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Il labirinto del fauno – L’interrogativo irrisolvibile che rende quest’opera indimenticabile

In quest’opera memorabile, Del Toro celebra la disobbedienza e l’innocenza dei bambini, indifesi davanti alla crudeltà degli uomini.



La pellicola di Guillermo Del Toro Il labirinto del fauno risulta essere l’opera cinematografica più apprezzata a livello mondiale dell’intero 2006; vincitore di tre Oscar (Miglior fotografia, Miglior scenografia e Miglior trucco), il film è considerato la più bella tra le favole del regista messicano.


Ofelia, durante il regime istituitosi in Spagna dopo la Guerra civile con la vittoria di Francisco Franco, è costretta a seguire la madre incinta presso l’avamposto di cui è capitano il nuovo marito di quest’ultima, il quale vuole averla accanto durante la gravidanza. La nuova casa di Ofelia è teatro di torture ed esecuzioni e la bambina si rifugia presto in un mondo popolato da creature fantastiche.


Tutto in quest’opera è costruito con un preciso intento: calare lo spettatore in una duplice atmosfera, dove la realtà è terrificante quanto e più della fantasia. Evidenti sono l’impegno e la cura dietro lo spettacolo crudo e inquietante che viene offerto nello schermo. L'innocenza della protagonista è calata in un contesto per nulla innocente e le scene cruente sono chiaramente strutturate per generare disgusto in chi guarda.


Eppure, sono gli eventi realistici a suscitare più orrore: se da una parte il mondo fantastico in cui Ofelia si cala è pieno di elementi raccapriccianti, dall’altra gli adulti intorno a lei, coloro che dovrebbero offrirle una guida sicura e un punto di riferimento, non la proteggono e anzi si macchiano di azioni atroci o sono loro stessi vittime di terribili sofferenze. Persino la gravidanza della madre non è altro che un’ulteriore occasione di sperimentare dolore e angoscia.



Nel finale non appare chiaro se ciò che Ofelia ha vissuto sia stato solo frutto della sua fantasia o se quelle grottesche avventure siano realmente accadute. Sebbene il regista abbia affermato che diversi elementi da lui inseriti nel film siano indizio che tutti gli eventi siano reali, una risposta assolutamente chiara non viene data. È probabilmente questo dubbio, che induce nello spettatore una certa inquietudine, a rendere questa pellicola così efficace nel catturare il pubblico, lasciando in chi guarda un interrogativo irrisolvibile e la sensazione che al mondo non ci sia nulla che possa riscattare il male che l’uomo è capace di compiere.


Quello che resta, al di là delle magnifiche scenografie, dei dettagli e delle possibili interpretazioni del finale, è un messaggio inequivocabile: agli occhi innocenti di un bambino il mondo può apparire tanto perverso che persino rifugiarsi in un mondo fantastico oscuro e spietato è un’alternativa migliore.


Articolo a cura di: Alysia Giorgia Voltattorni



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