Il "Governatorissimo" De Luca
La costruzione del consenso è una delle arti più importanti che un politico esperto deve saper padroneggiare: maestro indiscusso di ciò è senza dubbio Vincenzo de Luca, una cintura nera tanto nel guadagnare il favore degli elettori, quanto nel mantenerlo.

Gli invidiosi diranno che una pungente ironia può bucare lo schermo, ma non amministrare una regione; tuttavia, la popolarità di Vincenzo de Luca, presidente della regione Campania, ha smentito ogni scetticismo: è merito suo aver camminato sul filo teso tra la spettacolarizzazione politica e la comunicazione d’emergenza, trasformando le sue dirette social ai tempi della prima ondata da Covid-19 in veri e propri eventi mediatici.
In un certo senso, per quanto macabro, de Luca deve, all’emergenza pandemica che stiamo vivendo, la fulminea ascesa della sua fama, soprattutto sui social. Le comunicazioni rampanti, l’immagine di “uomo forte” – che tanta impressione fa e faceva sugli italiani – e le minacce di sguinzagliare carabinieri armati di lanciafiamme, sono solo alcuni degli elementi che compongono il colorito arsenale retorico del Presidente campano.
Lo stesso arsenale che darà poi vita al “fenomeno de Luca”: ogni schermo da Nord a Sud, piccolo o grande che sia, si riempie della sua disintermediata franchezza. Così lo Sceriffo impila, di conferenza in conferenza, un numero di views da far impallidire anche i più influenti capi di Stato: il Corriere della Sera riporta quasi 113 mila visualizzazioni a fronte degli scarni 70 mila dell’ex presidente USA Donald Trump.
La forza di de Luca, d’altronde, si mostra prevalentemente con il rigore dei numeri: infatti, il governatore ha sempre trovato nel consenso la sua arma vincente fin dalle prime esperienze come assessore e poi sindaco di Salerno, la in cui è cresciuto e nella quale è stato maggiormente in grado di concentrare su di sé l’attenzione, soprattutto a livello mediatico. I primi successi elettorali di ampia portata risalgono addirittura al 1997, anno in cui venne confermato sindaco (ricopriva l’incarico già dal 1993) ricevendo il 71,3% dei consensi. Da qui inizia l’epopea plebiscitaria dell’attuale governatore della regione Campania, il quale ricevette numerose conferme, arrivando a riscuotere il 74% delle preferenze nel 2011. Inoltre, si è classificato più volte nei primi posti fra i sindaci più popolari d’Italia; famosa la sua dichiarazione “A Salerno mi votano anche le pietre”.
Ma, per quanto diffuso, è necessario chiedersi che origine abbia tutto questo consenso popolare. La chiave di volta su cui poggia l’impero de Luca è riscontrabile proprio nell’immagine di uomo forte che egli dà; si potrebbe dire “un polso di ferro col guanto di velluto”, un connubio tra autorità e comunicazione disintermediata col suo pubblico virtuale.

Il motivo di tanta autorità non è difficile da intuire: Gustave Le Bon (ndr. sociologo francese) fu il primo a sostenere che “non appena un certo numero di esseri viventi sono riuniti [...] si mettono istintivamente sotto l'autorità di un capo, cioè di una guida” (Le Bon, 1895). Detto ciò, il capo di una folla non è mai scelto per vie arbitrarie: sempre secondo il sociologo, la figura presa a riferimento deve essere una persona pragmatica o per lo meno improntata all'azione: “[i capi] sono poco chiaroveggenti, e non potrebbero esserlo, poiché la chiaroveggenza porta generalmente al dubbio e all'inazione” (Le Bon, 1895).
Ed è qui che si giunge al secondo perno del fascino marchiato de Luca, ovvero la disintermediazione comunicativa: il presidente campano pare farsi forte dell’incertezza sociale ed economica da Covid-19 per rispondere – letteralmente – a tanta titubanza con una retorica chiara e pragmatica, ossia, ciò che sembra chiedere a gran voce il suo pubblico.
L’autorità di un capo, la franchezza di un pari e solo un pizzico di teatralità: ecco la ricetta per il cuore dell’Italia. Una scelta sicuramente accentratrice, che in termini di propaganda si distacca e non poco dalla “Bestia” di Salvini, ma che tuttavia ha riconfermato la presa di controllo del presidente che si può dire ormai nota da tempo.
A gennaio 2020, prima che l’Italia fosse travolta dal ciclone pandemico, i sondaggi lo mostravano indietro di ben dieci punti percentuali rispetto allo sfidante di centrodestra Caldoro. Ancora il coronavirus sembrava a molti una banale influenza, che non ci avrebbe raggiunti o che se ne sarebbe andata nel giro di qualche mese. Le elezioni regionali di settembre, con lo spettro della seconda ondata dopo le timide riaperture estive, ribaltano totalmente la situazione: Vincenzo De Luca vince con una maggioranza schiacciante, ottenendo il 69% di voti. È ragionevole supporre che la situazione eccezionale che continuiamo a vivere abbia avuto un ruolo di primo piano in questo cambiamento così repentino, in quanto ha posto la figura del governatore al centro dell’attenzione non solo campana, ma nazionale: agli inizi del lockdown fu proprio lui a voler irrigidire ancora di più le norme di prevenzione nella propria regione, scontrandosi apertamente con il governo centrale.
Parlando di governatori regionali, ha fatto discutere in lungo e in largo anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che per alcuni aspetti sembra l’antagonista perfetto di De Luca: uno da Nord e l’altro da Sud, uno leghista e l’altro democratico, ma accomunati dall’enorme consenso di cui entrambi godono nelle regioni di appartenenza. Proprio mentre si attendeva lo spoglio da Napoli a Benevento, lo stesso accadeva da Verona a Padova, in entrambi i casi con un vincitore che secondo i sondaggi recenti era più che telefonato. Zaia è riuscito a fare perfino meglio del suo “opposto”, ricevendo il 76,8% dei consensi. Ci troviamo di fronte a due pesi massimi della politica, per i quali si vociferano aspirazioni ancora maggiori: Zaia sembrerebbe destinato a poter affiancare o addirittura sostituire Salvini alla leadership della Lega, e chissà se le freschissime dimissioni di Zingaretti dalla guida del Partito Democratico possano invogliare De Luca a prenderne il posto.
Per il momento, il “governatorissimo” sembra procedere a marce forzate in un crescendo di acclamazione popolare, pur restando nei confini dell’amministrazione campana. De Luca del resto non sembra sbottonarsi su alcuna previsione perché, come ci ricorda lui stesso, “devo difendere la mia immagine di carogna”.
Articolo a cura di: Sara Magnacavallo ed Elisa Matta