Il pensiero pericoloso di Gabrielle Suchon
“Non ho avuto altra intenzione in tutto questo trattato che ispirare alle donne sentimenti nobili e magnanimi, affinché possano proteggersi da una costrizione servile, da una stupida ignoranza e da una dipendenza bassa e degradante…” (Trattato della morale e della politica)

Gabrielle Suchon è un’intellettuale filosofa e teologa francese del Seicento che con il suo atteggiamento alla vita lascia un segno indelebile nell’indagine della questione femminile. Una francesina, giovane monaca ribelle, nel Seicento sfida a colpi di provocazione una società che fatica ad affrancarsi dall’arretratezza imposta alle donne: o nobili dame, o serve o monache. Nulla oltre.
Gabrielle nasce la vigilia di Natale del 1632 in un paesino della Borgogna. La sua famiglia, potente e facoltosa, ben presto la indirizzerà verso gli studi monastici prima e i voti poi: in giovane età è già suora di clausura nel monastero di Semur-en-Auxois. Lì, approfondendo il ruolo della donna del suo tempo, inizia a maturare il suo lungimirante pensiero femminista che ancora rappresenta– a distanza di secoli- un consapevole, lucido e più che mai attuale tentativo di emancipazione del ruolo femminile.
Non solo parole ma fatti: Gabrielle Suchon si renderà protagonista di un’avventurosa fuga dal monastero francese e riuscendo a raggiungere Roma riuscirà ad ottenere la dispensa dai voti dal papa. Tornerà in Borgogna ma sarà costretta ad affrontare una spinosa vicenda giudiziaria che non la renderà, infine, mai libera: dovrà continuare a vestire l’abito monacale ma le sarà permesso abitare la villa di famiglia. Ed è lì, tra letture, studio e insegnamento che avrà voce la sua rivoluzione.
Nel 1693 pubblica, sotto pseudonimo e a sue spese, il Traité de la morale et de la politique, e nel 1700 il Du célibat volontair ou La vie sans engagement. In entrambe le opere la questione verte sul ruolo delle donne contemporanee e sulla possibilità di rendersi libere dal discrimine maschile del tempo e realizzate nella propria personalità di donna.
Gabrielle, anche consapevole del potere sovversivo del suo pensiero, afferma con potenza come sia la mancanza di istruzione – e non certo di talento- la causa della relegazione della donna a ruoli subordinati; e invoca così il diritto di ogni donna ad essere istruite, libere, indipendenti. E oltre al matrimonio e al chiostro ci sia anche il diritto al nubilato volontario.
Un pensiero pericoloso? Forse sì: le sue riflessioni sono rimaste nascoste per oltre tre secoli e lei, come altre, è stata dimenticata. Il testimone quindi ad una nuova generazione di studiose…
Articolo a cura di: Lisa Bevilacqua