da SETI nel 1974.
Leggendo dall'alto verso il basso, mostra alcune importanti informazioni:
I numeri da 1 a 10 in formato binario; i numeri atomici degli elementi idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno e fosforo; una rappresentazione grafica della doppia elica del DNA; una rappresentazione grafica di un uomo, una rappresentazione grafica del sistema solare; una rappresentazione del radiotelescopio di Arecibo e le dimensioni dell'antenna trasmittente.
Tuttavia, il messaggio impiegherà 25.000 anni per raggiungere la sua destinazione (oltre a ulteriori
25.000 anni per una eventuale risposta) dunque il messaggio di Arecibo risulta essere più una dimostrazione delle conquiste tecnologiche raggiunte dal genere umano che un reale tentativo di tenere una conversazione con una razza aliena.
L’umanità ha già trasmesso messaggi in più occasioni, il più famoso nel 1974 (come abbiamo visto poco fa) con il messaggio di Arecibo. Tuttavia ad oggi, si diffondono segnali radio in tutte le direzioni in ogni momento, fornendo briciole di pane cosmico a chiunque sia abbastanza vicino da trovarle.
Alcuni personaggi illustri, incluso l’immenso Stephen Hawking, hanno sostenuto che non è saggio evidenziare la nostra presenza a degli extraterrestri, la cui natura e il cui intento sono dei veri e propri misteri per noi. Ma altri ricercatori pensano che qualsiasi creatura abbastanza avanzata da viaggiare sulla Terra saprebbe già che siamo qui comunque.
Intanto consiglio di mettere su il caffè, nel caso dovessero arrivare da un momento all’altro.
Articolo a cura di: Luigi Chianese