Il price cap come soluzione al caro gas: ma cos’è realmente?
La guerra tra Russia e Ucraina ha destabilizzato le sorti dell’intera Europa e ha incrinato i rapporti di interi blocchi continentali. La risposta dell’Europa attraverso pacchetti di sanzioni contro la Russia di Putin ha fatto sì che i paesi membri adottassero stringenti misure (sanzioni individuali, sanzioni economiche e misure diplomatiche), mirate a provocare gravi conseguenze per la Russia e a ostacolare efficacemente le capacità russe di proseguire l'aggressione.

Tra le misure che la Russia ha attuato come risposta alle sanzioni ricevute vi è quella del taglio del gasdi cui si parla ormai da mesi. Come l’Europa, anche l’Italia ha sperimentato una notevole diminuzione delle importazioni di gas russo (-46% da inizio invasione, che è diventato un –66% negli ultimi mesi). La domanda sempre più crescente di gas in Europa ha contribuito a far schizzare ancor di più il prezzo. Sebbene oggi Mosca fornisca solo il 15% delle importazioni totali europee, un taglio totale delle forniture costringerebbe gli europei ad andare a cercare l’equivalente di 60-65 miliardi di metri cubi l’anno sui mercati internazionali generando ulteriori contraccolpi e spingendo nuovamente l’aumento del prezzo.


Il gas “price cap” (tetto al prezzo del gas) è definito come una delle strade percorribili in via di risoluzione al caro gas. Ma di cosa si tratta?
Il price cap è un massimale di prezzo, con il quale i Paesi potrebbero continuare ad acquistare gas russo purché il prezzo non superi una precisa soglia concordata. Questo non toglie il fatto che se l’esportatore, nel caso in esame Gazprom, ritenga che accettare il prezzo massimo imposto non sia nei suoi interessi potrebbe decidere poi di non esportarlo affatto. Nel caso in cui la Commissione Ue decida di fissare il suddetto price cap, lo farebbe al di sopra dei costi di produzione, ma al di sotto dei prezzi di mercato attuali per incoraggiare la Russia a continuare a vendere all’Europa. Questa misura definita “standard” sta facendo spazio al nuovo price cap dinamico, e cioè non più definire un prezzo massimo del gas oltre il quale non si può scambiare, piuttosto un range di un prezzo minimo e uno massimo in funzione di un indice del prezzo del gas prestabilito.
Lo scetticismo nei confronti di questa manovra di Olanda e Germania frena la corsa al price cap: temono che l’azione sui prezzi si traduca in un calo delle forniture o allo stallo definitivo. “È stato difficile, ma più articoliamo i dettagli più riusciamo a convincere gli Stati membri a lavorare con noi – ha spiegato la presidente della Commissione Europea Von Der Leyen in conferenza stampa contro il caro energia – Ora i tempi sono maturi ed è importante procedere con un segnale chiaro”.
Articolo a cura di: Luigi Chianese